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Scopri cosa si cela dietro la Fuente Magna – la stele di Rosetta delle Americhe

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Fuente Magna è il nome dato ad un grande vaso ritrovato nel 1958 in Bolivia, con la particolarità di avere delle iscrizioni con un alfabeto cuneiforme insieme a delle iscrizioni in lingua locale, e dei disegni di animali tipici delle Americhe.

Questo è un reperto importantissimo in quanto potrebbe dimostrare delle correlazioni fra i Sumeri e le popolazioni dell’America precolombiana. 

Il ritrovamento

Il vaso venne ritrovato per caso da un contadino mentre lavorava in un terreno di proprietà della famiglia Majon. Dopo averlo consegnato al proprietario del terreno, quest’ultimo lo diede al comune di La Paz in cambio di nuove terre.

La voce di questo ritrovamento cominciò a spargersi e giunse all’orecchio di un archeologo boliviano, Max Portugal Zamora che decise di andare a vederlo per studiarlo.

Cercò di tradurre le iscrizioni ma, purtroppo, non ebbe successo. Il vaso rimase così custodito nel “Museo de los metales preciosos” per diversi anni,

finché altri due studiosi, Bernardo Biados e Freddy Arce, decisero di studiarlo a loro volta.

Si recarono quindi in Bolivia e cominciarono a cercare informazioni sul reperto. Furono messi in contatto con Maximilian, un anziano di 92 anni, che aveva riconosciuto la foto del vaso.

Maximilian raccontò di avere usato il vaso come piatto per dar da mangiare ai maiali, ma non ricavarono altre informazioni.

Fuente MagnaI due studiosi mandarono poi le foto del reperto a un altro studioso, Clyde Ahmed Winters, nella speranza che potesse decifrarne le iscrizioni cuneiformi. Il Dr. Winters disse di essere riuscito a decifrare le iscrizioni ma non sappiamo con certezza se la sua traduzione sia esatta.

In ogni caso, la lingua sarebbe proto-sumero e risalirebbe a circa 5000 anni fa. Nella sua traduzione, il Dr. Winters indica che il vaso veniva usato per delle libagioni nei riti per la dea Nia.

Questo significherebbe che i Sumeri raggiunsero le Americhe già 5000 anni fa? Questo spiegherebbe il vaso ma non solo: la lingua locale infatti presenta molte somiglianze con la lingua sumera.

Come per tutte le grandi scoperte ci sono anche degli scettici, che pensano che il vaso sia un falso, ma il Dr Winters è sicuro dell’autenticità del reperto.

Dopotutto i Sumeri erano abili navigatori e si sa per certo che arrivarono a navigare fino in India.

Che abbiano anche potuto circumnavigare l’Africa e giungere nelle Americhe? E’ possibile che alcuni di loro siano rimasti nel nuovo continente, influenzando lingua e religioni locali?

Questo vaso ne sembrerebbe la prova.

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