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I cannibali della Mignonette

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La Mignonette era uno yacht che naufragò nel 1884 obbligando il suo equipaggio a ricorrere al cannibalismo per sopravvivere, venendo ricordati come “I cannibali della Mignonette”.

La storia dei cannibali della Mignonette

L’australiano John Henry Want decise di comprare la Mignonette durante una sua visita in Inghilterra. Per trasportarla in Australia aveva bisogno di un equipaggio ma faticò a trovarlo date le ridotte dimensioni dello yacht che rendevano difficile una traversata così lunga.

Alla fine però trovò un equipaggio formato da quattro persone: il capitano Tom Dudley e i tre mozzi Edwin Stephens, Edmund Brooks e Richard Parker.

Il 19 maggio 1884 la Mignonette salpò in direzione Sidney ma a giugno il tempo cominciò a peggiorare e a luglio una terribile tempesta costrinse il piccolo equipaggio ad abbandonare la nave sull’unica scialuppa presente a bordo.

Purtroppo dovettero abbandonare la nave in fretta e furia e non riuscirono a portare con loro l’attrezzatura da pesca né cibo, a parte qualche rapa. Per i primi giorni sopravvissero bevendo l’acqua piovana che si era raccolta nella barca, ma quando questa finì la fame e la sete cominciarono ad impadronirsi dei 4 uomini.

Un giorno riuscirono a catturare una tartaruga: si dissetarono col suo sangue e si cibarono della sua carne.

Altri giorni passarono e decisero di mangiare le rape che finirono subito. Più il tempo passava, più le possibilità di sopravvivere scendevano e l’equipaggio lo sapeva bene.

L’idea del cannibalismo

survival-cannibalism-a-5Il capitano cominciò dunque ad avanzare l’idea che qualcuno di loro avrebbe dovuto essere sacrificato per permettere agli altri di sopravvivere.

Nessun altro però si trovò d’accordo con lui e i giorni continuavano lenti.
Un giorno il più giovane del gruppo, Richard Parker, cadde malato e il capitano avanzò di nuovo la proposta di uccidere qualcuno per mangiarlo.

Uno dei membri si oppose, dicendo che con l’aiuto di Dio avrebbero avvistato una vela l’indomani. Purtroppo però non avvistarono niente e giunti al 19 esimo giorno l’unico modo di sopravvivere sembrava proprio quello di sacrificare un membro dell’equipaggio. Il capitano chiese a tutti se avessero famiglia e risultarono tutti sposati con
figli tranne il povero Richard, allora solo diciassettenne.

Considerando che era molto malato e senza forze, decisero che la vittima doveva essere lui.

Gli atti di cannibalismo e il processo

Il capitano si avvicinò dunque al corpo, pregò e disse a Richard che era giunta la sua ora.

Dopo averlo ucciso gli altri tre membri dell’equipaggio bevvero il suo sangue per dissetarsi. Poi il capitano ne estrasse il cuore e il fegato e li divisero in 3 parti. 

Quattro giorni dopo una nave li avvistò e li trasse in salvo, portando a bordo anche i resti del povero Richard.

I tre sopravvissuti vennero sottoposti a processo e vennero condannati a morte. La pena fu però commutata in 6 mesi di carcere quando l’opinione pubblica si schierò fortemente con loro.

Coincidenza o premonizione?

In questa vicenda c’è però una stranezza. Lo scrittore Edgar Allan Poe scrisse un romanzo “La storia di Arthur Gordon Pym” in cui una spedizione in Antartide fa naufragio e solo 4 membri si salvano, salendo su una zattera.

Per sopravvivere decidono di estrarre a sorte uno di loro per far sopravvivere gli altri. Venne estratto un mozzo di nome Richard Parker.

Cosa c’è di strano? Il romanzo fu scritto 46 anni prima dell’incidente.

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