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Sakakibara – il killer bambino dal Giappone

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Seito Sakakibara è lo pseudonimo con il quale si firmava un quattordicenne giapponese, colpevole di avere torturato e ucciso due bambini delle scuole elementari. Nel processo e nei media il suo nome non è stato reso noto ed è stato chiamato, come d’uso in Giappone, solamente “ragazzo A”.

Gli omicidi

Il 27 maggio viene ritrovata, impalata sul cancello della scuola elementare Tainohata, la testa di Jun Hase un alunno della scuola che frequentava le classi per bambini con disabilità. Gli occhi erano stati cavati e la bocca tagliata agli angoli come a formare in grande sorriso sulle guance. Gli esami rivelarono che era stata tagliata con una sega manuale. All’interno della bocca vi era un foglio con una nota scritta in penna rossa, firmata Sakakibara, che diceva:

Questo è l’inizio del gioco… Provate a fermarmi se ci riuscite, stupidi poliziotti… Ho una voglia disperata di vedere morire la gente, per me è un brivido uccidere. Serve un giudizio sanguinario per i miei anni di grande amarezza.

Inoltre recava la scritta in inglese “shooll kill”, con la parola “school”, scuola, scritta male. Il 6 giugno 1997 Sakakibara inviò una lettera al giornale “Kobe Shinbun” in cui affermava di essere il responsabile dell’omicidio e della decapitazione del piccolo Jun. Inoltre annunciò che avrebbe ucciso di nuovo.  La polizia notò come lo stile di questo killer ricordava quello dello Zodiac, il killer che terrorizzò San Francisco negli anni ’60 dello scorso secolo, il quale inviava lettere ai giornali vantandosi dei suoi omicidi e annunciandone altri. Successivamente arrivò anche un’altra lettera di tre pagine scritte sempre con inchiostro rosso, in cui compariva il nome Sakakibara Seito, già presente nella nota ritrovata nella testa mozzata di Jun. Gli ideogrammi usati per quel nome, presi singolarmente, significano “alcol”, “diavolo”, “rosa”, “santo” e “lotta”.

La letteraJun Hase

Ora, è l’inizio di un gioco. Sto mettendo a rischio la mia vita per il bene di questo gioco… se mi catturano sarò probabilmente impiccato… la polizia dovrebbe essere più arrabbiata e più zelante nel cercarmi… E’ solo quando uccido che sono liberato dal costante odio di cui soffro e che sono capace di raggiungere la pace. E’ solo quando do dolore alla gente che calmo il mio dolore.

La lettera conteneva anche delle critiche al sistema educativo giapponese, che secondo lui dava un’educazione forzata dalla quale egli stesso era stato formato: una persona invisibile. I media, venuti a conoscenza del nome usato e dei relativi ideogrammi, chiamarono il killer “La rosa del Diavolo” ma Sakakibara insistette nel farsi chiamare con il nome che lui aveva deciso. Lo disse con un’altra lettera in cui intimava di pronunciare bene il suo nome, altrimenti si sarebbe arrabbiato e avrebbe ucciso tre persone (adulte) alla settimana e mettendo in chiaro che non uccideva solo bambini.

Arresto di Sakakibara

Il 28 giugno Sakakibara venne arrestato come uno dei sospetti dell’omicidio di Jun e poco dopo il suo arresto confessò non solo questo omicidio ma anche quello di una bambina di 10 anni, Ayaka Yamashita, e l’aggressione a tre bambine nello stesso periodo. Sul suo diario scrisse di come l’aveva uccisa, colpendola al volto con un martello.

Il padre di Ayaka aveva detto di poter riconoscere il colpevole e aveva chiesto alla scuola di Sakakibara di fargli vedere gli studenti, ma la scuola aggirò la richiesta. Ovviamente questo ebbe un grosso impatto sull’opinione pubblica che diede la colpa ai film violenti, proprio come nel caso di Tsutomu Miyazaki.

Grazie a questo episodio l’età nella quale si può essere processati in Giappone è scesa da 16 a 14 anni.

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