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Bollitura a morte

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La bollitura a morte è stata una forma di tortura e di pena capitale in uso in varie parti del mondo.

Nell’immaginario collettivo la bollitura a morte è associata agli indigeni di isole lontane, questo è però dovuto ai primi racconti degli esploratori che descrivevano come gli indigeni uccidessero i missionari cristiani citando, erroneamente, come uno dei metodi la bollitura a morte. Questa versione si estese presto e molti film vennero girati in cui tribù cannibali bollivano vivi missionari ed esploratori, facendo diventare questo dato errato un cliché.

Esecuzione

La bollitura a morte veniva eseguita in un grande recipiente, come ad esempio un calderone. Questo recipiente veniva riempito di liquidi come acqua, olio, catrame o sego ed era dotato di un gancio unito ad una carrucola per tenere fermo il condannato.
La morte sopraggiungeva per le severe scottature che provocavano ustioni di quarto grado.

La pelle veniva distrutta, lasciando scoperto il grasso sottocutaneo che veniva anch’esso distrutto dal forte calore.

Quando la si voleva usare come tortura si immergeva solo un arto della vittima, altrimenti veniva immerso nel calderone tutta la parte inferiore del corpo.

Nella città olandese di Deventer è possibile ancora oggi vedere un calderone usato per queste esecuzioni.

Storia della bollitura a morte

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La prima testimonianza di bollitura a morte risale al 203 a.C. in Cina, dove questo trattamento venne riservato ad una spia.

Nel XVI secolo invece venne usata in Giappone per uccidere il bandito Ishikawa Goemon in un’esecuzione pubblica. Questa pena di morte però non venne usata solo in Asia, ma anche in Europa.

In Inghilterra, per esempio, divenne una forma di pena capitale nel 1532 sotto il regno di Enrico VIII.

Era usata con gli avvelenatori e i traditori. Nel 1531 venne usata con Richard Roose colpevole di aver servito porridge avvelenato a varie persone. Della sua esecuzione pubblica ci giunge questa descrizione:


“Urlò fortissimo e varie donne si sentirono male a quella vista e dovettero essere portate via mezze morte; altri non sembravano spaventati dalla bollitura ma avrebbero preferito vedere una decapitazione.”

Anche in Scozia non mancano esecuzioni tramite bollitura, ad esempio

nel 1222 vennero bolliti vivi il vescovo Adam of Melrose e un monaco colpevoli di avere chiesto i tributi in modo troppo aggressivo.

Un altro nobiluomo venne bollito vivo nel 1321 dopo essere stato accusato di stregoneria.

Nel Sacro Romano Impero la bollitura in olio era riservata ai contraffattori di monete e a chi commetteva omicidi particolarmente gravi. Nel 1392 a Norimberga un uomo venne condannato alla bollitura a morte per aver violentato e ucciso la propria madre.
Si hanno registri di una bollitura a morte anche nel 1687 ai danni di un contraffattore di monete.

Nell’attualità la bollitura sarebbe stata usata, secondo le Nazioni Unite, dal governo dell’Uzbekistan di Islom Karimov contro dei terroristi.

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