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Il caso Tamam Shud (il mistero dell’uomo di Somerton)

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Il caso Tamam Shud è un mistero irrisolto australiano che da decenni affascina molti curiosi. Conosciuto anche come “il mistero dell’uomo di Somerton”, si riferisce al ritrovamento del cadavere di un uomo sulla spiaggia Somerton nel 1948. Chi sia quest’uomo e come sia morto, rimane ancora oggi un mistero.

Il mistero dell’uomo di Somerton

Nonostante a volte sia riportato come “Taman Shud“, la grafia corretta è con la “m” finale. Queste due parole sono in lingua persiana e significano “finito” o “terminato”. Sono così importanti perché sono state ritrovate stampate su un pezzo di carta nascosto nei pantaloni dell’uomo. Ma andiamo con ordine.

Il primo dicembre 1948 il corpo di un uomo viene ritrovato sulla spiaggia di Somerton, in Australia. Viene ritrovato con la testa appoggiata all’argine in pietra, con le gambe distese e i piedi incrociati. Alcuni testimoni ricordano di avere visto, la sera prima, un uomo che somigliava al cadavere nello stesso punto del ritrovamento. L’ipotesi per ora è che l’uomo sia morto nel sonno.

Negli abiti dell’uomoi, quasi tutti privi dell’etichetta, vengono ritrovati vari effetti personali, fra cui un biglietto ferroviario per Henley Beach, ma nessun documento. L’autopsia rivela diverse congestioni degli organi interni, il che farebbe supporre a un avvelenamento. Tuttavia non vengono ritrovate tracce di veleni. Più avanti verrà ipotizzato che il veleno usato sia stato una particolare sostanza, molto forte, che avrebbe potuto uccidere in piccole dosi senza lasciare traccia nel sangue. Non è chiaro però se sia stato un suicidio (come nel caso di Peter Bergmann) o un omicidio.

Il 14 gennaio viene ritrovata, in uno degli armadietti della stazione. una valigetta senza etichetta. Al suo interno alcuni indumenti, un cacciavite, un coltello un paio di forbici, un pennello e un tipo di filo non reperibile in Australia. Lo stesso filo era presente su una cucitura dei pantaloni dell’uomo senza nome: la valigetta doveva essere sua.

Il caso Tamam Shud

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Pochi giorni dopo il ritrovamento del corpo, viene ritrovato un pezzo di carta in uno dei taschini dei pantaloni dell cadavere, con stampate le parole “Tamam Shud”. Queste parole, in lingua persiana, si trovano alla fine del libro di poesie Rub’ ayyat di Umar Khayyam e daranno il nome a questo mistero irrisolto.

La polizia riesce a trovare il libro da cui il pezzo di carta è stato strappato grazie all’aiuto di un privato cittadino. Nella parte interna della copertina finale vengono scoperti un numero di telefono e delle annotazioni composte da una serie di lettere maiuscole.

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Nonostante i numerosi tentativi, ad oggi queste annotazioni non sono ancora state decifrate. Il numero invece apparteneva a Jessica Ellen “Jo” Thomson, un’infermiera residente a poche centinaia di metri dal luogo del ritrovamento. Interrogata dalla polizia, negherà di conoscere l’uomo e di ignorare il perché fosse stato in possesso del suo numero di telefono.

Racconta però alla polizia che durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre lavorava in un ospedale, era stata in possesso di una copia del Rub’ ayyat, che aveva poi regalato nel 1945 a un luogotenente di nome Alf Boxall. Afferma che dopo la guerra Boxall le aveva inviato una lettera alla quale lei aveva risposto informandolo di essere sposata e la corrispondenza fra i due termina. La polizia sospetta allora che l’uomo possa essere Boxall. Tuttavia Boxall viene rintracciato nel 1949 e la copia del libro di cui è in possesso è integra.

L’ombra dello spionaggio e altre ipotesi

tamam shud uomo di somerton

Una delle teorie su questo caso è che l’uomo di Somerton fosse una spia. Lo stesso Boxall avrebbe lavorato nell’Intelligence subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. In un’intervista del 1978 però, il luogotenente non dà informazioni a riguardo.

Nel 1949 il misterioso uomo viene sepolto da alcuni membri dell’Esercito della Salvezza (un movimento evangelico). Qualche anno dopo il funerale, dei fiori cominciano ad apparire sulla tomba, ma la polizia non riesce a scoprire chi li lascia.

Negli anni seguenti molte persone si faranno avanti, convinte di avere identificato l’uomo di Somerton, tuttavia si riveleranno tutte piste a vuoto. L’uomo rimane senza nome.

Nel 2011 una donna di Adelaide contatta l’antropologo Maciej Henneberg consegnandogli poi un documento ritrovato fra gli effetti personale del padre. Questo risulta essere il documento d’identità di H.C Reynolds, un tipo di documento emesso dagli Stati Uniti per i marinai stranieri.

Henneberg ha comparato la foto del documento all’uomo di Somerton trovando somiglianze eccezionali soprattutto nell’orecchio (una delle caratteristiche più peculiari nell’uomo) e in un neo sul viso. Tutti questi elementi hanno portato l’antropologo a pensare che finalmente si fosse trovata l’identità del misterioso uomo.

Un mistero lungo 68 anni

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Un altro studioso, Derek Abbott, ha continuato gli studi sulle orecchie dell’uomo di Somerton, trovando alcune caratteristiche che si trovano solo nell’1-2% delle persone caucasiche. Inoltre dai record dentali emerge anche che l’uomo soffrisse di ipodonzia e cioè la mancanza di alcuni denti che non si sarebbero mai sviluppati.

Nel 2010 Abbott ha ottenuto la fotografia di Robin, il figlio di Jessica, l’infermiera interrogata anni prima dalla polizia, scoprendo che anche lui presentava le stesse rare caratteristiche. Considerando che Robin aveva 18 mesi nel 1948, molti sono portati a pensare che non fosse il figlio del marito di Jessica, ma dell’uomo misterioso.

Un’ipotesi è quella che sia l’uomo di Somerton che l’infermiera fossero spie. A sostegno di quest’ipotesi c’è un’intervista di Kate Thompson, la figlia dell’infermiera, al programma “60 seconds“, in cui afferma che la madre, un giorno, le abbia detto di avere mentito alla polizia e di conoscere molto bene l’uomo di Somerton. E’ stata proprio Kate ad avanzare l’ipotesi che sua madre potesse essere una spia.

Ricorda infatti che insegnava inglese ai migranti, era interessata al comunismo e parlava russo, anche se non volle mai rivelare dove l’avesse imparato e perché.

L’analisi del DNA

Abbott sostiene che un’analisi del DNA potrebbe, forse, chiarire i molti dubbi sul caso Tamam Shud. Tuttavia nel 2011 l’avvocato John Rau ha negato il permesso di riesumare il cadavere dell’uomo misterioso.

Che l’abbiano negato perché il governo australiano è al corrente della vera identità dell’uomo e non vuole renderla pubblica?

Per ora il caso Tamam Shud rimane uno dei più grandi misteri del XX secolo.

 

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