I Diablo Swing Orchestra sono un gruppo metal svedese che unisce il sound aggressivo del genere alle atmosfere festose degli anni ’20. Se avete amato sia Il Grande Gatsby che l’Esorcista, questa band sarà un toccasana per le vostre orecchie.
Diablo Swing Orchestra: tra storia e leggenda
I Diablo Swing Orchestra spiegarono, all’alba del loro debutto nel 2003, che il nome del gruppo deve la sua origine a un’antica leggenda svedese. Nel XVI secolo, un’orchestra nei dintorni di Stoccolma si destreggiava in composizioni anticlericali. Sinfonie che distruggevano i canoni della musica sacra. Sono gli anni del Santo Uffizio, delle torture, del fuoco. I musicisti, grazie all’appoggio dei popolani oppressi, continuarono a suonare di nascosto. Ma presto la Santa Inquisizione mise una taglia sulla loro testa. La ricompensa arrivò a cifre esorbitanti e l’orchestra, ormai rassegnata al proprio destino, eseguì un ultimo gran finale, prima di salire alla gogna.
Negli ultimi attimi prima di dirsi addio, i musicisti giurarono che cinquecento anni più tardi l’orchestra si sarebbe dovuta riformare. Vuoi per un patto col diavolo, vuoi per coincidenza, i Diablo Swing Orchestra ipnotizzarono gli anni 2000 con la loro originalità.
Un Martini, il Requiem di Mozart e Swing!
Lo Swing è un genere musicale nato negli anni ’20 e famoso per il suo ritmo svelto e saltellante – di cui il nome di origine inglese. I Diablo Swing Orchestra spiccano per la loro poliedricità. Ai passaggi che invitato a balzare dalla sedia e iniziare a muovere i piedi, coniugano, in una prima fase, la voce cristallina di AnnLouice Lögdlund, soprano lirico.
I Diablo Swing Orchestra non possono fare a meno di tentare accostamenti inusuali. Scavando nella loro discografia, si troveranno traccie di pizzicate in stile flamenco, cadenze jazz e ritmi folk. Il tutto senza tralasciare la componente “forte” dei bassi e delle sferzate metal che reggono questa sontuosa impalcatura musicale.
Un gotico divertimento
Le canzoni dei Diablo Swing Orchestra colpiscono già dal titolo. Elementi gotici e perturbanti si avvicinano a parole “chic” e zuccherose: Porcelain Judas, Vodoo Mon Amour, Gunpowder Chant. Si parla di morte e di amore, di alcool e povertà, di leggende e superstizioni. Troviamo il Manicomio Reale di Londra e un colpo di fulmine, tutte maschere che vengono giù una dopo l’altra, come i duetti graffianti del soprano e di Daniel Håkansson.
Gli stessi membri della band affermano di voler divertire gli ascoltatori, a qualsiasi genere essi appartengano. Hanno composto in italiano, in inglese, nella loro lingua madre. Si sono ispirati alla cultura mortuaria del Messico, al cupo romance della Francia, allo scintillio di New York. Un po’ di sana autoparodia, per un gruppo che, invece, gode di una professionalità e una duttilità fuori dal comune.