La storia di cronaca nera che andremo a raccontare è illuminante, unica nel suo genere. Essa, infatti, sintetizza in modo eloquente e lampante il legame – spesso malsano e distorto – che intercorre tra uomo e mezzi di comunicazione. Televisione ed Internet costituiscono, oggigiorno, i mezzi di comunicazione per eccellenza: immediati, veloci, globali, universali ma, soprattutto, ubriacanti. Riuscireste ad immaginare una vita senza questi due essenziali strumenti? Probabilmente no.
Nel bene e nel male, TV e web determinano, plasmano e condizionano le nostre vite, le nostre scelte, le nostre azioni ed i nostri pensieri. Spesso, nemmeno ci accorgiamo di tale meccanismo, esclusivamente subdolo e negativo per alcuni, sì naturale, positivo e stimolante ma altrettanto ambiguo per molti altri. Anche psicopatici e psicotici, ovviamente, subiscono l’influenza di TV e Internet. Ed il risultato può essere devastante.
Il caso dei coniugi Barbour, Miranda ed Elytte, racchiude al proprio interno questi due elementi portanti: atti criminali, pertanto, direttamente dettati e condizionati da Internet e dalla televisione. Ma non è tutto: social network e videogame arricchiscono una vicenda di ardua lettura, qualificata da una forte mescolanza tra reale ed immaginario, in cui convergono dichiarazioni, congetture ed ipotesi sovente contrastanti e tutt’altro che a fuoco.
A completamento di un quadro psicologico e criminologico particolarmente complesso ed inedito, non poteva mancare la componente parareligiosa: quel Satanismo acido (o “Acidismo”) ricorrente in molti episodi di cronaca nera, collante essenziale – vestendo i panni dell’assassino – finalizzato a giustificare gli omicidi, eseguiti secondo un preciso volere sovrannaturale e divino.
Miranda Barbour: l’infanzia negata
Gli assassini seriali sono accomunati da molteplici caratteristiche e peculiarità. Traumi infantili, disordini sessuali, infanzia travagliata, situazioni familiari contorte (per non dire disastrate) ed abusi sessuali ricorrono frequentemente a segnare in modo tanto negativo quanto definitivo ed irreversibile la psicologia di questi soggetti. Miranda Barbour non fa eccezione.
Miranda Barbour (nata Miranda Kamille Dean) nasce nel dicembre 1994. Abita con i suoi genitori (la madre Elizabeth ed il padre Sonny) ed una sorella maggiore, Ashley, a North Pole, in Alaska, fase precedente al trasferimento presso Anchorage.
Miranda vive una fanciullezza alquanto tormentata e problematica. Quando ha appena 3 anni (altre fonti indicano 4), è vittima di abusi sessuali da parte di uno zio pedofilo (il marito di Melissa, sorella della madre): l’uomo – Richard Fernandez, militare in servizio presso l’Esercito degli Stati Uniti d’America – verrà condannato a 10 anni di carcere. Rilasciato dopo sei anni, il pedofilo finirà nuovamente in cella, nel 2011, per distribuzione di materiale pedopornografico. Contemporaneamente, anche la sorella maggiore Ashley, all’età di 6 anni, è vittima degli abusi dello zio pedofilo. Tutta la famiglia si trasferisce nel Borough di Matanuska-Susitna, in Alaska. Ma ormai la psicologia di Miranda è irreversibilmente segnata, ferita e compromessa.
A questo punto, la vicenda umana di Miranda Barbour assume i connotati di un autentico romanzo criminale, in cui realtà e finzione si mescolano senza soluzione di continuità. Dove finisce la realtà e dove inizia la finzione? Districarsi all’interno di questo labirinto esistenziale risulta affatto semplice.
Miranda entra ben presto in una spirale i cui ingredienti sono droga, prostituzione, sesso perverso, Satanismo acido. Quando ha 12 anni, Miranda fugge di casa e perde la verginità. Inizia a frequentare un enigmatico – ancorché mai identificato – satanista di nome Forrest, molto più grande di lei. Sesso (aborto compreso) e droga (soprattutto eroina) accompagnano, da questo momento, la vita della adolescente ragazza dell’Alaska. Secondo le dichiarazioni rilasciate dalla stessa Miranda al The Daily Item di Sunbury, Pennsylvania, il suo primo omicidio risalirebbe all’età di 13 anni. Una esecuzione, una sorta di rito di iniziazione. Il leader della setta (anche questa mai identificata) deve incontrare un uomo che gli deve del denaro, un usuraio: all’appuntamento, porta con sé anche Miranda. L’uomo viene ferito una prima volta dal colpo sparato dal leader della setta. Miranda deve finirlo: ma lei si rifiuta di sparare, in quanto
Odio le pistole. Io non uso le pistole. Non potevo farlo, così è venuto dietro di me, ha preso le mie mani nelle sue e abbiamo premuto il grilletto. E poi, da lì, ho continuato ad uccidere.
Entra ed esce di casa quando vuole, si tatua svastiche ed inizia a parlare di Satana e Satanismo.
Ospedali psichiatrici (a 12 anni, punta un coltello contro la sorella), servizi sociali, il divorzio dei genitori (evento datato 2011; Ashley sottolinea l’assenza della madre, la quale, specie dopo il divorzio ed ormai dipendente da psicofarmaci e alcol, avrebbe ignorato e sottovalutato la grave psicopatologia della figlia Miranda), la maternità quando ha appena 17 anni, la nuova vita assieme agli zii in North Carolina, a Coats, un perenne girovagare tra i vasti spazi degli USA. L’esistenza di Miranda non ha più radici né certezze.
L’incontro con Elytte “Elf” Barbour
Elytte “Elf” Barbour è solo l’ultimo dei tanti uomini entrati prepotentemente, e prematuramente, nella sregolata vita di Miranda. I due si conoscono in North Carolina, a Coats, attraverso Aimee Vaneyll, amica di Miranda, nonché fidanzata di Elytte. Entrambe incinte, i tre iniziano a frequentarsi. Miranda, come ricorda Aimee, è ossessionata dal sesso. Arriverà – si dice – persino a collezionare fiale contenenti il liquido seminale del futuro marito, Elytte, feticci sessuali che Miranda usa per masturbarsi secondo un bizzarro rituale.
Elytte, grazie a Miranda, sembra si avvicini al Satanismo, a quel Satanismo confuso e improvvisato abbracciato dalla giovane ragazza dell’Alaska. Sembra, appunto, poiché altre testimonianze negano tale affermazione.
Miranda ed Elytte si sposano, intraprendono una vita onesta ma precaria, sempre sull’orlo del precipizio. Si stabiliscono a Coats, in North Carolina, città dove i due si conoscono e nella quale è cresciuto Elytte assieme alla famiglia, profondamente credente e ben integrata nella piccola comunità.
I vicini di casa – parimenti ad amici e conoscenti – non notano nulla di particolare, nulla che faccia presagire un omicidio. Anzi, la coppia appare felice. Una normale coppia: una casa, un giardino, un’automobile. Persone sì solitarie ed eccentriche, tra il gotico ed il dark, ma come ce ne sono tante. Lasceranno entrambi il lavoro: lui, lavapiatti in un ristorante (il Ma’s Grill), lei, cassiera in un negozio di generi alimentari della catena IGA. Lei sembra venga licenziata dopo essere stata sorpresa a rubare. Siamo nell’ottobre del 2013. Tra i due si instaura un rapporto di immorale e crescente complicità, in cui, tuttavia, è Miranda a recitare il ruolo di indiscussa leader: ella, infatti, si rivela una magistrale manipolatrice.
La noia ed uno stile di vita ormai privo di controllo e freni (la droga è un ulteriore collante) travolgono la giovane coppia: lei ha 19 anni, lui 22 (nasce l’11 novembre 1991). Miranda ed Elytte decidono di uccidere.
L’omicidio di Troy LaFerrara
Come adescare facilmente una vittima da uccidere? Attraverso Internet, la frontiera in cui virtuale e reale si dissimulano l’un l’altro ed in cui il crimine e le più profonde perversioni umane viaggiano spediti, quasi incontrollati. Miranda ed Elytte architettano il proprio diabolico piano omicida: grazie al sito Craigslist – portale web di compravendita e di annunci di varia natura – cercano di adescare possibili vittime. Sesso a pagamento. Molto facile. I clienti non mancano. Un paio di persone rispondono all’annuncio pubblicato, il 1 novembre 2013, da Miranda: “compagnia per uomini”. Tentativi, tuttavia, che si concludono in un nulla di fatto.
Troy LaFerrara – 42 anni, di Port Trevorton, Pennsylvania, sposato dal 2011 con Colleen – risponde positivamente all’annuncio. I due decidono di dare seguito ai contatti: si arriva all’episodio decisivo, il fatale epilogo.
L’incontro avviene nel parcheggio del Susquehanna Valley Mall, centro commerciale presso Hummels Wharf, Pennsylvania. È l’11 novembre 2013. A pagamento effettuato (100 Dollari), Miranda e LaFerrara si dirigono in automobile a Sunbury. Sul sedile posteriore dell’auto (una Honda CRV), nascosto sotto una coperta, c’è anche Elytte. Al segnale convenuto – la frase “hai visto le stelle stasera?” – Elytte avrebbe dovuto iniziare ad aggredire l’uomo, ignaro del proprio destino. Miranda dice a Troy che ha solo 16 anni: dettaglio trascurabile per l’uomo in cerca di sesso. Ma non per Miranda.
Miranda pronuncia due volte la frase, ma Elytte tarda a prendere l’iniziativa. La ragazza, allora, lo colpisce alla gamba ed anche Elytte passa all’azione. Troy LaFerrara viene strangolato da Elytte, quindi accoltellato per venti volte da Miranda. I coniugi Barbour abbandonano il corpo dell’uomo in un vicolo della città di Sunbury, ripuliscono alla bell’e meglio l’abitacolo della vettura, infine si dirigono presso uno strip-club per festeggiare il compleanno di Elytte.
La vita dei due giovani assassini procede normalmente. Incredibilmente. Miranda è assai attiva sui social network, pubblicando stati positivi, spensierati e foto sul proprio account Facebook. Come sempre, come una qualsiasi ragazza di 19 anni. Foto in cui tiene in braccio il suo bambino (il padre, ignoto, muore in circostanze da approfondire quando il bambino ha 1 anno di vita), altre in cui possiamo vedere Miranda in quotidiane situazioni familiari.
La libertà, tuttavia, si esaurisce nell’arco di pochi giorni: gli investigatori, ritrovato il cadavere di LaFerrara in data 12 novembre 2013 e seguendo lo scambio di telefonate e messaggi intercorso tra Troy e Miranda, risalgono facilmente e in breve tempo alla ragazza. Miranda Barbour viene arrestata il 3 dicembre 2013, Elytte Barbour è catturato pochi giorni più tardi.
Miranda, in un primo momento, non confessa l’omicidio. Anzi, ribatte: legittima difesa nei confronti di un uomo violento, Troy LaFerrara, il quale avrebbe cercato di abusare della ragazza stessa. Frattanto, Elytte racconta agli inquirenti una storia diametralmente opposta: la lucida pianificazione dell’omicidio, l’adescamento della vittima, l’aggressione in automobile studiata a tavolino. Miranda, a quel punto, cede. Omicidio doloso premeditato. Omicidio di secondo grado, secondo il giudizio del Northumberland County Courthouse. I due, sin dal 2014, oscillano tra ergastolo e pena capitale.
Miranda Barbour: mitomane o serial killer in salsa Dexter?
L’arresto di Miranda Barbour scandisce una nuova fase di questa intricata vicenda. La ragazza, infatti, fa riferimento ad altri omicidi, commessi nell’arco di sei anni: Alaska, Texas, North Carolina, California e Pennsylvania sarebbero gli Stati investiti dalla furia omicida della ragazza dell’Alaska. Almeno 22 omicidi: «Ho ucciso decine di persone, forse poco meno di cento. Ho smesso di contarle dopo la ventiduesima», dichiarerà. Ma di questi omicidi, eccezion fatta per il fatto di sangue legato a Troy LaFerrara, non vi è traccia né riscontro alcuno.
Ma c’è di più: Miranda afferma di uccidere per buone ragioni, a fin di bene potremmo dire. Emerge un fatto: tanto Miranda quanto Elytte sono fan di una nota serie televisiva. La coppia trae spunto dal personaggio di Dexter Morgan, protagonista della serie TV “Dexter”: non solo un valente tecnico della polizia scientifica di Miami, ma anche un serial killer. Egli uccide criminali sfuggiti alla giustizia. Ebbene, Miranda Barbour si erge a paladina di determinati valori, in nome di Satana: le sue vittime, similmente a quanto accade in “Dexter”, sono pedofili, uomini in cerca di sesso facile, usurai, criminali di vario genere. «Non ho mai ucciso a caso – spiega – ma ho sempre ucciso persone cattive. Quando scoprivo che erano cattive, per me non c’era più ragione che stessero ancora qui tra noi», riportano le cronache dell’epoca. Troy la Ferrara, dunque, rientra nella categoria delle persone “cattive”, in quanto non ha rifiutato la proposta sessuale di una sedicenne (Miranda si spaccia per tale). Ma in realtà, Miranda ed Elytte avevano già meditato di uccidere LaFerrara, comunque.
Il legame Miranda-Dexter è amplificato e cavalcato dalla stampa: una killer di 19 anni, una serie TV di successo, ingredienti che aiutano a realizzare fermento e grancassa attorno ad una pruriginosa, solleticante vicenda di cronaca nera.
Non solo: il Satanismo, secondo Miranda, l’ha aiutata a controllare e gestire le proprie pulsioni omicide. Una forma personale di Satanismo che produce certamente un omicidio (quindi, siamo in presenza di Acidismo) ma, indubbiamente, contraddistinto – per così dire – da una sfumatura di interiorità, benché confusa e tutt’altro che nettamente definita. Qualcosa, quindi, che va oltre il proverbiale culto di Satana riscontrabile in numerose sette e in altrettanti gruppi di satanisti acidi.
Omicidi, infine, secondo le confuse e deliranti dichiarazioni di Miranda, commessi mediante un unico coltello, la medesima arma che ha inferto i mortali colpi a Troy LaFerrara.
I racconti e le confessioni forniti agli inquirenti, agli agenti dell’FBI e alla stampa narrano di efferati omicidi. Miranda si autoproclama serial killer, si dice disposta ad indicare i luoghi in cui ha seppellito i pezzi di corpi umani appartenuti alle proprie vittime. Florida (Mexico Beach), Alaska (Big Lake), North Carolina (Raleigh). Benché le fitte indagini non abbiano mai appurato la veridicità dei racconti di Miranda Barbour, la ragazza fa incetta di soprannomi e appellativi: “Super Miranda” (l’alter ego omicida), “Craigslist serial killer”, “real-life Dexter”, “thrill kill couple”, “honeymoon homicide”. Accattivanti slogan fruibili dalle masse.
Indagini e testimonianze (comprese quelle dei genitori e della sorella di Miranda, Elizabeth, Sonny ed Ashley), ad ogni modo, sembrano puntare in una unica direzione. Miranda Barbour non è una serial killer, bensì una mitomane psicopatica, una manipolatrice, una bugiarda, una persona che vive una realtà parallela fatta di omicidi immaginari e gesta criminali frutto della sua fantasia. Miranda assorbe, in un vortice perverso e malato, i tipici e contemporanei interessi giovanili: Internet, personaggi di serie TV, videogame (Dark Souls, Silent Hill, Skyrim), sesso, elementi che, non a caso, ritroviamo nei suoi racconti criminali. Alcuni sostengono che abbia subito anche l’influenza ed il fascino di Israel Keyes, serial killer operante anche in Alaska, morto suicida il 2 dicembre 2012, all’età di 34 anni, presso l’Anchorage Correctional Complex.
Elementi, pertanto, assorbiti, elaborati e reimpostati sino a produrre racconti ed episodi criminali verosimilmente mai accaduti. Una ambiguità, tuttavia, inquietante: lo spettatore di questa sceneggiatura dell’orrore non sa, infatti, dove finisce la realtà e dove inizia la finzione.
Miranda, il 10 novembre 2012, scriveva a Phil McGraw, psicologo, autore e conduttore televisivo del programma “Dr. Phil”. Lo psicologo, successivamente ai noti fatti di sangue, ospiterà in trasmissione Elizabeth ed Ashley, rispettivamente madre e sorella di Miranda. Nella e-mail inviata a McGraw, Miranda puntava il dito contro la madre, definendola “pill-popping drunk” (ubriacona che si ingozza di pillole). La accusa di frequentare uomini adescati su Internet e di farli venire a casa. Dice anche sia malata di cancro.
Tra verità e invenzioni, Miranda proietta sulla madre i propri problemi e la propria patologia. Un grido di aiuto, intriso, tuttavia, di subdola malignità: è la madre, secondo Miranda, la causa di tutti i suoi mali.
Dear Dr. Phil,
Ever since my parents got divorced my mom has become a pill popping drunk. She meets random men off the internet and has them come over. They send her stuff to our home address. She also claims to have stage 3 cancer, but won’t stop drinking or taking all the pills. She doesn’t care to live anymore. She tells my sister and me that every day. She also just had two seizures and now has a seizure disorder and still doesn’t care to change her behaviors. She’s so verballing abusive and it hurts so much. I just want my mom. I’m 17 and pregnant and my sister is 20 and engaged. If things keep going the way they are she’s going to kill herself. I’m at a loss of how to help her. She’s in denial about everything I”m begging for help, please. Thank you for listening.
– Miranda
Il caso dei coniugi Barbour si trasforma sempre più in uno show televisivo, capace di appassionare e dividere l’opinione pubblica statunitense. I protagonisti della vicenda assomigliano ad attori di una serie televisiva, agiscono ed interagiscono quasi seguendo un copione.
Gli investigatori, inoltre, affermano che non vi sono tracce di sette sataniche attive in Alaska, particolare che stride con quanto asserito da Miranda: la setta satanica, il sedicente leader di nome Forrest, l’omicidio di un usuraio all’età di 13 anni. Anche questi elementi sono frutto della alterata fantasia di Miranda? Probabilmente sì. A sgomberare il campo da suddette illazioni, anche l’intervento di Peter Howard Gilmore, erede di Anton LaVey alla guida della Chiesa di Satana: la sua Chiesa non è mai entrata in contatto con i coniugi Barbour, asserendo, inoltre, che le indagini proveranno la totale infondatezza del legame tra sedicenti sette sataniche attive in Alaska e Miranda Barbour.
Ed ecco che il cerchio si chiude. TV, Internet, videogiochi, droga, sesso, un noto sito web per adescare la malcapitata vittima. La vicenda criminale di Miranda ed Elytte Barbour è figlia dei nostri tempi, della modernità. Tempi in cui realtà e finzione si mescolano, serie televisive e videogame varcano la propria dimensione virtuale sino ad amalgamarsi con il vissuto quotidiano, quest’ultimo squarciato e segnato in modo profondo ed inguaribile da un abuso sessuale.
E forse è proprio questa commistione a conferire al caso di Miranda Barbour quella sensazione di inquietudine. Un caso probabilmente risolto ma ancora capace di destare e sollevare dubbi e domande.