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Gianfranco Stevanin – Il Mostro di Terrazzo

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Il 2 ottobre 1960 è nato a Montagnana (PD) Gianfranco Stevanin. L’uomo, dal 1988 al 1994, si è reso colpevole dell’omicidio di sei donne, meritandosi la nomea di “Mostro di Terrazzo”.

La Vita di Gianfranco Stevanin

Figlio unico di una famiglia normale, Stevanin passa un’ infanzia tranquilla e lontana dagli abusi a cui è soggetta la maggior parte dei serial killer conosciuti.

A quattro anni viene affidato ad un convitto di suore per ventiquattro ore al giorno. Lo frequenterà fino alle medie tornando a casa solamente durante l’estate.

Nel 1976, per un incidente in moto subisce un trauma cranico e contrae una meningite batterica, oltre a fratture multiple alla testa. Entra in coma profondo e viene operato.

Le conseguenze sono una lesione bilaterale dei lobi frontali e delle vie nervose collegate al sistema limbico. L’ atrofia successiva provoca un focolaio epilettico, più tardi accompagnato da crisi di Grande Male.

Il grave danno neurologico induce a numerosi cambiamenti nella sfera sessuale, nei comportamenti, nei rapporti con le persone. Parenti, amici e fidanzata osservano in lui un grande cambiamento. La fidanzata appunto dice di lui:

Mite, tranquillo,gentile, ma dopo la meningite, nel 1982, aveva cambiato personalità. Era diventato quasi ossessionato dal sesso, un uomo incapace di comportarsi da adulto.

I genitori esercitano su di lui un controllo assiduo durante la settimana, ma nel week-end fuori casa può fare quello che vuole. Lo lasciano libero di non lavorare. Spesso vaga in macchina senza nessuna meta, frequenta prostitute e assume medicinali in modo irregolare.

L’opinione dei compaesani lo vedeva poco sano di mente, ma comunque “un bravo ragazzo”.

I primi reati dopo l’incidente

Gianfranco Stevanin

Tra il 1978 e il 1979 è processato per i reati di: rapina (fingendo di avere una pistola obbliga una ragazza a consegnargli una spilla); violenza privata (costringe una ragazza a seguirlo ad una fiera); simulazione di reato (fa credere di essere stato rapito e spacciandosi per il sequestratore chiama i genitori chiedendo un milione per il suo rilascio).

Nel 1983 investe e uccide una donna in bicicletta e viene condannato per omicidio colposo.

Nel 1989 Maria Luisa Mezzari, prostituta di Veron,a viene sequestrata e violentata. Il 7 luglio ’89 è arrestato dai carabinieri di Vicenza per furto di targa e porto abusivo d’armi, mentre sta per adescare una prostituta.

Nel portabagagli l’arsenale di un sadico sessuale: pistola scacciacani carica, coltelli, un vibratore elettrico, una macchina fotografica ecc.

Eppure il materiale trovato non basta a far scattare l’ipotesi di reato: considerato esclusivamente un maniaco sessuale viene lasciato libero.

Uccide almeno sei donne. Il 16 novembre del 1994 è arrestato dalla polizia (che non è ancora a conoscenza degli omicidi) al casello autostradale di Vicenza Ovest su denuncia della prostituta Gabriele Musger.

E’ accusato solo di sequestro e violenza carnale. Fortunatamente resterà in galera in quanto, nella perquisizione nella villa di Terrazzo e nel cascinale disabitato di via Brazzetto, i carabineri trovano materiale agghiacciante, sangue e i documenti di due prostitute scomparse: Claudia Pulejo e Biljana Pavlovic.

Gli omicidi

Gianfranco Stevanin

Il primo omicidio si svolge ai danni di una donna non identificata di circa 23 anni tra il 1988 e l’ 89.

La vittima è tagliata in dieci pezzi dopo essere morta in seguito ad un rapporto sessuale con Stevanin.

Il secondo omicidio, avvenuto nel maggio del 1993, è scoperto solamente grazie alle fotografie del cadavere di Roswita Adlassnig, prostituta venticinquenne, ritrovate nell’appartamento dell’assassino.

Il quindici gennaio del 1994, Claudia Pulejo, 30 anni, tossicodipendente, amica da anni di Stevanin, abituata a farsi fotografare da lui in cambio di compresse di Roipnol, viene soffocata con un sacchetto di plastica dopo essersi iniettata eroina.

In seguito è avvolta nel domopak e seppellita a ridosso del muro di un casolare.

Il cinque luglio dello stesso anno Blazenka Smoljo, 24 anni, prostituta croata, viene strangolata dopo un rapporto sessuale e gettata nell’Adige.

Ad ottobre viene uccisa un’ altra donna non identificata, che potrebbe essere una studentessa di Verona di 20 anni circa.

Il cadavere non è mai stato trovato, ma la ragazza è ritratta in tre foto. Prima viva, poi orribilmente mutilata nelle parti intime.

Il sesto omicidio avviene il diciotto settembre. Biljana Pavlovic, 25 anni, cameriera serba, ha un flirt con Stevanin che però la sequestra, tortura e la finisce soffocandola con un sacchetto, seppellendola in seguito ad averla avvolta in un telo.

Il cadavere presenta orribili lesioni:l’ utero asportato e un foro nell’osso iliaco provocato da un ferro che l’ avrebbe trapassata da parte a parte. 

Resta incerto se esse siano state provocate sulla dona viva o se siano rituali necrofili.

Processo e Condanna

Gianfranco Stevanin

Una volta in arresto Stevanin non oppone resistenza, ma non confessa. In detenzione cerca di convincere il compagno di cella ad addossarsi la colpa dei suoi reati, e lo “incarica” di trovare qualcuno che possa violentare e tagliare a pezzi una giornalista.

Al processo si presenta con la testa rasata, per mostrare la lunga e profonda cicatrice sul cranio. Alterna risposte banali ad uscite ironiche, fino a perdersi in atteggiamenti di assenza, lasciando l’ interrogativo se reciti o se sia folle.

Risulta palesemente anaffettivo e incapace di provare emozioni.

Stevanin durante il processo

Si susseguono varie perizie psichiatriche, la cui maggior parte indica una “Sindrome da lobo frontale”. Questa comporta l’ assenza di critica e giudizio, cecità nella sfera etica e influisce sulla volizione.

In primo grado viene condannato all’ergastolo per sei omicidi, verdetto ribaltato e mutato in dieci anni di ospedale psichiatrico giudiziario più cinque in un normale istituto penitenziario. La condanna però cambia nuovamente all’inizio degli anni 2000 e definitivamente Stevanin torna in carcere per scontare l’ergastolo.

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