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L’anima di Poola

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Questa è una leggenda metropolitana che sicuramente ti capiterà di ascoltare se per qualche ragione viaggerai nell’est Europa: l’anima di Poola

Si narra di Poola, una bambina che dopo l’abbandono della madre vagò per le strade e perse la vita a causa di un incendio in una scuola dove si era rifugiata; la leggenda dice che lei si trovi ancora lì alla ricerca della sua mamma.

Tutti i bambini conoscono la sua storia e la sua maledizione, tanto che negli istituti scolastici si recita una filastrocca che fa così:

Poola Poola è una bimba sfortunata, un giorno la sua mamma per strada l’ha lasciata. Poola Poola era molto malata, aveva cinque anni quando è stata abbandonata. Cercava la sua mamma, era tanto sola e mentre camminava finì in una scuola. Restò lì al buio al freddo e nessuno la notò, il freddo che sentiva ad un tratto terminò. In quella notte un grande fuoco si appiccò e da quel brutto giorno nessuno la trovò. Dicono che è ancora lì tutta sola e cerca ancora la sua mamma, la piccola Poola.

La storia però non finisce qui. La scuola dove si trovava la bambina non fu interamente distrutta dall’incendio, ma soltanto una parte, che fu presto ricostruita e dove le lezioni ripresero come se nulla fosse.

Sin da subito però qualcosa di strano cominciò a succedere, piccole cose all’inizio, nulla di che: oggetti che sparivano o che cadevo da soli, bambini che dicevano di sentire una voce che chiedeva:

Dov’è la mia mamma?

Nessuno diede tanto peso alla cosa perchè, diciamocelo, chi crede alle storielle dei bambini? E poi anche i genitori ci avevano messo del proprio riempiendo le teste dei figli con quella storia.

Gli anni passarono, per la precisione 18, e nelle memorie il ricordo di quella brutta notte iniziò ad affievolirsi. Nessuno ricordava più il fatto dell’incendio ma gli strani eventi continuarono a succedere, specialmente quando nella scuola arrivò un nuova insegnante di nome Irina.

L’istituto le aveva garantito che durante il lavoro avrebbe potuto portare con se il figlio di cinque anni di nome Vlad, affetto da una grave forma di autismo, che non parlava e non interagiva con nessuno tranne che con lei. Ovunque Irina andasse Vlad la seguiva. Qualcosa di più insolito del normale stava però per succedere.

Ora, sembrava che il figlio della nuova insegnante iniziasse a trarre beneficio dallo stare con altri bambini, era più propenso ad interagire, ad esternare qualcosa, e un giorno mentre era seduto al suo tavolino di fianco alla madre iniziò a disegnare. Già questo di per sé era quasi un miracolo, ma singolare fu quello che disegnò. C’era una bambina tra le fiamme e in basso al disegno, quasi come una firma d’autore, cerano le cinque lettere che formavano il nome di Poola.

La madre provò a chiedere perché avesse disegnato quell’orribile scena ma per ovvi motivi non ebbe risposta. Buttò nel cestinò quel disegno e tutti quelli che il figlio continuò a riprodurre nei giorni seguenti come in loop, senza darci troppo peso. Fino a quando in classe capitò il Direttore d’Istituto che, guardando il foglio che il bambino stava disegnando proprio in quel momento, assunse un’espressione a metà strada tra il basito e l’impaurito, suscitando la perplessità di Irina, che si fece raccontare tutta la storia e le relative leggende.

La sera stessa, mentre stava per dare la buona notte al suo figliolo e stava per socchiudere la porta della stanza alle sue spalle, il piccolo parlò. Le venne un colpo al cuore: dopo tanti anni le prime parole di suo figlio:

“Sei la mia mamma?”

“Si amore “, gli rispose, ma quando fece per riaccendere la luce si accorse di non avere risposto al suo Vlad.

Il piccolo aveva le pupille rivolte verso l’alto, di un bianco terrorizzante il suo viso.

Era Poola.

La vita può cambiare in un istante e da quell’istante l’unico scopo di Irina fu quello di cercare un modo per mandare via Poola e far ritornare suo figlio da lei. Fu così che lasciò il lavoro e si rivolse ad esorcisti, preti comuni, maghi, o sedicenti tali, per riuscirci, ma nulla: tutto si rivelò inutile.

Provò allora l’ultima carta che le restava: rintracciare la madre naturale della bimba morta chiedendo aiuto al Direttore della scuola che sapeva perfettamente chi era. Una volta rintracciata, raccontò tutta la storia alla donna, la quale però negò di avere avuto una figlia di nome Poola.

All’improvviso a parlarle, attraverso Vlad, fu proprio la piccola:

“Mamma… Mamma perché lo hai fatto? Perché mi hai lasciata tutta sola? Sono io, Poola non mi riconosci?”.

La donna quasi gridò che non era sua madre, poi cacciò fuori dalla sua abitazione Irina e il bambino.

“Tornerò a prenderti mamma, e staremo insieme per sempre… aspettami” furono le ultime parole di Poola, e non si ripresentò più fino ad una notte.

Irina era andata a controllare che il bambino stesse riposando ma Vlad non era più nel suo letto, Poola aveva mantenuto la promessa. Ci fu un grande incendio la notte che Irina perse per sempre il suo piccolo, la notte in cui Poola andò a riprendersi la madre per stare insieme per l’eternità.

La leggenda continua ancora oggi.

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