
Ci sono fenomeni televisivi – e cinematografici – che trascendono il tempo e l’epoca in cui vengono realizzati. Un pregio che solo pochi prodotti possono esibire.
Per quanto concerne il nostro settore – il mistero, il macabro, l’horror, il paranormale, il soprannaturale –, in tanti possono sfoggiare simile, autorevole biglietto da visita. È un ambito, infatti, che per definizione si fa beffa dello spazio, delle epoche, di quell’inesorabile trascorrere del tempo sovente così limitante e ingessante.
“The X-Files” incarna alla perfezione il concetto appena esposto. Al momento della stesura di questo articolo (siamo nell’ottobre del 2019), la famosa serie televisiva viene nuovamente trasmessa in chiaro da Rai 4 (canale 21 del Digitale Terrestre), attorno alle 14:20 del pomeriggio. Tangibile segno di un appeal intramontabile e di una voglia di mistero lungi dall’essere sopita ed archiviata.
“The X-Files” e gli incredibili Anni ‘90
Per capire il fenomeno “The X-Files” occorre fare un passo indietro e tornare, purtroppo solo con la mente, agli Anni ’90. Il 10 settembre del 1993, negli Stati Uniti d’America, andava in onda il primo episodio della prima stagione di “The X-Files”: “Pilot”, il titolo originale.
Gli italiani potranno iniziare a seguire il medesimo primo episodio – intitolato “Al di là del tempo e dello spazio” – di quella che diventerà una autentica mitologia contemporanea solo il 29 giugno 1994. La TV cambiava per sempre.
Quanto segue non è il solito impasto preconfezionato e predigerito di retorica generazionale, bensì una semplice constatazione: solo chi ha vissuto quegli anni può comprendere appieno la portata esplosiva del fenomeno “The X-Files”. Gli Anni ’90 hanno costituito, infatti, un’inesauribile fucina di imperituri fenomeni artistici: dalla TV al cinema, passando per la musica. “The X-Files”, almeno sotto tale aspetto, è figlio di una decade positivamemte unica ed irripetibile, per certi versi rivoluzionaria.
“The X-Files”, appunto, identifica quella rivoluzione artistica tipica degli Anni ’90. Una rivoluzione tanto dirompente e travolgente da staccarsi dalla decade d’origine e fare da apripista a tutte quelle espressioni artistiche nate negli anni successivi. Naturalmente, anche le manifestazioni artistiche sorte negli Anni ’90 sono frutto di contaminazioni ed influenze provenienti da un passato più o meno recente. Film, serie TV, documentari, fumetti, racconti, romanzi: tutto può influire sulla nascita di un qualsivoglia prodotto artistico.
“The X-Files”, ad esempio, non tradisce quei colori e quelle sfumature ereditate da un’altra serie TV cult degli Anni ’90, “Twin Peaks” (titolo italiano “I Segreti di Twin Peaks”), ideata da David Lynch e Mark Frost.
Le vicende che ruotano attorno alla misteriosa morte di Laura Palmer hanno – senza mezzi termini – non solo rivoluzionato la storia della TV e delle serie televisive ma anche, appunto, ispirato “The X-Files” stesso. L’inquietudine costante che accompagna la narrazione, infatti, si lega in modo congruente e affatto scomposto e disordinato a tinte che oscillano dall’horror al grottesco, dal thriller al kitsch. Elementi i quali, non a caso, ritroviamo ben presenti ed evidenti nella mitologia di Chris Carter.
Gli Anni ’90 e “The X-Files”: senza Internet, i social network, gli streaming, la diffusione su larga scala delle TV a pagamento e dispositivi elettronici connessi alla rete globale 24 ore su 24, gustare una moderna serie televisiva rappresentava una sorta di “status symbol”, un ciclico appuntamento motivo di vanto ed esclusività. La spasmodica attesa per ogni episodio, la registrazione degli episodi su videocassette, il commentare le puntate assieme a fratelli, sorelle, amici così da rinnovare pathos, sensazioni, brividi.
I ricordi si fano vivi e vividi. La crescente attesa per i nuovi episodi, l’inconfondibile, unica, inimitabile, inquietante musica – firmata Mark Snow (l’innovazione anche attraverso la musica: un altro elemento che lega “The X-Files” a “Twin Peaks”) – ad introdurre ogni appuntamento. Già, la sigla di “The X-Files”: una geniale combinazione di suoni ed immagini divenuta un’icona della cultura pop contemporanea, simbolo di un movimento – quello legato al mistero e al paranormale – che, grazie a “The X-Files”, ha trovato nuova linfa e propulsione.
In Italia, la prima stagione di “The X-Files” andava in onda, su Canale 5, dal 29 giugno 1994 al 1 ottobre 1995; negli USA, la stagione d’esordio ideata da Chris Carter veniva proposta dal canale Fox dal già citato 10 settembre 1993 al 13 maggio 1994.
24 episodi, dunque, trasmessi in un arco temporale assai dilatato (solo in estate e inizio autunno), peraltro andati in onda non seguendo l’ordine cronologico originale.
Da quel 1994-1995, anche l’Italia è colpita dalla “X-Files mania”. I fan si moltiplicavano ad ogni episodio, sino a formare uno zoccolo duro di appassionati ed irriducibili seguaci, dagli adolescenti agli adulti. Uno zoccolo duro giunto – invecchiato – sino ai giorni nostri.
Nove stagioni… anzi undici
Nove le stagioni che – dal 1993 al 2002 – hanno animato e caratterizzato le vicende degli agenti speciali dell’FBI (acronimo di Federal Bureau of Investigation) Fox Mulder (interpretato da David William Duchovny) e Dana Scully (anatomopatologa interpretata da Gillian Leigh Anderson).
Nove stagioni – le quali hanno dato vita a 218 episodi complessivi – all’interno delle quali gli autori hanno esplorato ed affrontato con perizia cinematografica e competenza i più disparati angoli del mondo del mistero e del paranormale.
A far da matrice portante alle singole indagini condotte dai due agenti della sezione “X-Files” e alle vicende professionali, umane e personali dei personaggi stessi – ricordiamo, a tal proposito, Walter Skinner (interpretato da Mitchell Craig Pileggi), “Smoking Man” (interpretato da William Bruce Davis), John Doggett (interpretato da Robert Hammond Patrick Jr.) e Monica Reyes (interpretata da Anne Elizabeth Gish) – il complotto governativo.
UFO, alieni, ibridazione uomo-extraterrestri, esperimenti genetici, super soldati. Tematiche, queste, che vanno a comporre le fondamenta della serie, la cosiddetta “trama orizzontale” la quale si snoda – non priva di colpi di scena ed azzeccati espedienti narrativi – dalla prima all’ultima stagione.
Per tutti gli appassionati di ufologia, “The X-Files” rappresenta un vero e proprio punto di riferimento, sebbene i fatti narrati siano solo frutto di invenzione letteraria-cinematografica.
Invenzioni, tuttavia, le quali traggono spunto e ispirazione da reali ipotesi di complotto, ben note e ricorrenti all’interno dello scenario ufologico: l’opera di insabbiamento (nella serie TV messa in atto da “Il Consorzio”), pezzi di governo e istituzioni coinvolti nelle attività legate all’ibridazione uomo-alieni.
L’abilità degli autori – ad iniziare dal già menzionato Chris Carter – risiede nell’aver partorito storie paradossalmente verosimili. Tutti gli episodi – anche quelli più frivoli e leggeri, preposti a fare da cuscinetto, da sdrammatizzante intermezzo a vicende altrimenti inquietanti – palesano coerenza, armonia, logicità narrativa pur – naturalmente – qualificati da ragguardevoli slanci iperbolici, surreali, fantascientifici.
Nel 2016, “The X-Files” fa il gran ritorno sugli schermi televisivi di tutto il mondo. La decima stagione, infatti, va in onda negli USA (ancora grazie al canale Fox) dal 24 gennaio al 22 febbraio 2016. In Italia, in chiaro, arriva il 1 giugno 2017 su Rai 4.
A questa decima stagione seguirà un’undicesima serie, andata in onda negli USA dal 3 gennaio al 21 marzo 2018.
Le stagioni 10 e 11 – benché, a tratti, appassite nei contenuti e non più in grado di suscitare quella empatia tipica delle stagioni che vanno dal 1993 al 2002 – riallaccia abilmente il filo con i temi e le chiavi narrative tipici di “The X-Files”.
A queste undici stagione, infine, si aggiungono i due film: “X-Files, il film” (titolo originale “The X-Files – Fight the Future”), datato 1998 e diretto da Rob Stanton Bowman e sceneggiato da Chris Carter, e “X-Files – Voglio Crederci” (titolo originale “The X-Files – I Want to Believe”), pellicola del 2008 diretta e co-sceneggiata da Chris Carter e Frank Spotnitz.
“The X-Files”, scrigno di contenuti rivoluzionari
“The X-Files” è un qualcosa che va oltre la semplice serie TV. Incarna, infatti, un fenomeno culturale totale. Per quanto concerne l’aspetto artistico, “The X-Files” è una delle poche serie TV in grado di sposare alla perfezione storie autoconclusive – esse si esauriscono, pertanto, nell’arco di un singolo episodio – alla trama orizzontale portante. In mezzo, vicende che abbracciano più di un episodio ma che, invero, non entrano a far parte della trama orizzontale legata agli alieni e al complotto governativo.
Emblematico il personaggio di Eugene Victor Tooms. Mutante, mangiatore di fegati umani, un Douglas Anthony “Doug” Hutchison più che mai convincente nei panni dell’inquietante Tooms: la sua storia – sebbene si esaurisca nell’arco di due episodi – è entrata di diritto nel cuore degli appassionati di “The X-Files”.
Le vicende di Eugene Tooms, ricordiamo, sono narrate in due episodi della prima stagione: “Omicidi del Terzo Tipo” (titolo originale “Squeeze”) e “Creatura Diabolica” (titolo originale “Tooms”).
Horror, thriller, fantascienza, ufologia, paranormale e soprannaturale nelle loro più ampie accezioni e declinazioni, messaggi subliminali, creature misteriose, criptozoologia.
Ma anche misteri legati alla Fede. A tal riguardo, tanto evocativo quanto angosciante il trittico di episodi inserito nella stagione 5: “Emily I” (titolo originale “Christmas Carol”), “Emily II” (titolo originale “Emily”) e “Angeli Caduti” (titolo originale “All Souls”). Storie che, tra risvolti e retroscena personali ed inquietanti misteri legati alla Fede cristiana, offrono la misura della profondità artistica riscontrabile in “The X-Files”. Impossibile, ad esempio, non rimanere toccati e incantati dalla sublime sceneggiatura e dalla realizzazione di “All Souls”.
“The X-Files”, invero, costituisce un vasto contenitore di generi e contenuti. Risulta quasi impossibile cercare di inquadrare con rigore matematico i diversi compartimenti.
Dal 1993 al 2002 e ancora dal 2016 al 2018. Guardando “The X-Files” si ripercorrono 25 anni di storia.
Un periodo assai significativo, nel corso del quale la società è mutata a ritmi vertiginosi. Cambiamenti epocali hanno investito ed interessato lo stile, l’abbigliamento (illuminante, in tal senso, la “trasformazione” dei personaggi, ad iniziare da Mulder e Scully) ma, soprattutto, la tecnologia e la comunicazione. Con “The X-Files” è possibile apprezzare questa evoluzione (o involuzione, dipende dai punti di vista…): i primi telefoni cellulari, le prime e-mail, i primi assaggi di un Internet più ristretto di quello odierno ma già colmo di hacker, le prime tracce di una società sempre più informatizzata e schiava dei computer.
Un processo inarrastabile e visibile, in ogni sua tappa evolutiva, nelle undici stagioni che hanno animato la serie TV.
Mulder e Scully, più di semplici personaggi
Storie accattivanti, una trama portante altrettanto seducente. Protagonisti delle vicende, gli agenti speciali dell’FBI Fox Mulder e Dana Scully.
Essi sono più di semplici personaggi di una serie TV. Incarnano, infatti, due personalità, due opposte visioni di concepire la realtà, la scienza, la società, la religione, l’umanità, il cosmo, l’Universo, il presente ed il futuro. Due concezioni, in più occasioni, fortemente e palesemente antitetiche, quasi litigiose: da una parte Mulder, sempre disposto a lasciare più di uno spiraglio aperto a letture “alternative” della realtà e dei fenomeni al centro delle indagini, dall’altra Scully, fedele ad una visione tanto scientifica quanto scettica.
Da un lato un ufficio all’interno del quale campeggia il poster di un UFO con la iconica scritta “I WANT TO BELIEVE”, dall’altro la freddezza delle sale autoptiche e dei riscontri medico-scientifici.
Personaggi, tuttavia, affatto immobili e monolitici. Le complesse e drammatiche vicende personali e le tante indagini ai limiti e oltre i confini dell’ignoto plasmano e modellano personalità e convinzioni di entrambi i protagonisti. Sarà Scully, alla temporanea scomparsa di Mulder, a dover fronteggiare il rigido scetticismo dell’agente Doggett. Un testacoda ideologico e di pensiero impensabile nelle prime stagioni.
Il pensiero “mulderiano” – e non potrebbe essere altrimenti – prevale, alla fine, su quello inutilmente e ostinatamente razionale di Scully.
In ogni caso, siamo in presenza di due personaggi tanto carismatici quanto complementari. Non può esserci Fox Mulder senza Dana Scully. Non può esserci Dana Scully senza Fox Mulder. Un binomio indissolubile, una perenne contrapposizione non solo funzionale alla serie TV ma anche culturalmente stimolante agli occhi dello spettatore.
“The X-Files”, quale eredità?
Se, a 25 anni di distanza dal primo episodio, siamo ancora qui a parlare di “The X-Files” un motivo valido ci sarà. Un motivo che si chiama “eredità”.
Fenomeno televisivo e di costume il quale ha saputo attraversare gli anni senza invecchiare. Tutto riesce ancora ad affascinare, ieri come oggi: le storie, gli intrecci, i personaggi, gli epiloghi, gli espedienti narrativi, le tecniche di realizzazione, dalla fotografia alle musiche.
Al di là di tanti fenomeni collaterali legati alla “X-Files mania”, la serie TV creata da Chris Carter va – senza appello – vista integralmente anche dalle nuove generazioni. Una visione che porterà ad apprezzarne modernità realizzativa e contenuti. A completamento della serie, i due film, entrambi meritevoli, con particolare attenzione rivolta al secondo.
Questa nostra breve ma personale radiografia di “The X-Files” è finalizzata alla riscoperta – o alla scoperta, nel caso di giovani che non abbiano mai visto la serie TV in questione – di un fenomeno televisivo-culturale senza precedenti nel suo genere.
In fondo, oggi come quel 1993, nulla è cambiato: the truth is out there…