Enriqueta Martì è stata una rapitrice e assassina di bambini spagnola, all’inizio del secolo scorso. Usava i resti dei bambini che uccideva per preparare pozioni magiche e pomate miracolose che vendeva ai benestanti di Barcellona.
Cenni biografici
Enriqueta nacque da una famiglia povera e a 16 anni cambiò città per prostituirsi e fare qualche soldo. A 28 anni conobbe e sposò un pittore di poco successo, Joan Pujalò, ma
il matrimonio durò poco e Joan lasciò Enriqueta per il suo brutto carattere e per la sua tendenza a frequentare bordelli e posti malfamati.
Nonostante questo Joan ritornò da lei, ma si riuniranno e separeranno ben sei volte e alla data della cattura della vampira la coppia era separata da cinque anni.
La doppia vita di Enriqueta Martì
Enriqueta conduceva una doppia vita: di giorno mendicava nelle strade di Barcellona vestita di stracci e di sera frequentava i teatri e i locali più rinomati indossando abiti di lusso, cappelli e parrucche. Probabilmente era qui che vendeva i favori sessuali dei bambini che rapiva.
Nel 1909 fu arrestata per prostituzione minorile e si scoprì che faceva prostituire vari bambini dai 3 ai 14 anni.
Nel caso venne però implicato anche il figlio di una persona molto influente ed Enriqueta, grazie a questa e ad altre conoscenze potenti, non andò mai in carcere.
Oltre a far prostituire bambini, la Martì era anche una fattucchiera: creava infatti pozioni magiche e pomate che vendeva a prezzi esorbitanti.
Questi unguenti però, molti dei quali spacciati come rimedi per la tubercolosi, erano ricavati da ossa, sangue e grasso dei bambini che rapiva e uccideva.
L’ultimo sequestro
Il 10 febbraio 1912 sequestrò la sua ultima vittima, Teresita Guitart Congost. Approfittando di un momento di distrazione della madre la prese per mano, promettendole caramelle, ma appena Terisita si accorse di allontanarsi troppo dal suo quartiere volle tornare indietro.
Enriqueta la coprì dunque con un mantello nero e la portò nel suo appartamento dove le tagliò i capelli e le cambiò nome, dicendole che non aveva più genitori e lei era la sua matrigna.
Nell’appartamento la bimba conobbe un’altra bambina, Angelita. Entrambe venivano scarsamente alimentate e un giorno, curiosando in una stanza a cui era stato loro proibito di entrare, trovarono un sacco con dei vestiti da bambino sporchi di sangue ed un coltello.
Sette giorni dopo il rapimento della piccola una vicina della vampira, Claudia Elias, vide una bambina affacciata alla finestra dell’appartamento di Enriqueta e chiese a quest’ultima chi fosse quella bambina mai vista prima.
La vampira chiuse in fretta la finestra senza rispondere alla domanda e questo insospettì la vicina che confidò quanto successo ad un amico.
L’arresto
La sparizione di Teresita era su tutti i giornali e la gente era estremamente spaventata dalla sparizione di così tanti bambini.
Questo portò l’amico di Claudia ad avvisare un poliziotto che a sua volta informò il suo capo. La polizia andò nell’appartamento di Enriqueta dove trovò le due bambine sane e salve.
Riconobbero Teresita e portarono tutte e tre in commissariato. Teresita spiegò come era stata attirata dalla vampira e fu riconsegnata ai genitori. Anche Angelita fu interrogata e raccontò di come poco prima nell’appartamento ci fosse un altro bambino, Pepito.
Un giorno vide Enriqueta portarlo in cucina ed ucciderlo e la piccola, per la paura, corse in camera e fece finta di dormire.
Fu molto difficile risalire all’identità di Angelita dato che Enriqueta sosteneva che fosse sua figlia e la bimba non sapeva dire il proprio cognome. Fu chiamato allora Joan che negò di essere il padre di Angelita e di non avere più contatti con la moglie da cinque anni.
Alla fine Enriqueta confessò di averla presa appena nata da sua cognata, alla quale aveva fatto credere che la bambina fosse nata morta.
La scoperta dei resti delle vittime
La polizia perquisì l’appartamento di Enriqueta e trovò, oltre al sacco con i vestiti e il coltello per disossare di cui parlavano le bambine, anche un altro sacco contenente delle ossa di piccole dimensioni, ma questo era solo l’inizio.
In un’altra sala trovarono bottiglie e contenitori con resti umani conservati: grasso trasformato in burro, piccoli scheletri, ossa in polvere, sangue coagulato e capelli.
Interpellata, Enriqueta, ormai senza via di scampo, confessò tutto. La polizia controllò quindi anche gli appartamenti dove la donna aveva soggiornato previamente e anche lì trovò i resti di molti bambini nascosti nelle pareti, nel soffitto o sotterrati in giardino.
Vennero ritrovati poi dei quaderni con annotazioni in codice, ricette per pozioni magiche e una lista di famiglie ricche di Barcellona che si pensò fossero i clienti della vampira.
Il popolo si indignò, sapendo che se delle persone altolocate e potenti fossero state implicate, nessuno sarebbe più finito in carcere. La polizia fece pubblicare dai quotidiani una notizia che diceva che i nomi sulla lista erano solo famiglie presso cui Enriqueta andava a mendicare e che nulla avevano a che vedere con i bambini morti.
D’altro canto Enriqueta non disse mai i nomi dei suoi clienti e non c’erano le prove per accusare nessun altro a parte lei.
Arresto e morte
Enriqueta venne arrestata e portata in carcere in attesa della sentenza. Sentenza però a cui non poté partecipare dato che solo
un anno dopo la sua carcerazione venne linciata dalle altre detenute. Fu sepolta in una fossa comune nel cimitero di Monjuic, a Barcellona.