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L’enigma delle Bestie di Satana, tra realtà e complottismo

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Bestie di Satana

La cronaca nera, si sa, invade la nostra quotidianità. TV, carta stampata e web raccontano ogni giorno episodi criminali: dai casi più importanti alle semplici “ammazzatine”. Sono queste ultime, in particolare, ad alimentare giornalmente un circolo mediatico affamato di delitti: vite spezzate, incroci pericolosi, “femminicidi” (usando la definizione “politicamente corretta”), storie indubbiamente tristi, squallide ma, al contempo, storicamente irrilevanti.
Irrilevanti per alcuni, ma rilevanti e significative per altri, i quali ritengono che, anche dietro al più semplice delitto, in realtà si celano trame esoteriche ed occulte.

Le Bestie di Satana

Con le Bestie di Satana, la storia criminale italiana contemporanea viene a contatto con un nuovo, violento terremoto giudiziario. Un caso di cronaca che ha scosso la collettività e l’opinione pubblica italiana ed estera. Le Bestie di Satana hanno prodotto un solco profondo ed indelebile nella scena criminale italiana. Un solco secondo solo a quel gigantesco canyon generatosi dai casi de“Il Mostro di Firenze”, ancora non completamente a fuoco.

“Il Mostro di Firenze” costituisce un autentico spartiacque nell’economia della cronaca nera italiana. Un rompicapo mai realmente risolto: omicidi rituali a sfondo sessuale, ignoti mandanti, morti sospette, ipotizzati legami con la cosiddetta “massoneria deviata”, depistaggi, complotti, macchinazioni. Un infinito corollario di intrighi e misteri che hanno reso e rendono tuttora questo caso “il” caso di cronaca nera italiano per eccellenza. Ingredienti che – sebbene caratterizzati da diverse sfumature – ritroviamo anche nei delitti riconducibili alle “Bestie di Satana”.

L’omicidio di Mariangela Pezzotta: la scintilla

Bestie di Satana

Nicola Sapone (doppio ergastolo ed isolamento diurno per 18 mesi), Paolo Leoni (ergastolo ed isolamento diurno per 9 mesi), Andrea Volpe (20 anni di reclusione), Mario Maccione (19 anni e mezzo di reclusione, l’unico minorenne ai tempi dei fatti), Pietro Guerrieri (12 anni e 8 mesi), Marco Zampollo (29 anni e 3 mesi), Eros Monterosso (27 anni e 3 mesi), Elisabetta Ballarin (23 anni).

I nomi di questi personaggi riecheggiano da anni. Sono loro le cosiddette “Bestie di Satana”, sedicente setta satanica attiva tra la provincia di Milano e quella di Varese e protagonista di una scia di sangue consumatasi (ufficialmente) tra il 17 gennaio 1998 ed il 24 gennaio 2004. Satanismo acido, alcol, droga, musica Metal, la provincia e le città del profondo Nord Italia, la noia, la più degradante vita notturna: i tipici ingredienti del “satanismo fai da te”. Insomma, nulla di nuovo.
E, come spesso accade, il satanismo acido si trasforma in puro istinto assassino. La morte intesa come gioco. Macabro passatempo.
Sedicente setta, appunto: non possiamo parlare di organizzazione piramidale, di setta comunemente intesa, ma più semplicemente di un gruppo di amici – o presunti tali… – dedito a fantomatici riti satanici ed esoterici culminati in omicidi e suicidi indotti. Un satanismo confuso, solo apparente, collante ideologico privo di contenuto.

Nicola Sapone, Paolo Leoni: idraulico il primo e residente a Dairago (Milano), commesso presso un ipermercato di Corsico (Milano) il secondo. Vite apparentemente normali. Leoni è figlio di un ex detenuto (omicidio di una ex amante) e noto nella zona per essere un “satanista”. Sapone e Leoni, a quanto pare, sarebbero i membri più anziani della setta. Senza dubbio, tra i più carismatici. E poi vi è Marco Zampollo, indicato da Maccione quale vera anima del gruppo. Quello stesso Maccione che, invece, non considera Leoni il “capo” della setta.
E poi vi è Andrea Volpe, disoccupato di Busto Arsizio (Varese), tossicodipendente, figura centrale della setta. Ad accomunarli, in modo particolare, la droga e l’alcol. La passione per la musica Metal è, come in ogni fenomeno di Acidismo, il collante più superficiale e, al contempo, più sfruttato al livello mediatico.

Fabio Tollis (16 anni) e Chiara Marino (19 anni). Sono loro le prime vittime accertate delle “Bestie di Satana”, ragazzi barbaramente uccisi il 17 gennaio 1998 presso Somma Lombardo (Varese).

I fatti sono noti. Gli omicidi rituali di Tollis e Marino vengono a galla solo all’indomani del 24 gennaio 2004, quando Andrea Volpe – probabilmente su ordine di Nicola Sapone (il quale, però, nega questa circostanza) – uccide Mariangela Pezzotta, ex ragazza di Volpe. Secondo i “vertici” della setta, Mariangela Pezzotta è a conoscenza di troppe informazioni e di troppi dettagli circa le sparizioni di Fabio Tollis e Chiara Marino. Attirata con un pretesto nella baita di Golasecca (Varese), Mariangela Pezzotta viene dapprima ferita al volto, da Volpe, con due colpi di Smith & Wesson, quindi finita da letali colpi di badile da Sapone, chiamato in soccorso da Volpe e da Elisabetta Ballarin, la nuova fidanzata di Volpe. Quest’ultima, mentre Volpe esplodeva i colpi di pistola, era in cucina intenta a preparare dosi di “speedball”, un mix di cocaina ed eroina. Ancora una volta, sangue e droga. Ed un verosimile ricatto: Sapone avrebbe ucciso la Ballarin e il Volpe se questi non avessero ucciso la scomoda Pezzotta.

La Ballarin, Volpe e Sapone seppelliscono il corpo morente ed ancora in vita della Pezzotta nella serra dello chalet.
Quindi, la Ballarin sale a bordo dell’automobile di Mariangela Pezzotta nel tentativo di gettarla nel fiume Ticino. Invano. Con lei c’è anche Volpe, che segue la ragazza a bordo di una seconda auto. Sotto l’effetto delle droghe, la Ballarin – sull’orlo del collasso – si incastra con l’auto; Volpe, nel panico, chiama soccorso, cerca di addossare la colpa del maldestro incidente all’aggressione di due malviventi, ma i Carabinieri non cadono nel tranello, altrettanto maldestro. Le indagini sulla morte di Mariangela Pezzotta scattano allorché la Ballarin, in evidente stato confusionale e ancora sotto l’effetto delle droghe, farfuglia qualcosa a proposito della morte di una certa Mariangela. Il dado è tratto.

Gli investigatori ritrovano il corpo della Pezzotta il giorno dopo, sepolto all’interno della serra dello chalet. Le indagini, improvvisamente, si snodano in più direzioni. L’omicidio di Mariangela Pezzotta, infatti, funge da autentica scintilla: entra in gioco, ancora una volta, Michele Tollis, padre di Fabio.

La scoperta dei corpi di Fabio Tollis e Chiara Marino

Bestie di Satana

Michele Tollis. Pugliese trasferitosi al Nord, autotrasportatore, padre di Fabio Tollis. Sin da quel gennaio 1998, Michele Tollis è a caccia di risposte. Risposte sulla misteriosa, enigmatica scomparsa del figlio Fabio. Attirato dalle vicende criminali che vedono al centro Andrea Volpe, amico di Fabio, Michele riacquista vigore e forza. È ancora a caccia di risposte. Da solo, indomito, inarrestabile. È convinto che Volpe sia coinvolto nella scomparsa di Fabio.
La scomparsa di Fabio Tollis era già salita alle cronache grazie al programma di RAI 3 “Chi l’ha visto?”. Venivano persino intervistati coloro i quali si riveleranno essere i carnefici di Fabio Tollis e Chiara Marino: Maccione, Leoni. Non si sa ancora nulla della setta, del gruppo “Bestie di Satana”.
I ragazzi intervistati sembravano cadere dalle nuvole: ritenevano, infatti, che Fabio e Chiara fossero fuggiti, da soli. Una sorta di fuga amorosa, tra sesso e sballo. La madre di Chiara Marino, però, non credeva a Paolo Leoni. E rilanciava: Leoni è coinvolto nelle sparizioni di Fabio e Chiara. E le prove ritrovate nella camera di Chiara – il riferimento è ai canonici oggetti in uso nei rituali satanici, quali teschi di capra, candele nere, pentacoli, finti teschi umani e così via – conducevano, secondo la donna, a Paolo Leoni e al suo gruppo di “adepti”.

Andrea Volpe, frattanto, cede. Per evitare l’ergastolo, confessa gli omicidi: Mariangela Pezzotta, Fabio Tollis, Chiara Marino, Andrea Bontade. Già, Andrea Bontade. Anch’egli membro della setta ma che, la sera del duplice omicidio rituale di Fabio e Chiara, non ha il coraggio di presentarsi al macabro appuntamento. Avrebbe dovuto fare il palo. Agli occhi della setta, Andrea è un codardo traditore: deve essere ucciso.
“Se non lo fai tu, lo facciamo noi”, gli intimano Sapone e gli altri ragazzi della setta. Ed Andrea opta per la prima soluzione.
È la sera del 21 settembre 1998. Probabilmente drogato da giorni, a sua insaputa, dai suoi aguzzini e sotto l’effetto di alcol e droga dopo l’ennesima serata degli eccessi trascorsa al “Midnight” – il locale milanese a Porta Romana in cui la setta è solita ritrovarsi –, il Bontade va deliberatamente a schiantarsi con la propria automobile a 180 km/h contro un muro. Sull’asfalto, nessun segno di frenata. Suicidio indotto.

Molto è stato detto e scritto sul duplice omicidio di Fabio Tollis e Chiara Marino. Verità, leggende metropolitane, invenzioni giornalistiche, estrapolazioni processuali più o meno attendibili. Tutto concorre a scrivere una sorta di macabra mitologia attorno a tali, efferati crimini.
Stando alle testimonianze, Fabio e Chiara sono ripetutamente e costantemente al centro delle mire assassine della setta. Un primo tentativo di omicidio, infatti, non va a buon fine: Chiara Marino, ormai mal vista e oggetto di reiterati atti di corrosione psicologica (si dice che Maccione, il quale si erge a “santone” e a “medium” del gruppo, abbia descritto Chiara come “l’incarnazione della Madonna”), vuole abbandonare la setta, stritolata dalle logiche malsane della setta stessa. Ma il patto di sangue è chiaro: Chiara è condannata è morte. Drogata, stordita e trasportata in un parco frequentato da tossicodipendenti, Sapone e gli altri appartenenti alla setta cercano di inscenare una overdose. Il tentativo di omicidio naufraga allorché i ragazzi vengono sorpresi da una pattuglia della Polizia. Ma vi è un’altra tesi, ben più materiale: Chiara Marino ha appena intascato la somma di 110 milioni di Lire. Un risarcimento di un incidente stradale. Soldi che, evidentemente, fanno gola agli altri membri del gruppo.

Anche Fabio Tollis, parimenti a Chiara Marino, ha in mente di abbandonare la sedicente setta.
Non crede ai rituali satanici, bensì è solo attratto dal mondo dell’Heavy Metal (Fabio stesso è cantante e bassista in una band, gli “Infliction”, compagine Death Metal nata nel 1996 ed ancora attiva), collante superficiale e innocente della setta. Anche Fabio deve morire. Un altro tentativo maldestro di uccidere Fabio e Chiara naufraga nel nulla: un petardo inserito all’interno del tubo di scarico dell’auto il quale, nelle intenzioni della setta (nella fattispecie, Pietro Guerrieri), avrebbe dovuto far esplodere l’automobile stessa, uccidendo i passeggeri, Fabio e Chiara.
L’asticella della violenza sale, inesorabilmente.

Volpe, Sapone, Leoni e gli altri membri della setta non demordono. Il destino di Fabio e Chiara deve compiersi, il duplice omicidio consumarsi. Si giunge, pertanto, alla sera del 17 gennaio 1998. Fabio Tollis e Chiara Marino, attirati con la scusa di un nuovo rito para-satanico da celebrarsi nei boschi di Mezzana Superiore (frazione di Somma Lombardo), raggiungono gli altri ragazzi nel posto indicato. Fabio aveva avvertito il padre Michele: non sarebbe tornato a casa a dormire, ma avrebbe passato la notte a casa di Chiara Marino. Michele Tollis, invero, è uomo scaltro ed intelligente e poco si fida delle cattive amicizie di Fabio. Sale in auto e si dirige verso il “Midnight”. Ma il gruppo di ragazzi è già sulla via che conduce ai boschi di Somma Lombardo. Si imbatte, però, in Paolo Leoni, il quale lo tranquillizza: Fabio e Chiara si sono appartati, non c’è nulla di che preoccuparsi.
Ad attendere Fabio e Chiara, però, una fossa profonda un paio di metri, scavata nei giorni precedenti da Sapone, Volpe, Guerrieri e Bontade.

La mattanza ha inizio. Sapone uccide a pugnalate la Marino, Maccione e Volpe, intanto, si accaniscono contro il Tollis con pugnali ed oggetti contundenti di varia natura. Questo, almeno, è il quadro che a fatica emerge.
I corpi di Fabio e Chiara vengono brutalmente sfigurati dalla ferocia omicida di Sapone, Volpe e Maccione. Fabio e Chiara, ormai senza vita, vengono gettati nella fossa. Ma l’orrore non è ancora finito. I tre carnefici infieriscono sui cadaveri: orinano sui corpi dei due ragazzi, Sapone inizia ad urlare “Zombie, adesso siete soltanto degli zombie!”, infine, intinta una sigaretta nel sangue dei cadaveri, la fuma.
Nei giorni successivi, i membri della setta si recano nuovamente sul luogo della mattanza allo scopo di cancellare le tracce dell’omicidio: levano il fogliame sporco di sangue, versano ammoniaca sulla fossa così da coprire l’inconfondibile, penetrante puzzo della putrefazione.
I corpi di Fabio Tollis e Chiara Marino, grazie alle indagini scaturite dall’omicidio di Mariangela Pezzotta e alla caparbietà di Michele Tollis, vengono ritrovati il 18 maggio 2004.

Da quel 2004, anno in cui le vicende delle “Bestie di Satana” vengono alla luce, il circo mediatico attorno ai fatti di sangue legati alla sedicente setta satanica lombarda si compone di tante facce e sfumature. Le fasi processuali, le sentenze (tra il 2006 ed il 2007), le numerose interviste agli appartenenti alla setta, i loro volti tranquilli e spesso sorridenti, le fredde – ma spesso confuse – narrazioni dei fatti, le confessioni, le smentite, le accuse e le controaccuse, le mille congetture giornalistiche tra il surreale ed il verosimile, le vite dei vari protagonisti sviscerate e rese pubbliche. Vite spesso anonime, piatte, problematiche, logorate dall’uso e dall’abuso di droga e alcol. Vite che hanno trovato nella musica Heavy Metal e nell’Acidismo uno sbocco attraverso il quale potersi affermare ed uscire da una insoddisfacente routine. Sconsiderata ribellione giovanile, aggregazione tra disadattati.
Le vicende delle “Bestie di Satana”, in questo senso, appaiono speculari ad altre storie in cui la componente para-satanica, unita al consumo smodato di droghe, si erge a collante di individui socialmente pericolosi e psicologicamente labili. Gruppi di individui composti da manipolatori e manipolati.

Le teorie alternative

Paolo Franceschetti è, probabilmente, il più famoso complottista italiano. Secondo le teorie di Franceschetti, avvocato, scrittore, studioso di esoterismo e Massoneria nonché docente di materie giuridiche, la realtà ufficiale non è mai attendibile. Questa, secondo Franceschetti, è sempre frutto di trame segrete, macchinazioni, insabbiamenti, abili distorsioni eseguite da occulti gruppi di persone (ad iniziare dal poliedrico mondo della Massoneria che troverebbe nell’ordine della “Rosa Rossa” uno dei massimi centri di potere esoterico) che pilotano a piacimento stampa ed opinione pubblica. Il nero, per Franceschetti, è bianco, ed il bianco è nero.

Ogni accadimento, qualsiasi fatto – politico o di cronaca – non è mai come appare e come sembra. E come viene raccontato. Dalla morte di Marco Pantani (omicidio riconducibile, secondo Franceschetti, alla “Rosa Rossa”) ai delitti del “Mostro di Firenze” (secondo Franceschetti, tra le menti e gli esecutori materiali dei delitti attribuibili al cosiddetto “Mostro di Firenze” vi è l’ex Procuratore di Firenze, Pier Luigi Vigna), dagli omicidi di Cogne (Franceschetti afferma che il padre di Samuele è uno dei killer della banda della “Uno bianca”, organizzazione criminale attiva tra la fine degli Anni ‘80 e la prima metà degli Anni ’90; una volta finito il lavoro con la banda, sarebbe stato inviato a Cogne. Qui, i servizi segreti uccidono il figlio, Samuele Lorenzi, incolpando poi la moglie, Annamaria Franzoni, al corrente della vita criminale del marito e delle trame occulte) ed Erba al delitto di Garlasco. Persino il caso di “Jack lo Squartatore” sarebbe, secondo Franceschetti, risolto: ad uccidere le donne è uno dei magistrati che si occupa del caso. Anche il delitto di Yara Gambirasio, nella visione complottistica, rientra negli omicidi rituali-massonici.

Omicidi rituali ed esoterici finalizzati ad una fumosa e non ben definita “manipolazione delle masse”, i cui mandanti sarebbero – secondo Franceschetti – gruppi di potere, finanziario, militare e politico, che agiscono nell’ombra. Tutti gli atti avrebbero una firma: simbologie, numerologie, ricorrenze storiche particolari riconducibili alla Massoneria e a questi centri di potere occulto.
Organizzazioni dedite al male e, attraverso di esso, al controllo e al condizionamento delle masse. Contraltare di questi centri di potere occulto ed esoterico dediti agli omicidi rituali sono, secondo Franceschetti, altre organizzazioni, il cui scopo sarebbe quello di contrastare i centri di potere, per così dire, deviati e maligni. Esempio di questa lotta tra centri di potere esoterico – uno cattivo ed uno buono – è, ancora secondo la visione di Franceschetti, il caso della Costa Concordia, nave da crociera naufragata il 13 gennaio 2012 al largo dell’Isola del Giglio: qualcuno ha fatto sì che il numero delle vittime sia stato inferiore rispetto a quanto programmato (altri complottisti, quale Gianfranco Pecoraro, alias Carpeoro, però, affermano che le oltre 30 vittime siano state un effetto collaterale inizialmente non programmato). Un naugragio, appunto, programmato a tavolino, simbolo ed espressione di decisioni politiche di stretta attualità e richiami al passato.
Ed ecco che, secondo il mondo complottista, il naufragio della Costa Concordia sarebbe intriso di segnali e simbologie massoniche-esoteriche: il naufragio è avvenuto 99 anni e 9 mesi dopo l’affondamento del Titanic (999, capovolto, dà 666), il giglio sarebbe uno dei simboli dell’ordine massonico dei “Rosa Croce” e così via. Immancabili i riferimenti ai servizi segreti, alla Massoneria, alla para-massoneria, ai Templari e al Bilderberg.

Per dare la misura di cosa sia il complottismo: “L’affondamento della Concordia è avvenuto un venerdì 13, data funesta per i Templari: il 13 ottobre 1307, il sovrano francese Filippo il Bello epurò Parigi dei cavalieri rosso-crociati, precursori della massoneria. La nave ha fatto naufragio davanti all’isola che porta il nome del giglio, simbolo massonico rosacrociano ma anche della città di Firenze. “Concordia”, poi, è il nome di una potente loggia massonica fiorentina fondata nel dopoguerra e, secondo Carpeoro, implicata in alcune delle più fosche trame della strategia della tensione, fino a estendere la sua ombra su vicende come quelle dei delitti rituali, dal Mostro di Firenze alla morte di Yara Gambirasio. Sempre rincorrendo le tracce “esoteriche” dell’ipotetico sabotaggio marittimo, il nome Concordia fa anche riferimento all’unità e alla pace tra le nazioni europee: «Per questo i 13 ponti della nave prendevano il nome di altrettanti Stati europei», fa notare “Border Nights”, ricordando che proprio il 13 gennaio 2012 l’agenzia Standard & Poor’s tagliò bruscamente il rating a mezza Europa, “affondando” i titoli di Stato. Anche questa sembra una coincidenza particolare: dopo che affonda (per davvero) una nave dedicata all’Europa, si cola a picco (finanziariamente) l’Unione Europea, con una crisi bancaria creata a tavolino. Un modo per rivendicare, con l’uso della simbologia, una tragedia annunciata?” (tratto da “Costa Concordia: credete davvero che sia stato un incidente?”, pubblicato il 28/9/2017 su libreidee.org)

In questo lungo, infinito elenco di complotti non poteva mancare il caso riconducibile alle “Bestie di Satana”.

Paolo Franceschetti, scendendo ancor di più nel dettaglio, è stato legale degli ergastolani Paolo Leoni e Nicola Sapone. Franceschetti, in pieno “stile Franceschetti”, rigetta la verità ufficiale per addentrarsi in congetture – a suo avviso basate su fatti ed incontrovertibili evidenze – che riscriverebbero in toto l’intera vicenda di sangue legata alle “Bestie di Satana”.

Secondo Franceschetti, la setta delle “Bestie di Satana” è una invenzione – l’ennesima – della stampa, di una stampa manipolata da burattinai ad alti livelli penetrati e attivi in ogni ambito professionale ed in ogni settore. Secondo l’avvocato, quindi, le prove e le testimonianze raccolte ed usate in sede processuale sarebbero dissonanti, confuse, contrastanti, deboli, insufficienti, incomplete, difettose, manipolate ad arte. Nessuna setta, i ragazzi condannati tutti innocenti.
O, se colpevoli, non nelle modalità emerse durante un processo – secondo Franceschetti – viziato. Le stesse contraddittorie interviste rilasciate dai protagonisti di queste inquietanti vicende, dunque, sarebbero manipolate e frutto di un copione precedentemente scritto, di una attenta regia che fa dire ai membri della sedicente setta ciò che l’opinione pubblica vuole ascoltare. Celando, dunque, la vera, inconfessabile realtà.

La scia di sangue riconducibile – verosimilmente o meno – alle “Bestie di Satana” non si esaurisce con i quattro omicidi (Tollis, Marino, Bontade, Pezzotta). Vi sono, infatti, altri lutti avvenuti in circostanze ancora poco chiare che, per alcuni, sono da attribuire all’influenza, all’azione e al coinvolgimento – più o meno diretto – delle “Bestie di Satana” o chi per loro. Parliamo, su tutti, di Doriano Molla (trovato morto strangolato, impiccato con un filo elettrico; un omicidio camuffato da suicidio, a quanto sembra), Christian Frigerio (scomparso e mai più ritrovato: a detta di Maccione, è la prima vittima delle “Bestie di Satana”. Siamo nel 1996.), Andrea Ballarin (impiccato nei pressi di una scuola e non lontano dalla casa di Volpe. Volpe ha ammesso che la setta ha ucciso Ballarin a seguito di alcuni screzi avuti con Leoni, quest’ultimo, peraltro, insoddisfatto per non aver partecipato agli omicidi Tollis e Marino), Stefano Longone. Si contano, secondo le testimonianze di Maccione, almeno 18 persone morte o scomparse a causa delle “Bestie di Satana”.

Franceschetti, anche in questo caso, è abile nel distruggere, nello smantellare le prove e la verità ufficiale ma molto meno nel costruire una valida ed affidabile tesi alternativa. Abile nel rigettare le fonti ufficiali ma meno abile nel presentare fonti alternative attendibili. Abile nel dire “non è così”, meno abile quando si tratta di dire “è così per queste e quest’altre ragioni”.
Teorie spesso affascinanti, abbaglianti, seducenti, conturbanti, sconvolgenti: si sa, il “fascino dell’alternativo”, la voglia – insita nell’uomo – di andare oltre le apparenze e di cercare verità alternative, più intriganti ma meno rassicuranti, tanto succulenti quanto, spesso, inverosimili. Il complottismo militante, il complottismo del “è sempre e comunque tutto un complotto”, affonda le proprie radici in questi semplici concetti. Certo che le verità ufficiali non sempre collimano con la realtà fattuale (i giochi di potere ed i segreti di Stato esistono, è innegabile), ma è altresì vero che, nella maggioranza dei casi, la verità è molto più diretta, spiegabile e semplice di come vogliamo immaginarla e dipingerla mediante l’appiglio a inesistenti complotti.

Franceschetti afferma che gli esecutori materiali del duplice omicidio Tollis-Marino non si siano sporcati gli indumenti, circostanza strana alla luce di una mattanza. Allo stesso tempo, però, fa riferimento alla testimonianza di Maccione, il quale dice che indossava due paia di pantaloni, uno sopra all’altro, e di essersi poi levato quello sporco (non ricorda se l’ha buttato o portato con sé). Quindi Maccione c’è sulla scena del delitto! Maccione confessa di essersi sporcato!

Non è tutto. Franceschetti afferma che i corpi di Fabio Tollis e Chiara Marino siano stati gettati nella fossa (che egli, peraltro, ritiene non essere stata scavata a mano, solo con l’ausilio di vanghe, dai membri della setta) nel 2004 e non la sera del 17 gennaio 1998. A sostegno di tale, ardita tesi la presenza dei mozziconi di sigaretta all’interno della fossa (a detta di Franceschetti, troppo freschi e, quindi, incompatibili; tuttavia, una sigaretta si decompone, a seconda delle condizioni ambientali in cui si trova, dai 2-5 ai 12 anni, tempo, pertanto, compatibile con la scena del delitto), la scarsa efficacia della ammoniaca nel coprire l’odore della decomposizione e nel tener lontani animali “spazzini”, la presenza delle bottiglie di plastica – a distanza di sei anni – contenenti l’ammoniaca versata dagli assassini (per Franceschetti è inverosimile che, in sei anni, qualcuno o qualcosa non abbia levato o spostato le bottiglie ormai vuote), il luogo del ritrovamento dei corpi, secondo Franceschetti situato in una zona troppo popolosa e battuta da molteplici persone per essere scelto quale luogo ove uccidere due persone e scavare una fossa a mano senza essere visti. Per questi ed altri fattori, i corpi del Tollis e della Marino sono stati gettati nella fossa, nei boschi di Somma Lombardo, nel 2004, pochi giorni prima che Volpe guidasse gli investigatori sul posto. Un tassello, secondo Franceschetti, che dimostrerebbe l’esistenza di una regia occulta ed esoterica e quanto i fatti dati in pasto all’opinione pubblica siano stati artificialmente distorti.

Manca, però, la tesi alternativa: se la verità ufficiale, secondo Franceschetti, non è quella emersa, come sono andati, allora, i fatti? Chi ha ucciso Fabio e Chiara? Dove? Come? Perché? Risposte a cui i complottisti non sanno (ancora?) dare risposte certe ed esaustive.

Paolo Franceschetti, dunque, è convinto della piena innocenza di Paolo Leoni e Nicola Sapone; in occasione del primo colloquio con Sapone, Franceschetti risponde alla osservazione fatta da Sapone: “Ma non hai paura di me? Hanno tutti paura… per tutti sono il serial killer che ha pisciato sui cadaveri di Fabio e Chiara”. Gli ho risposto: “No, non ho paura di te perché so che quella notte tu non sei mai stato in quel bosco. Ne sono convinto molto più di te che non ricordi nulla”.
Franceschetti, dunque, è fermamente convinto che dietro ai delitti delle cosiddette “Bestie di Satana” vi siano menti, regie, persone e bracci armati ancora ignoti, occulti.

I veri satanisti, insomma, non sono Leoni, Sapone, Volpe, Maccione e soci (e su questo punto, non possiamo che concordare), bensì uomini che agiscono in organizzazioni occulte mai menzionate dai media. Politici, finanzieri, militari, magistrati, imprenditori, giornalisti, medici. In ogni caso, uomini potenti e che ricoprono ruoli importanti nella società.

I condannati, si sa, hanno tutto l’interesse a dirsi innocenti o non pienamente colpevoli, anche a costo di andare in contraddizione con se stessi. Lo scaribarile è gioco diffuso. Al contempo, gli avvocati – per definizione – debbono difendere i propri assistiti e sminuire le proprie responsabilità.

I protagonisti di questa inquietante vicenda – da Volpe a Sapone, da Maccione e Leoni e così via – oscillano in quel sottile confine tra l’attendibilità e la inattendibilità. Dichiarazioni spesso contraddittorie, altre volte assai convincenti e compatibili, uno stato alterato dalle droghe e dall’abuso di alcol che rende i ricordi sovente evanescenti e confusi. Di chi fidarsi?

Tutto, forse, non è ancora stato scritto e detto attorno agli omicidi delle “Bestie di Satana”.
In più occasioni, Andrea Volpe e Pietro Guerrieri citano un “Terzo Livello”. Tirano in ballo Alessandro e Paolo, non facenti parte delle “Bestie di Satana” ma attivi in un’altra setta. Chi sono Alessandro e Paolo? È questa la setta – la vera setta – che impartiva gli ordini, atraverso Sapone, alle “Bestie di Satana”?
Nel 2012, inoltre, la madre di Doriano Molla, Flaviana Cassetta, viene ritrovata morta nella sua casa di Cassano Magnago (Varese). Suicidio. O forse l’ennesimo omicidio mascherato da suicidio? Anche la madre, che da anni reclamava la verità sulla morte del figlio, ha avuto in sorte il medesimo destino di Doriano?
Doriano era stato trovato cadavere nel 2000: impiccato, a Cavaria con Premezzo (Varese), ad un albero con del filo elettrico. Un suicidio strano, sospetto. Un omicidio.

Il caso delle “Bestie di Satana” fa e ancora farà parlare di sé. Si scriveranno libri (anche Mario Maccione ha raccontato in un libro, “L’Inferno tra le mani – La mia storia nelle Bestie di Satana”, a cura di Stefano Zurlo, Piemme, la propria esperienza diretta nel gruppo), articoli, si produrranno interviste e approfondimenti televisivi. Alla ricerca di quella verità condivisa, documentata e documentabile che, complottisti e non, ancora non posseggono.

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