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Emilie Autumn: il cabaret della malattia mentale

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Emilie Autumn

Emilie Autumn Liddell è un’artista poliedrica di Los Angeles. Nata e vissuta negli Stati Uniti, la sua musica riprende il famoso cognome: quello della piccola Alice di Lewis Carroll e il suo mondo sottosopra.

Emilie Autumn: la poesia di una vita burrascosa

Non è possibile parlare di Emilie Autumn senza menzionare il suo fidato violino, lo strumento che le tiene compagnia dalla tenera età di quattro anni. La musica ha ricucito le ferite di un’adolescenza passata fra bullismo, anoressia, violenze sessuali. Per trascrivere qualche superficiale diagnosi, possiamo aggiungere: self-harm, disturbo bipolare e sindrome maniaco depressivaEmilie Autumn

Senza dubbio, elencare queste patologie tutte insieme potrà generare un effetto quasi parodico. In realtà, messi così alla rinfusa, i disturbi ci appaiono come i posti disordinati di un’orchestra. Ed è questo che Emilie Autumn genera con i suoi ritmi – nati da uno spiccato amore per Bach: una trasformazione. Dal delirio alla poesia, con momenti civettuoli e un attimo dopo grida distorte.

Emilie Autumn: da Enchant a Opheliac

Il debutto di Emilie Autumn avviene con il concept album Enchant, che evoca atmosfere magiche e fiabesche. Sono fate e fantasmi, come riferito dalla stessa Emilie, che prendono forma in una miscela di stili, dal rock al new age con quale punta d’arpeggio classico. I temi sono ancora acerbi. O meglio, trattenuti. E accennano al tormento di una mente divisa solo attraverso metafore e rielaborazioni di grandi classici della leggenda e della letteratura: Raperonzolo e la Giulietta di Shakespeare.

Emilie Autumn
Foto di Larry Marano

Una svolta avviene con Opheliac. Il disco inaugura l’era del victorian industrial, termine coniato dalla cantante per designare uno stile musicale che ricorda una versione darkwave e contorta dei Music Hall inglesi in voga nel XIX secolo. L’album presenta parti melodiche e accenni che sfiorano il metal.

Emilie AutumnNon ci sono più censure magiche. La malattia mentale viene presentata nella sua veste più cupa e realistica. Il tocco esibizionistico, a metà fra il cabaret e Tim Burton, non basta a nascondere il dolore graffiante della voce, del violino, delle scosse elettriche. Opheliac include il pezzo Gothic Lolita – cronaca di uno stupro ai danni della cantante, allora bambina.

Pedofilia: un tema che tornerà in I Want My Innocence Back con le sue ripetizioni soffocanti. Le tonalità fantasy ci sono ancora. Maledicono ogni morso di psicofarmaci con Swallow – letteralmente “ingoiare”.

Come da titolo, grande rilievo ha l’Ofelia di Amleto e il leitmotiv del suicidio, tratto da cronache passate di eventi realmente accaduti – come in 306 – o declinato con le good manners di un tea party in The Art of Suicide. Per ultimo, come non menzionare la traccia compresa nella colonna sonora di SAW IV?

CAGE OF NAKED CRAZIES
THE SURGEON’S HERE TO BLEED
THE DOCTORS ARE ALL LEARNED MEN
AND SOME CAN EVEN…

Gabbia di matti nudi, il chirurgo è qui per far sanguinare, i medici sono tutti uomini dotti e qualcuno può anche… Un piccolo assaggio da Miss Lucy had some leeches – La signora Lucy aveva qualche sanguisuga. A un primo ascolto può sembrare un tocco da bambini. La cantilena, invece, mette in risalto le violenze in suo nelle strutture psichiatriche del secolo scorso. Amputazioni, esperimenti, lobotomie, abusi sotto banco.

Voci dal Manicomio

Il tatuaggio che Emilie Autumn sfoggia sulla spalla è la sigla del reparto di psichiatria che più volte la ospitò. Da un’esperienza simile, dopo due album strumentali di tutto rilievo, non poteva che nascere una vera perla: Fight Like a Girl (2012)

La malattia mentale acquista qui il massimo rilievo. Fight Like a Girl è un concept album legato al libro Asylum for Wayward Victorian Girls – il Manicomio per le ribelli ragazze vittoriane, scritto e illustrato da Emilie Autumn in persona.

You see, they’re really more like animals than people
Which has been proven haven’t any souls at all.

Sono più simili agli animali, che alle persone! Lo sanno tutti, è provato che non hanno alcuna anima! Ad ascoltare le parole della canzone di apertura Girls! Girls! Girls! ci sembra di sentire le voci soffuse di qualche impiegato alle prese con gli internati.

In Fight Like a Girl, seguiamo la storia di alcune pazienti che interagiscono con altre figure dell’universo ospedaliero. La particolarità dell’album sono i dialoghi parlati e i profondi riferimenti storici

Girls! Girls! Girls! apre, nel vero senso della parola, il manicomio agli ascoltatori. In fondo, non è un mistero che in Inghilterra si organizzassero vere e proprie visite turistiche per “ammirare” i reclusi all’interno degli asylums – con tanto di biglietto non sempre economico.

Grandi orchestrazioni e distorsioni, il tutto in una verve più aggressiva che nei lavori precedenti. Da notare l’aggiunta di effetti sonori – sussurri, strascichi di catene, porte cigolanti – che permettono la totale immersione nella storia. Un racconto che non scappa da tinte cupe e inquietanti, come nell’intermezzo Hell is Empty e nel pezzo Take the Pill.

Conclusioni

Emilie Autumn salta subito all’occhio per le sue mirabolanti esibizioni live. Abbiamo acrobazie, danze circensi e bizzarri costumi. Si tratta solo di un personaggio costruito? Forse no. Lo dimostra la sua vita, che nel libro Asylum for Wayward Victorian Girls, si intreccia a quella della Emily inglese d’un paio di secoli prima. L’autenticità deriva anche dalla concreta esperienza della malattia mentale e dallo studio dei suoi corsi e ricorsi storici.

Il manicomio, l’ospedale psichiatrico, non è presentato come un carcere per poeti e geni incompresi. E nemmeno come set di spicco per storielle orrifiche di secondo ordine. Il manicomio di Emilie – e un po’ tutta la sua produzione – si sente, si tocca, si capisce. Un luogo vero, di veri orrori e punizioni, la cui straziante attendibilità nasce da vaste e accurate letture. Anche il sostrato musicale di Emilie è il frutto di una profonda conoscenza classica, nascosta e armonizzata nello stile più duro e deviante.

Valutare Emilie Autumn solo alla luce dei suoi un tempo sgargianti capelli rosa, o delle calze a strisce, sarebbe riduttivo. Qualcuno la potrà definire un idolo per adolescenti in piena crisi esistenziale. Qualcun altro, più avveduto, saprà cogliere la dolcezza e la rabbia di un nuovo panorama musicale troppo spesso ignorato. Come lo erano le realtà manicomiali, dopotutto.

Per ultimo, un assaggio live di Take the Pill – San Pietroburgo 2013: 

Sito Ufficiale di Emilie Autumn: QUI

Asylum for Wayward Victorian Girls BOOK: QUI

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