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Dawn of the Black Hearts, il Black Metal tra gore e mitologia

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Può una copertina di un album assumere contorni fortemente macabri sino a raggiungere inauditi livelli di gore? La risposta è sì e tutto ciò è diventato realtà, indirettamente, grazie ai Mayhem.

Con i Mayhem si scende negli abissi più profondi ed inesplorati dell’underground musicale. Il Black Metal, grazie alla band norvegese e al suo impulso innovativo, tocca livelli decisamente estremi. Stiamo parlando di un genere, il Black Metal appunto, intrinsecamente borderline e ad uso e consumo di una ristretta nicchia: di eletti anticonformisti e trasgressivi non assuefatti alle mode secondo alcuni, di reietti disagiati dediti all’uso di alcol e droga e di satanisti con istinti affatto amorevoli secondo altri. In realtà, parimenti a tutti gli altri generi musicali, il Black Metal può essere apprezzato anche da persone insospettabili: indubbiamente dall’animo molto “scuro” ma tutt’altro che assimilabili e riconducibili allo stereotipo del fruitore medio e più diffuso di questa musica.

Musica obiettivamente non facile da ascoltare ed apprezzare, il Black Metal. Esso è più di una semplice espressione artistica, è più di un insieme di chitarre distorte, batteria, voci tanto screaming quanto cavernose, ritmiche martellanti, spesso nevrotiche e prive di melodia, quasi insopportabili. È un modo di intendere e vivere la società, il mondo, il genere umano. Un movimento, tuttavia, tutt’altro che unitario e monolitico, sia per registri musicali che per tematiche affrontate: nichilismo, misantropia, satanismo, blasfemia, anti-cristianesimo, paganesimo, gore, horror porn, suicidio, omicidio, morte e sangue nelle più multiformi interpretazioni e sfaccettature, nazionalismo, mitologia, tradizioni e leggende popolari (odalismo), guerra, omofobia, politica (tanto di matrice neo-nazista quanto neo-comunista ed anarchica). Nel Black Metal confluisce tutto questo ed altro.

I Mayhem, l’apice del Black Metal

Nel 1984, ad Oslo, prende forma e vita il gruppo dei Mayhem, nome ispirato ad un brano dei Venom (“Mayhem with Mercy”), gruppo Heavy Metal britannico fondato nel 1979. Jørn Stubberud (Necrobutcher, bassista), Kjetil Esten Haraldsson Manheim (Manheim, batterista) ed il celebre e discusso leader Øystein Aarseth (il famigerato Euronymous, chitarrista) sono i fondatori del gruppo. Eirik Norheim (Messiah) ne è il cantante: questi i nomi dei musicisti che compongono il nucleo originario di una band che, nel corso degli anni, muta più volte fisionomia ed identità. Tutti usano uno pseudonimo: Euronymous, inizialmente, si fa chiamare Destructor. Solo più tardi assumerà il nome d’arte di Euronymous, derivato dal nome greco Εὐρύνομος, Eurynomos, un demone delfico.

I primi successi non tardano ad arrivare: è l’epoca del Trash Metal/Splatter di “Deathcrush” (data di pubblicazione: 16 agosto 1987), primo EP (acronimo di Extended Play) della band norvegese al quale lavorano Sven Erik Kristiansen (Maniac, voce), Euronymous, Necrobutcher, Manheim, Messiah. Otto brani, otto pietre miliari del Black Metal: “Silvester Anfang” (Intro, composto da Conrad Schnitzer), ”Deathcrush”, “Chainsaw Gutsfuck”, Witching Hour” (cover dei Venom), “Necrolust”, “(Weird) Manheim”, Pure Fucking Armageddon” ed il singolare “Outro”, quest’ultimo incluso solo nell’originale vinile.

Già nel 1988, la band cambia volto: Maniac e Manheim abbandonano il gruppo. Subentrano, momentaneamente, Kittil Kittilsen e Torben Grue, ma è con l’arrivo di Per “Pelle” Yngve Ohlin (in arte Dead) e Jan Axel Blomberg (Hellhammer) che i Mayhem abbracciano un nuovo corso. Un corso che cambierà per sempre la storia della band norvegese.

Dead

Dead. Morto. In questo eloquente pseudonimo c’è tutta l’essenza del personaggio che ha per sempre riscritto la storia dei Mayhem e del Black Metal. La controversa e rivoluzionaria figura di Per “Pelle” Yngve Ohlin, in arte Dead, affascina e cattura l’interesse non solo dei fan del Black Metal. Natio di Stoccolma (Svezia, 16 gennaio 1969), Dead palesa sin da ragazzo una psicologia assai particolare. Subisce un grave episodio di bullismo che lo riduce quasi in fin di vita, è probabilmente affetto dalla Sindrome di Cotard (una rara e grave patologia psichiatrica). Taciturno, solitario, problematico, depresso, simpatizzante dei regimi totalitari, attratto in modo morboso ed ossessivo – patologico, potremmo dire – dalla morte. Afferma anche di aver vissuto una sorta di esperienza pre-morte, in ospedale, mentre è vittima di una grave emorragia. Odia il Cristianesimo, Dio, si avvicina all’occultismo e al Satanismo, culto che suscita in lui un fascino enigmatico ancora non del tutto a fuoco.

Prima i Morbid, quindi la svolta decisiva con i Mayhem.

Grazie alla complessa ed influente presenza di Dead, i Mayhem cambiano registro, immagine, tematiche: arriva il corpse paint (strumento attraverso il quale Dead mira ad assomigliare ad un cadavere), l’atmosfera si fa ulteriormente più cupa, tetra, sanguinolenta, raccapricciante e violenta. Satanismo, morte e nichilismo diventano sempre più i temi portanti e centrali attorno ai quali ruotano i testi dei Mayhem. Arrivano le teste di maiale e pecora impalate ai concerti e poi gettate tra il pubblico, le ferite auto-inferte sul palco: Dead, come racconterà, nel corso di un concerto si sfregia le braccia con una bottiglia rotta di Coca-Cola ed un coltello. Sanguina copiosamente sino al collasso. In occasione del Capodanno del 1989, Metalion (Jon Kristiansen, fondatore di Slayer Magazine) organizza un festa a casa sua. Invita, tra i vari esponenti del panorama Metal, anche Euronymous e Dead, con il quale condivide una grande amicizia. Dead e Tomas “Tompa” Lindberg – musicista svedese dei Grotesque, At The Gates, Skitsystem, The Great Deceiver, Lock Up, The Crown e Disfear, Nightrage – iniziano a tagliarsi reciprocamente. Un perverso gioco. Sangue, birra e vomito si mescolano sino a generare un vortice di degrado psicofisico.

Il desiderio di malvagità e di spaventare il pubblico crescerà sino a raggiungere una spirale tanto perversa quanto inedita. I Mayhem diventano definitivamente e compiutamente sinonimo di Black Metal, grazie e soprattutto alla impronta di Dead.

Mi sfregiai le braccia con un coltello e una bottiglia rotta di Coca Cola. La maggior parte delle persone lì erano buone a nulla e non volevo che loro guardassero il nostro concerto! Prima che iniziassimo a suonare c’era una folla di circa trecento persone, ma durante il secondo brano “Necrolust”, iniziammo a lanciare teste di maiale. Solo in cinquanta rimasero, mi piacque! Mi innervosisco con quelle persone che hanno la testa fra le nuvole, così cosparsi nuovamente di sangue le mie braccia, noi vogliamo spaventare coloro che non dovrebbero essere ai nostri concerti.

Le parole di Dead lasciano poco spazio all’immaginazione.

Euronymous  dirà di lui: «Onestamente penso che Dead sia insano di mente». È in questo periodo – l’inizio degli Anni ’90 – che si collocherebbe la nascita del presunto Black Metal Inner Circle (noto anche con i nomi di Black Mafia, Inner Circle, Black Circle e Svarte Sirkel), un gruppo di persone legato all’anima più estrema, satanista e cruenta del Black Metal, dedito ad atti criminali contro chiese, cimiteri ed altri gruppi Metal ritenuti “venduti”, blandi, ormai commerciali, incoerenti, schiavi delle mode. Persino alcuni omicidi sono riconducibili alle attività e ai personaggi che compongono questa fantomatica organizzazione a delinquere, tra cui l’assassinio – datato 10 agosto 1993 – dello stesso Euronymous per mano di Kristian Vikernes, meglio noto col nome di Varg Vikernes o con lo pseudonimo di Count Grishnackh, all’epoca membro dei Mayhem. L’esistenza del Black Inner Circle non è mai stata dimostrata ed incontrovertibilmente svelata, anzi, è stata ripetutamente smentita; tuttavia, gli atti criminali commessi da esponenti del Black Metal scandinavo costituiscono, a tutt’oggi, una macchia indelebile per tutto il movimento.

Il successo e la popolarità dei Mayhem, nell’ambiente del Black Metal, sono inesorabili. Dead e Euronymous incarnano le figure portanti della band. Dead, in particolare, vive in modo del tutto personale ed intimo il proprio profondo disagio esistenziale. Un disagio irreversibile, amplificato verosimilmente dalla Sindrome di Cotard, patologia che lo porta a ritenersi già morto. Dead, si racconta, è solito sotterrare i propri abiti prima di indossarli in occasione delle esibizioni, così da rendere “cadaverico” il proprio aspetto. Chiede persino di essere sepolto lui stesso, tanto miri a somigliare ad un vero e proprio cadavere. Sembra conservi un corvo morto dentro una busta, così da poter annusare l’odore della morte prima di salire sul palco. Ma non è il solo volatile in putrefazione che conserva: gli altri li tiene sotto il letto. Veste magliette con annunci funebri, mangia di rado. Dead è morte-dipendente: la morte quale principale droga per la propria psiche. I pensieri maligni, nichilisti ed autodistruttivi nonché lo stesso disagio esistenziale di Dead avranno profondi riverberi sui testi e sull’immagine dei Mayhem, sino a quel momento oscillanti dallo Splatter ad un confuso e distorto Satanismo teista (abbracciato da Euronymous) più o meno genuino e scenico. In ogni caso, la politica (Euronymous, ad esempio, è comunista) è tenuta fuori dai testi e dall’immagine scenica del gruppo.

Frattanto, la band inizia la stesura dell’album “De Mysteriis Dom Sathanas”, senza dubbio il manifesto musicale per eccellenza dei Mayhem, invero considerato da molti addetti ai lavori un manifesto del movimento Black Metal nella sua interezza. Album dalla lunga e travagliata gestazione, intrapresa già nel 1987. Il disco, registrato in studio tra il 1992 ed il 1993, verrà pubblicato solo il 24 maggio 1994, successivamente, quindi, alle morti di Dead e Euronymous. Tutti i testi sono scritti da Dead; ad interpretarli, sarà la voce di Attila Csihar. “Funeral Fog”, “Freezing Moon”, “Cursed in Eternity”, “Pagan Fears”, “Life Eternal”, “From the Dark Past”, “Buried by Time and Dust”, “De Mysteriis Dom Sathanas” i titoli dei brani dell’ormai rinomato ed iconico album.

La morte di Dead, tra leggenda e realtà

La morte di Dead è, ancora oggi, avvolta da una coltre di mistero, verità sottaciute e, verosimilmente, di omertà. Ma procediamo con ordine.

Dead e Euronymous abitano insieme in una piccola casa presso Oslo, precisamente a Kråkstad. Una abitazione che i membri dei Mayhem utilizzano anche come sala prove. La qualità di vita è infima: sono quasi isolati dal mondo esterno. I ricordi e le testimonianze di Hellhammer ci consegnano un Dead profondamente depresso e solitario. Necrobutcher, invece, riferisce di reiterati litigi (anche molto accesi e scaturiti da banalità) tra Euronymous e Dead.

Dead medita anche di lasciare i Mayhem per riabbracciare i mai dimenticati Morbid.

Si narra che una notte, infastidito dalla musica elettronica suonata da Euronymous, Dead sia uscito di casa per dormire nella foresta circostante e che Euronymous, quindi, si sia addentrato tra i boschi sparando colpi in aria. Varg Vikernes, fondatore del progetto musicale denominato Burzum, sostiene che una volta Dead abbia pugnalato Euronymous. Lo stesso Vikernes, inoltre, afferma di aver regalato a Dead i proiettili per il fucile. Tuttavia, questi proiettili non verranno usati dal cantante dei Mayhem per scrivere l’ultimo atto della propria vita.

È l’8 aprile del 1991. Dead è solo in casa. Afferra un coltello: si taglia le vene dei polsi e la gola. Imbraccia il fucile, preme il grilletto. Un colpo alla fronte. Devastante. Il suicidio quale unica via di salvezza. Prima di uccidersi, Dead scrive un bizzarro messaggio, diretto ai suoi coinquilini, il cui incipit recita «Excuse the blood»: scusate per il sangue. Su altri fogli, Dead imprime quelli che diventeranno i versi di “Life Eternal”, brano incluso nell’album De Mysteriis Dom Sathanas”.

 

Il ritrovamento del corpo: nasce “Dawn of the Black Hearts”

Il corpo senza vita di Dead viene ritrovato da Euronymous, il quale, per entrare in casa, deve accedere attraverso una finestra: la porta, infatti, è chiusa a chiave. E la chiave ce l’ha Dead. È da questo istante che nasce e si sviluppa il mito attorno alla copertina dell’album “Dawn of the Black Hearts”.

Certamente, Euronymous fotografa il cadavere di Dead: il cranio mortalmente squarciato dal colpo di fucile, il cervello, il sangue, il coltello. È probabile che Euronymous abbia “ritoccato” la scena del suicidio, disponendo in modo più artistico ed “accattivante” gli oggetti attorno al corpo di Dead. Una congettura, tuttavia, non dimostrabile. Ma non è tutto. Come nei più incredibili racconti mitologici nordici, il suicidio di Dead è intriso di leggenda, trasuda leggenda. Macabra leggenda.

Si narra che Euronymous abbia mangiato alcune parti del cervello di Dead e che abbia distribuito, sottoforma di collane, frammenti del cranio ad illustri personaggi del panorama Black Metal, ritenuti degni di cotanto presente; tra di essi, sembra ci siano Bård G. Eithun (conosciuto col nome di Bård Faust, batterista soprattutto noto per la militanza negli Emperor) e Morgan Steinmeyer Håkansson, chitarrista svedese di Abruptum e Marduk.

I fatti sono tutt’altro che nitidi e chiariti. Euronymous scatta le famigerate fotografie, molte delle quali sembra gli vengano confiscate dalla polizia, accorsa in casa a seguito del suicidio di Dead: Euronymous promette di distruggere le foto ma, a quanto pare, anziché distruggerle le conserva nel suo negozio di dischi, battezzato col nome di “Helvete”, Inferno. Voci – non verificate – attesterebbero l’esistenza di almeno cinque foto ancora in circolazione. Fatto è che una di queste fotografie diventa l’immagine della copertina di “Dawn of the Black Hearts”, bootleg pubblicato il 17 febbraio 1995 e contenente la registrazione di un concerto tenuto dai Mayhem a Sarpsborg (Norvegia), il 28 febbraio del 1990. Otto brani in cui possiamo ascoltare la voce di Dead: “Deathcrush”, “Necrolust”, “Funeral Fog”, “Freezing Moon”, “Carnage”, “Buried by Time and Dust”, “Chainsaw Gutsfuck”, “Pure Fucking Armageddon”.

Esistono ulteriori versioni indipendenti di questo singolare album, contenenti, cioè, brani registrati in occasione di un concerto a Ski, Norvegia, datato 20 aprile 1986. In questo live, a cantare non è Dead ma Messiah.

Le 300 copie del vinile originale, ad ogni modo, vengono pubblicate dalla Warmaster Records del colombiano Mauricio “Bull Metal” Montoya, proprietario, appunto, della Warmaster Records Colombia, amico di corrispondenza di Euronymous. Si tratta, dunque, di un album non ufficiale. È Euronymous ad aver inviato a Mauricio Montoya la foto del cadavere di Dead? Probabilmente sì.

Da quell’8 aprile 1991, i Mayhem cambieranno più volte formazione, passando per uno scioglimento a metà Anni ‘90. Il suicidio di Dead, inoltre, sarà fonte di dissapori e incomprensioni tra i diversi membri o ex membri: assai contestata da Necrobutcher e Manheim, infatti, è la gestione dell’accaduto da parte di Euronymous, il quale cerca di cavalcare in modo lampante e spudorato il lutto allo scopo di rafforzare l’immagine e la posizione dominante dei Mayhem all’interno del policromo ma anche litigioso scacchiere Black Metal. Euronymous è considerato il vero artefice del suicidio di Dead, più della già fragile psicologia del cantante svedese: un suicidio indotto, istigato, arriveranno a sospettare. Alcuni sospettano che a sparare il colpo sia stato proprio Euronymous: un omicidio e non più un suicidio. Euronymous stesso si crogiola in queste voci e nel clima di violenza e demoniaco mistero che avvolge il proprio gruppo.

La frattura è tanto insanabile quanto inevitabile: Necrobutcher abbandona la band, per poi riabbracciarla nel 1995, dopo la morte di Euronymous.

“Live in Leipzig” è, probabilmente, tra le più importanti testimonianze della presenza di Dead all’interno dei Mayhem. Pubblicato solo nel luglio del 1993, questo lavoro contiene la registrazione di un concerto tenuto dai Mayhem, in data 26 novembre 1990, all’Eiskeller Club di Leipzig, Lipsia, Germania. I titoli dei brani ormai li conosciamo: “Deathcrush”, “Necrolust”, “Funeral Fog”, “Freezing Moon”, “Carnage”, “Buried by Time and Dust”, “Pagan Fears”, “Chainsaw Gutsfuck”, “Pure Fucking Armageddon”.

Ancor più rare le testimonianze video in cui possiamo apprezzare Dead in azione: poche e di scarsa qualità. Foto e frammenti video amatoriali, infine, ci mostrano Dead nel quotidiano.

«Excuse the blood, but I have slit my wrists and neck. It was the intention that I would die in the woods so that it would take a few days before I was possibly found. I belong in the woods and have always done so. No one will understand the reason for this anyway. To give some semblance of an explanation I’m not a human, this is just a dream and soon I will awake. It was too cold and the blood kept clotting, plus my new knife is too dull. If I don’t succeed dying to the knife I will blow all the shit out of my skull. Yet I do not know. I left all my lyrics by “Let the good times roll” — plus the rest of the money. Whoever finds it gets the fucking thing. As a last salutation may I present “Life Eternal”. Do whatever you want with the fucking thing. / Pelle».

Scusate per il sangue, ma mi sono tagliato i polsi e la gola. Avevo intenzione di morire nel bosco, in modo che ci sarebbero voluti alcuni giorni prima che venissi trovato. Appartengo ai boschi e l’ho sempre fatto. Nessuno capirà la ragione di ciò, comunque. Per dare una parvenza di spiegazione, non sono un umano, questo è solo un sogno e presto mi sveglierò. Faceva troppo freddo e il sangue continuava a coagularsi, inoltre il mio nuovo coltello era troppo smussato. Se non riesco a morire con una coltellata, farò saltare tutta la merda dal mio cranio. Eppure non lo so. Ho lasciato tutti i miei testi vicino a “Let the good times roll” – più il resto dei soldi. Chiunque li trovi, si tiene tutta la fottuta roba. Come ultimo saluto posso presentare “Life Eternal”. Fate quel che volete con questa cazzo di cosa / Pelle.

Queste, appena riportate, le ultime parole scritte da Dead prima di morire. Anche su queste poche ma significative righe le congetture complottiste aleggiano come spettri. È stato davvero lui a scriverle? Oppure qualcun altro le ha scritte per lui? Oppure, infine, sono state scritte in un secondo momento da qualcun altro?

A dream of another existance

You wish to die

A dream of another world

You pray for death

To release the soul one must die

To find peace inside you must get eternal

I am a mortal, but am I human?

How beautiful life is now when my time has come

A human destiny, but nothing human inside

What will be left of me when I’m dead?

There was nothing when I lived

What you found was eternal death

No one will ever miss you

Un sogno di un’altra esistenza

Tu desideri morire

Un sogno di un altro mondo

Tu preghi per la morte

Per liberare l’anima bisogna morire

Per trovare la pace dentro di te devi essere eterno

Sono un mortale, ma sono umano?

Quanto è bella la vita adesso quando è arrivato il mio momento

Un destino umano, ma niente di umano dentro

Cosa resterà di me quando sarò morto?

Non c’era nulla quando vivevo

Quello che hai trovato era la morte eterna

Nessuno ti mancherà mai

Le profonde e spietate parole di “Life Eternal”, invece, non lasciano adito a dubbi. L’essenza di Dead, la poetica di Dead, l’eredità umana ed artistica di Dead in versi. Non si comprende Dead se non si comprende “Life Eternal”. Non si comprende “Life Eternal” se non si comprende Dead.

La copertina di “Dawn of the Black Hearts”, in fondo, altro non è che un espediente per shoccare. Macabro e, sotto molti aspetti, irrispettoso “gioco” discografico. Tuttavia, anche questa famigerata foto di Dead è divenuta, a suo modo, un simbolo dei Mayhem, del Black Metal, controverso tributo ad un personaggio di difficile decifrazione quale è stato effettivamente Dead. Una autentica alba dei cuori neri.

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