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Il mostro di Dusseldorf

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Il mostro di Dusseldorf, o vampiro di Dusseldorf, è stato un serial killer attivo nella città di Dusseldorf alla fine degli anni ’20.

Devo ammettere che ho sentito spesso questo nome, ma non avevo mai approfondito la sua storia.

Dopo averla letta, però, ne sono rimasta molto colpita e ho deciso di raccontarvela.

L’infanzia segnata dalla violenza e dal degrado

Come la maggior parte dei serial killer anche il mostro di Dusseldorf, il cui vero nome era Peter Kurten, è stato segnato da un’infanzia violenta.

Primo di 13 figli, Peter viveva in un appartamento con una sola stanza da letto insieme ai genitori e ai fratelli.

Suo padre era un uomo violento e alcolizzato che picchiava i figli e la moglie e spesso violentava quest’ultima di fronte ai bambini. Purtroppo però non si fermava qui, violentando anche le sue figlie.

Il primo omicidio

E’ proprio quando Peter è un bambino che commette il suo primo omicidio. Si trova con due amichetti a giocare su una zattera nel fiume Reno.

A un certo punto uno degli amichetti cade in acqua e rischia di affogare. L’altro bambino si tuffa allora in suo aiuto, ma Peter lo prende e lo tiene sott’acqua fino a che non annega, condannando a morte anche il bimbo caduto in acqua.

La polizia considera il caso un incidente e non farà alcuna indagine.

A 16 anni Peter scappa di casa e vive di espedienti, rubando cibo e vestiti per sopravvivere. Peter passerà i prossimi 24 anni entrando e uscendo di prigione per furto ed è proprio dopo uno dei suoi rilasci, nel 1913, che ucciderà di nuovo.

Il trasferimento a Dusseldorf

Dopo essere stato rilasciato nel 1913 torna in strada per rubare. Entra in una pensione dove ispeziona le varie stanze cercando qualcosa di valore.

Non trova nulla di interessante, ma in una delle stanze vede una bambina di 10 anni, Christine, che dorme sul letto. Peter la aggredisce, strangolandola fino a che non perde i sensi. Poi le taglia la gola e scappa.

Non verrà scoperto, anzi, verrà accusato lo zio di Christine che la sera prima aveva avuto una discussione con suo padre. Verrà poi rilasciato perchè giudicato innocente per mancanza di prove.

L’anno seguente Peter viene reclutato nell’esercito, ma diserta pochi giorni dopo. Viene catturato e messo in prigione fino al 1921. Quando uscirà andrà a vivere da sua sorella nella città di Altenburg.

Lì conoscerà la sua futura moglie, un’ex prostituta. Si sposano e nel 1925 si trasferiscono a Dusseldorf per cercare lavoro.

La scia di sangue del mostro di Dusseldorf

mostro di Dusseldorf

Tra il 1925 e il 1928 Peter strangola 4 donne fino all’asfissia durante il sesso. Comincia anche ad appiccare fuochi e le sue fantasie sono sempre più perverse.

Una delle sue fantasie ricorrenti, con la quale si eccita, è quella di pensare a un barbone che brucia vivo in un pagliaio al quale ha appena dato fuoco. 

Il 9 febbraio 1929 Peter sequestra Rosa, una bambina di 8 anni. La pugnala tre volte poi dà fuoco al cadavere. Più tardi dirà di avere provato un orgasmo nel momento in cui le fiamme sono divampate.

A partire da quel momento comincia una serie di attacchi a donne e ragazze, anche se a volte i suoi attacchi raggiungono anche degli uomini.

Alcune sue vittime, miracolosamente, si salvano come Maria Kuhn, pugnalata 24 volte. Purtroppo però nessun sopravvissuto potrà dare una descrizione utile a rintracciare il mostro.

La gente è ormai terrorizzata da tutti quegli omicidi e sui giornali cominciano ad apparire il termine “mostro”. “Vampiro” sarà coniato più tardi, quando Peter ammetterà di avere bevuto il sangue di alcune vittime.

Una volta ha decapitato un cigno in un parco e ha avvicinato il collo alla bocca per berne il sangue. 

L’8 agosto 1929 avvicina due sorelle che si allontanano da una fiera di paese e chiede alla più grande, Louise di 14 anni, di farle un favore:

Saresti così gentile da andarmi a comprare delle sigarette? Baderò io alla piccola

Louise si allontata e Peter approfitta per strangolare la bambina. Al suo ritorno uccide anche Louise.

L’ultima violenza

Il modo in cui è stato catturato è davvero molto particolare.

Il 14 maggio 1930 Maria, una giovane donna, si trasferisce a Dusseldorf in cerca di lavoro. Arriva nella città di notte e un uomo, vedendola sola, si offre di accompagnarla in una pensione per donne dove può passare la notte.

Mentre camminano l’uomo le dice di conoscere una scorciatoia, ma Maria ripensando ai giornali che parlavano del mostro, non vuole più seguirlo. L’uomo insiste e Maria a questo punto è davvero spaventata.

Un secondo uomo però vede la scena e si fa avanti, facendo scappare il malintenzionato, poi dice a Maria che può passare la notte a casa sua dato che sua moglie è fuori per qualche giorno. Lei accetta e vanno a casa dell’uomo che nel frattempo si presenta: il suo nome è Peter Kurten. 

Lui vuole avere un rapporto con la ragazza ma lei rifiuta. Peter le dice quindi che la accompagnerà in un posto in cui può passare la notte. Invece, la porta in un parco dove la violenta, poi la riaccompagna alla fermata del tram e la lascia libera.

Più tardi spiegherà di non averla uccisa perchè non aveva resistito allo stupro e dubitava che si ricordasse il suo indirizzo. E sarà questo l’errore che porterà alla sua cattura. 

Maria prova vergogna per la violenza subita e non va dalla polizia. Racconta però l’accaduto in una lettera e la spedisce ad un’amica. A causa di uno sbaglio la lettera viene recapitata a un destinatario sbagliato, una donna che lettone il contenuto va subito dalla polizia.

La polizia rintraccia Maria che si ricorda perfettamente dove vive Peter. Quando Peter la vede comparire davanti casa sua se ne va senza essere visto. 

Sapendo che la sua cattura è ormai vicina va dalla moglie e le spiega di avere avuto dei rapporti con una donna, ma che per questo potrebbe essere accusato di stupro e rischia fino a 15 anni di carcere.

La donna è disperata, senza i soldi dello stipendio del marito, dovrà vivere nella povertà estrema e dice di volersi suicidare.

La confessione e la cattura

mostro di dusseldorf

Peter a questo punto fa qualcosa di incredibile.

Sapendo che c’è una taglia sulla testa del mostro di Dusseldorf confessa tutti i suoi crimini alla moglie: vuole che lei chiami la polizia per farlo arrestare in modo da usare i soldi della taglia per la sua vecchiaia. 

La moglie va dalla polizia che arresta Peter. Durante il processo confesserà tutti i crimini con dovizia di particolari. L’uomo ha una memoria fotografica e ricorda particolari di omicidi commessi 17 anni prima.

Verrà condannato a morte e giustiziato tramite ghigliottina il 2 luglio 1931, mettendo fine all’incubo che stava vivendo la città di Dusseldorf.

Prima dell’esecuzione chiederà a un medico:

Dopo che la mia testa sarà tagliata potrò sentire, anche solo per un momento, il suono del mio sangue sgorgare dal collo? Quello sarebbe il piacere per mettere fine a tutti i piaceri.

La sua testa è oggi esposta al museo Ripley’s Believe It or Not in Wisconsin Dells, Stati Uniti.

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