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Conte Dracula, si rilassi…

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Immaginaria conversazione di una “scettica” Psicologa con il ‘vampiro’ per eccellenza, il Conte Dracula. E altre occasioni di ordinaria follia…       

Capita a tutti. Diciamo più o meno a tutti.

I lettori di Emadion ricorderanno senza dubbio quel bellissimo, struggente film del 1993 Un giorno di ordinaria follia, breve, brevissima storia di un uomo qualunque, oberato dai problemi quotidiani e dall’assurdità di certe situazioni, uomo qualunque che impazzisce e semina terrore in una torrida Los Angeles.

Capita a tutti, dicevo, di vivere situazioni di ‘non ritorno’, situazioni in cui lo stress quotidiano, la stanchezza, l’imbecillità latente di qualcuno posto da un distratto Fato sulla nostra strada, ci induce a commettere azioni che in altre circostanze mai ci saremmo sognati di compiere. È il caso di William ‘Bill’ Foster – un impareggiabile Michel Douglas – il quale ‘impazzisce’ per una malaugurata serie di banali circostanze che, viste in un’ottica diversa, non lo avrebbero di certo condotto all’omicidio e al tragico ma umanissimo finale.

Un eccezionale Michel Douglas nel bel film“Un giorno di ordinaria follia”, storia di un uomo qualunque, per caso oppresso dall’assurdità di certe situazioni, il quale impazzisce e semina terrore in una torrida Los Angeles. Enigmi dell’animo umano e del suo‘cervello protorettiliano’?

No, non è questa la sede più adatta e quindi non vi racconterò certamente l’intera trama del film ma mi ricollego all’incipit di queste righe poiché – come Psicologa –  ritengo che in ciascun essere umano possa scattare la molla della momentanea follia. Soprattutto quando le condizioni al contorno inibiscono del tutto i fattori culturali, ambientali, sociali fino a quel momento assimilati e fanno riemergere il lato più oscuro dell’Homo sapiens sapiens, dell’Homo homini lupus, foemina foeminae lupior, sacerdos sacerdoti lupissimus che ricalca con maggior verosimiglianza  un passo dell’Asinaria di Plauto.

Il software…

Secondo il filosofo Hobbes, l’umana natura – quindi il software che domina il nostro encefalo – è fondamentalmente egoistica e le azioni del nostro Homo sapiens sapiens in realtà sarebbero dettate solo e soltanto da un ancestrale istinto di sopravvivenza e di sopraffazione. Per il più che pessimista Hobbes non esiste un naturale amore tra gli esseri umani e quando essi si legano in società e amicizie, i loro rapporti sono determinati solo dal reciproco timore. Insomma, altro che società civile!

Ogni individuo vede nel prossimo un potenziale nemico e cerca di ‘eliminarlo’ soprattutto quando esso è, o appare, di ostacolo al soddisfacimento dei suoi desideri. Siano essi naturali o… innaturali.

E la legge del bellum omnium contra omnes, di tutti contro tutti.

Va bene, ora direte, ma cosa c’entra tutto questo con il “vampirismo” – vero o presunto tale – con alcuni strani, enigmatici, comportamenti dell’uomo cosiddetto sapiens sapiens?

Chi scrive ha voluto ‘sadicamente annoiarvi’ con queste premesse poiché sulle pagine di Emadion avete già incontrata Erzsebèt Bathory la quale, al latte d’asina che ci riconduce ad una neroniana Urbs aeterna, preferiva il sangue di innocenti fanciulle attirate nel suo castello dall’indigenza più nera. Ma avete potuto leggere anche un articolo in cui vi si suggerisce un ideale tour tra i luoghi in cui visse Vlad III Tepeş, eroe rumeno al quale lo scrittore irlandese Bram Stoker si è ispirato per scrivere il suo immortale “Dracula”.

Tra storia e finzione letteraria, gli episodi in cui questi due personaggi hanno il ruolo di indiscussi protagonisti sono espressioni di ‘ordinaria, momentanea follia’ o il buon Thomas Hobbes – se vogliamo, antesignano dell’antropologia filosofica – aveva ragione?

L’hardware…

Esaminiamo ad esempio, ma sotto un’altra angolazione – ove domina  l’hardware del nostro cervello – la figura del cosiddetto ‘vampiro’…

Ė possibile ipotizzare che qua e là nel tempo, qua e là su questo travagliato pianeta ogni tanto emergano individui nei quali – più che in altri – spiccano segmenti atipici, ‘malati’, delle strutture encefaliche descritte come Triune Brain dallo psicanalista Paul D. MacLean per il quale il nostro cervello sarebbe ‘uno e trino’, costituito da tre distinte formazioni anatomiche e funzionali che, nel corso di lunghissimi periodi evolutivi, si sono sovrapposte ed integrate?

cervello trino

In alto, il ‘cervello trino’ secondo il professor Paul D. MacLean ( foto in basso). É forse nella struttura più antica, quella ‘rettiliana’, l’origine di anomali comportamenti che inducono alle manifestazioni d’ordinaria follia?

Esisterebbe insomma un ‘cervello paleomammaliano’, (dove dominano sesso, nutrimento, emozioni, ecc.), un ‘cervello neomammaliano’ (in cui prevalgono linguaggio, autocoscienza, ecc.) e – ciò che qui più ci interessa – anche un ‘cervello protorettiliano (il più antico e che sovrintende al cacciare, creare gerarchie sociali, possesso del territorio, ecc.) costituito dalla parte superiore del midollo spinale, da aree del mesencefalo e da altre strutture che qui – per non farvi voltar subito pagina! – evito di menzionare, cervello che ricondurrebbe il tanto decantato Homo sapiens quasi al “mostruoso” Varano di Komodo! Un terribile sauro dagli acuminati denti capaci di iniettare un letalissimo veleno nelle ignare vittime. Ovviamente, se vogliamo far nostre le innovative teorie del neuroscienziato MacLean, purtroppo scomparso di recente.

Denti acuminati’? ‘Letale veleno’?

Allora torniamo subito proprio alla figura dello “stokeriano” ‘vampiro’ il quale, da quando avete iniziato a leggere queste righe si è accomodato sul divano del mio ben poco immaginario studio di psicologa.

Nello studio della dottoressa Susanna Volterri, autrice di questo articolo, immaginiamo un moderno “Conte Dracula”, ‘vampiro’ un po’ depresso, mentre confessa qualche sue personali angosce accumulate durante la sua centenaria, virtuale, esistenza…
Il “vampiro” Conte Dracula per eccellenza, l’ottimo attore inglese Christopher Lee.

L’antivirus…

All’inizio degli anni Trenta del secolo appena trascorso, lo psicanalista e neurologo inglese Ernest Jones pubblicò un interessante trattato intitolato ‘On the Nightmare’, ovvero ‘Sull’Incubo’ e teorizzò che nell’immaginario collettivo i ‘vampiri’ costituiscono il simbolo di nostri inconsci meccanismi di difesa.

Una sorta di psicologico ‘antivirus’ dunque…

Johann Heinrich Füssli. “Incubo”, mirabile, sinistro, dipinto del 1781.

Difesa dal resto del genere umano che, sempre inconsciamente, vediamo come ‘nemico’, come potenziale aggressore, come i vari stolti personaggi che l’uomo qualunque ‘Bill’ Foster incontra in un’inospitale  metropoli USA?

Secondo Jones – biografo di Sigmund Freud – il ‘vampiro’ costituirebbe dunque un inconscio ‘scudo’ contro la dura realtà, ‘scudo’in cui l’amore per chi  è scomparso e qualche latente nostro senso di colpa ci farebbe immaginare il ‘vampiro’ stesso che lascia la sua fredda ed  ultima dimora così come chi resta desidererebbe allo scomparso stesso ricongiungersi.

Avrebbe luogo, insomma, una protezione autogenerantesi nell’individuo nel momento in cui  subentra la paura della definitiva dipartita da questa ‘valle di lacrime’, paura che dà origine alla ‘proiezione’ delle proprie angosce in un immaginario essere ‘immortale’, capace di tornare da quel lontanissimo ‘Altrove’ in cui da sempre confluisce il genere umano e di mantenere tale innaturale condizione ‘assorbendo’  il fluido vitale – il sangue – di chi  non lo ha accompagnato nell’ultimo suo viaggio. Il ‘vampiro’ che dà la morte con un suo bacio rappresenta l’espressione della fragilità umana che, a volte, ‘uccide’ ciò che invece desidera.

Ma lo stesso Jones avvicina il fascino che il ‘vampiro’ esercita sull’immaginario delle persone a desideri sessuali rimossi, soprattutto di matrice ‘sadica’. Egli fa inoltre rilevare come il ‘vampiro’ compaia nella mente degli schizofrenici insieme alla figura del ‘demonio’.

Una delle mille raffigurazioni del “Demonio” nell’immaginario collettivo.

Ma perché la figura del ‘vampiro’ attira tanto?

Forse perché – come ipotizza Stephen King la ‘sessualità’ del ‘Signore della notte’ è – come dire? – un po’ atipica, concentrata solo in una sorta di contatto orale, ma…. unilaterale?

Sigmund Freud (in alto), forse, nel nostro ‘vampiro’ diagnosticherebbe una regressione alla ‘fase orale’.

Suvvia, non si preoccupi, si rilassi Conte Dracula!

Non intendo dire che il suo sviluppo psicosessuale – ipotizzato dal grande Sigmund Freud – la identifichi come un sinistro individuo ‘fermo’ ai primi due anni della vita, periodo in cui il piacere sessuale è strettamente correlato alla stimolazione delle labbra e della cavità orale perché, più volte al giorno, è l’ora della poppata!

Come psicologa non mi permetterei mai di muoverle tale ingiusta critica. Con i ‘vampiri’ non si sa mai.

Ho capito! Le farebbe ben più piacere se la accostassi al Don Giovanni di mozartiana memoria! Ma sì, già ne ha parlato lo scrittore Alessandro Baricco, mi ci faccia pensare caro Conte Dracula tanto, seduta dopo seduta, avremo tutta  l’eternità davanti a noi.

E sì, sia lei che Don Giovanni prediligete la notte per le vostre avventure più o meno sentimentali. Ma questo è abbastanza plausibile.

Inoltre, una delle scene principali dell’opera di Mozart, se male non ricordo, avviene proprio in un cimitero. Luogo che lei mi sembra prediligere. O sbaglio?

Anche Don Giovanni miete, eroticamente parlando, tre ‘vittime’ Zerlina, Donna Anna e Donna Elvira. E lei non è da meno, conquistando – faccio per dire, non si inorgoglisca troppo! – Lucy Westenra, Mina Harker e, poiché semel in anno licet insanire anche per voi transilvani ‘vampiri’, pure lo sfortunato Jonathan Harker.

Su, non si agiti troppo! Ma lo sa che ha ragione Baricco? Don Giovanni, avvolto in un vampiresco mantello, seduce Donna Anna e “dopo” ella si risveglia da uno stato di strano torpore, scoprendo che il padre è accanto a lei… morto.

Sbaglio o una circostanza analoga è da lei vissuta in un Capitolo del libro di Bram Stoker che ha reso immortale (questa volta sul serio!) sia il mio momentaneo, pallido, paziente, che quel valoroso ma anaffettivo personaggio storico che fu Vlad III Tepeş, l’Impalatore?

E, proprio perché è mio deontologico dovere di psicologa comprendere anche i ‘vampiri’– molto ‘realmente’ immaginari come lei – non le sembra che le sue imprese d’ordinaria follia, la sua insana passione per il sangue, assomigli stranamente a ciò che Don Giovanni dice a Leporello:

Lasciar le donne? Pazzo! Sai ch’elle per me son necessarie più del pan che mangio, più dell’aria che spiro?

In conclusione, mi spiace immensamente, caro Conte, ma credo proprio che lei e la sua stirpe (forse…) non esistiate affatto!

La dottoressa Susanna Volterri, Psicologa e Psicoterapeuta, è abbastanza scettica su tutto ciò che si narra riguardo a ‘vampiri’, ‘licantropi’ , ‘gargoyles’ varie e altre mostruosità dell’immaginario collettivo. Però… non si sa mai!

Forse ha ragione Hobbes e il ‘male’ è ancestralmente insito nella natura umana, forse ha ragione MacLean e qualche anomala area del nostro cervello ‘rettiliano’ ogni tanto emerge per dar vita agli incubi, ai personaggi che abbiamo incontrato nelle pagine che stanno ospitando queste mie riflessioni, forse ha ragione l’ottimo Alessandro Baricco sulla possibilità che Mozart abbia fornito lo spunto creativo all’irlandese Stoker.

Oppure certe coincidenze sono solo frutto del caso.

Forse ‘vampiri’, ‘licantropi’ e ‘mostri’ vari sono solo il frutto di nostri onirici incubi. Come quello qui magistralmente illustrato da Johann Heinrich Füssli. Ma Vlad Tepeş e Erzsébet Bathory, non sarebbero del tutto d’accordo.

Suvvia, caro Conte Dracula, si desti dal suo ‘eterno sonno’ sulla ‘dormeuse’ del mio studio! La seduta per oggi è terminata, ora ho un altro paziente.

Può tornare in pace nel suo scomodissimo avello!

Odissee di Sangue

L’articolo che ora avete appena letto è solo un Capitolo del libro Odissee di sangue pubblicato poco tempo fa da Eremon Edizioni (info@eremonedizioni.it)

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