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Gemelle silenziose: il controverso caso di June e Jennifer Gibbons

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Gemelli monozigoti ed eterozigoti. La biologia così classifica individui umani nati durante il medesimo parto. Un fenomeno naturale tanto raro quanto straordinario, capace di affascinare e sorprendere l’immaginario collettivo. In particolare, i gemelli monozigoti sono, ancora oggi, in grado di suscitare un misto di emozioni: meraviglia, sconcerto. Due o più persone perfettamente identiche. E spesso, non solo nel corpo. I gemelli, per queste ragioni, sono oggetto di approfonditi studi scientifici da numerosi decenni.

La storia che andremo a raccontare ruota attorno alle enigmatiche figure di due sorelle gemelle. Un caso controverso, a tratti ancora sfocato, indecifrato, indecifrabile. Una vicenda che descrive appieno il rapporto simbiotico che intercorre tra gemelli. Una simbiosi che, invero, può raggiungere livelli inverosimili, patologici.

June e Jennifer Gibbons

Le protagoniste del nostro racconto si chiamano June e Jennifer Gibbons. Nascono l’11 aprile del 1963, ad Aden, nello Yemen. Il padre, Aubrey Gibbons, è un tecnico della Royal Air Force (RAF), l’aeronautica militare del Regno Unito. La madre, Gloria, è una casalinga.

Aubrey e Gloria sono originari di Barbados, isola caraibica. Fanno parte della cosiddetta “Windrush Generation”, ossia quella generazione di abitanti di origine afro-caraibica emigrata dai propri territori d’origine – facenti parte, in quanto colonie, dell’Impero Britannico – in Gran Bretagna. Il termine “Windrush” si deve alla nave – la HMT Empire Windrush, ex MV Monte Rosa (nave tedesca acquistata dal Regno Unito all’indomani della Seconda Guerra mondiale) – grazie alla quale un primo gruppo di 802 afro-caraibici attracca al porto di Tilbury, nell’Essex, il 22 giugno 1948.

La nave era partita dall’Australia, per poi attraccare a Kingston, in Giamaica, quindi nei pressi di Londra. Tra essi, molti militari desiderosi di proseguire a lavorare nella RAF, cittadini vogliosi di visitare la “Madre Patria” britannica, altri speranzosi di trovare lavoro e fortuna in Gran Bretagna. Come, appunto, Aubrey Gibbons. Sul territorio metropolitano britannico, si riversa, così, un gran numero di persone proveniente dalle colonie dell’Impero.

Il padre, in quanto addetto della RAF, viene trasferito nello Yemen. Qui, appunto, nascono June e Jennifer. Successivamente, la famiglia Gibbons si trasferisce nuovamente a Londra, quindi a Haverfordwest, nel Galles. Siamo nel 1974.

June e Jennifer – caratteristica riscontrabile in molti gemelli – sono inseparabili. La simbiosi è totale. Sono solite parlare in bajan (contrazione di “barbadian”), lingua creola tipica di Barbados di difficile comprensione, tuttavia, nel Regno Unito.

La “trasformazione” delle gemelle Gibbons

Vivere, da immigrato, nella Gran Bretagna dell’epoca è tutt’altro che semplice. L’integrazione si rivela difficoltosa. Razzismo e bullismo nei confronti delle fasce sociali più deboli – gli immigrati provenienti dalle colonie, appunto – sono all’ordine del giorno, elementi che incidono profondamente nella psiche delle due ragazze. Le sorelle si isolano sempre più. Ben presto sviluppano un proprio linguaggio, incomprensibile agli altri: il termine medico che definisce questa condizione è idioglassia. Tale idioglassia, però, è sovente interpretata dai medici come criptofasia, un linguaggio segreto noto solo a chi lo utilizza. Idioglossia sviluppata e manifestata dalle sorelle Gibbons costituisce l’anticamera a dinamiche psicologiche ed evolutive ancor più oscure e tenebrose.

Anche nei giochi, le sorelle esprimono aspetti comportamentali davvero unici, per non dire inquietanti. Giocano a specchiarsi: June imita i movimenti e le azioni di Jennifer e viceversa. Non solo: stabiliscono persino chi deve respirare per prima al mattino, al risveglio. Se il respiro non fosse stato avvertito, l’altra sorella sarebbe dovuta giacere immobile, fingendosi morta. Un gioco macabro, a testimonianza dell’allarmante legame che sussiste tra le gemelle Gibbons.

Un isolamento tanto progressivo quanto inarrestabile il quale, inevitabilmente, influisce negativamente sulla vita scolastica delle due sorelle. Un isolamento che, gradualmente, si tramuta in autentico mutismo. June e Jennifer si rifiutano di leggere, scrivere, interagire con insegnanti e compagni, se non con la loro sorella minore, Rose. Si parla, in questo caso, di mutismo selettivo scolastico.

Gli episodi di bullismo da parte dei compagni di scuola si moltiplicano. Vengono ben presto battezzate, in forma di scherno, col soprannome di “Silent Twins”, le gemelle silenziose. Medici, psicologi, perizie psichiatriche: le gemelle Gibbons non trovano pace. L’epilogo, non definitivo, è comunque lampante e, a suo modo, determinante e traumatico: le sorelle finiscono per essere separate.

L’espressività artistica

Finalmente ritrovatesi, June e Jennifer possono dare libero sfogo alle proprie passioni: la lettura e la scrittura. Passioni che, tuttavia, coltivano e manifestano nell’isolamento della propria camera, in casa, lontane dal resto del mondo, della società.

Il loro mondo è fatto di silenzio, di sguardi e gesti interpretabili solo ed esclusivamente da June e Jennifer.

Isolate e in totale simbiosi, le gemelle Gibbons iniziano a comporre diari, poesie, storie, racconti, romanzi che trattano argomenti assai impegnativi, macabri e “scottanti”.

Le vicende di “Pepsi-Cola Addicted”, scritto da June, ruotano attorno ad un classico alunno-leader del liceo sedotto da un insegnate: una storia di omosessualità pruriginosa e viziosa che si snoda tra scuola e riformatorio.

Jennifer, dal canto suo, compone “The Pugilist”, la cui trama verte attorno alle vicende di un padre il quale, speranzoso di salvare la vita al proprio figlio malato, uccide il proprio cane allo scopo di prelevare il cuore così da trapiantarlo al figlio. In “Discomania”, Jennifer Gibbons si cimenta in un’altra storia dai forti connotati: discoteca e violenza. A “Discomania” faranno seguito “The Taxi-Driver’s Son”, un dramma radiofonico dal titolo “Postman and Postwoman” ed altri racconti.

Ragazze allo sbando

Dopo un’infanzia tutt’altro che semplice, anche l’adolescenza metterà a dura prova June e Jennifer Gibbons. La scrittura e la stesura di racconti e romanzi non costituiscono, invero, una lancia di salvataggio per le gemelle di origine caraibica. Agli inizi degli Anni ’80, le sorelle sono completamente allo sbando, prive di punti di riferimento e, ormai, stritolate dal loro stesso isolamento.

Droga, alcol, furti, da episodi di cosiddetta “microcriminalità” ad incendi dolosi. June e Jennifer vengono ricoverate presso il Broadmoor Hospital, ospedale psichiatrico altamente specializzato e di massima sicurezza situato a Crowthorne, nel Berkshire, Gran Bretagna.

La detenzione di June e Jennifer presso il Broadmoor Hospital dura 11, lunghi anni. Psicofarmaci, terapie d’urto ed un isolamento ulteriormente forzato e vigilato sopiscono la creatività letteraria delle due ragazze. Le massicce somministrazioni di psicofarmaci, inoltre, accendono – in Jennifer – la discinesia tardiva, grave patologia caratterizzata da movimenti involontari del corpo (tipici i movimenti dei muscoli orofacciali).

Il caso delle gemelle Gibbons, a questo punto, cattura l’attenzione dei media e delle TV. Ad occuparsi diffusamente delle vicende di June e Jennifer è, anzitutto, la giornalista e scrittrice del “The Sunday Times” Marjorie Shiona Wallace, fondatrice di SANE, una associazione benefica che si occupa di salute mentale e problematiche psicologiche.

L’enigmatico sacrificio di Jennifer

Come detto in più occasioni, la simbiosi tra June e Jennifer è totale. Un legame stretto, forte, saldo, indissolubile, a tratti malsano ed inquietante.

Emergono, negli anni e grazie a vari articoli giornalistici, dettagli sconvolgenti ed angoscianti attorno alla vita delle gemelle Gibbons.

Sembra, infatti, che Jennifer abbia in pugno June, comandandola a piacimento, quasi fosse una macchina. Da qui la simbiosi – anche nei gesti, nelle movenze e nelle azioni più quotidiane – totale. Le due ragazze, infatti, si muovono sempre insieme, lentamente, inespressive, apatiche. Vengono definite degli “zombie” e Jennifer, in questo senso, è ritenuta “il male”, la causa del mutismo, dell’isolamento e di tutti gli altri problemi che affliggono, sin dalla infanzia, le gemelle Gibbons.

June è succube di Jennifer?

Jennifer, dunque, emerge quale figura dominante. June, al contrario, la vittima, il robot, una marionetta mossa da un silente ed insospettabile burattinaio, la sorella Jennifer. Un condizionamento mentale che va oltre l’incredibile. Verità o speculazioni giornalistiche?

Quelle stesse speculazioni miste a verità che ritroviamo nell’enigmatica morte di Jennifer Gibbons.

Nel marzo del 1993, June e Jennifer vengono trasferite presso la Caswell Clinic di Bridgend, nel Galles. All’arrivo nella nuova clinica, Jennifer è ormai moribonda. Viene trasportata in ospedale ma, stando ad una diagnosi non ufficiale, muore a seguito di una miocardite acuta

La versione ufficiale, appunto, parla di miocardite acuta, un’infezione che colpisce, in modo particolare, giovani adulti. Vi è, tuttavia, una versione dei fatti alternativa.

Nei giorni precedenti al trasferimento presso la Caswell Clinic, Jennifer mostra segni di sofferenza, non solo fisica ma anche psicologica.

Emerge, allora, l’ombra di uno strano accordo stretto dalle due sorelle: alla morte di una delle due, l’altra avrebbe dovuto iniziare a parlare e a vivere, più in generale, una vita normale.

Verità o, ancora una volta, una speculazione giornalistica? È June, all’indomani della morte della sorella – avvenuta il 9 marzo del 1993, all’età di 29 anni – ad inventare ed alimentare la storia del patto segreto tra le due gemelle? June, a tal proposito, parla esplicitamente di “liberazione”.

Marjorie Shiona Wallace riporta una frase che le avrebbe detto June in persona durante un incontro avvenuto pochi giorni dopo la morte di Jennifer: “I’m free at last, liberated, and at last Jennifer has given up her life for me”.

Sono finalmente libera, liberata e alla fine Jennifer ha sacrificato la sua vita per me”.

È questa dichiarazione, dunque, la prova del patto, la pistola fumante che svela – in modo definitivo e conclamato – il macabro accordo stretto tra le due sorelle gemelle?

Se quanto emerso dalle inchieste giornalistiche, dalle testimonianze e dalle dichiarazioni di June stessa fosse tutto, realmente vero, saremmo in presenza di un autentico sacrificio volontario.  Già, ma di cosa sarebbe morta, allora, Jennifer?

A sacrificare la propria vita è Jennifer, descritta come una sorta di “controllore” di June, la sorella più carismatica, colei che deteneva il pieno controllo della simbiosi gemellare. Bizzarro: come mai non avviene il contrario?

June e Jennifer: le gemelle del mistero

June Gibbons Terence Donovan/© Terence Donovan Archive

La morte di Jennifer produce, in parte, i risultati previsti dal presunto patto. June, infatti, intraprende una vita parzialmente normale, sebbene gli spettri di una esistenza irta di ostacoli non siano mai del tutto scomparsi. La famiglia, i genitori, i riflettori dei media. Le vicende di June e Jennifer Gibbons ispireranno programmi TV, documentari e persino canzoni.

La storia di June e Jennifer non ha nulla di paranormale. Ma, ad ogni modo, è intrisa di mistero. Un mistero inedito, ricco di punti interrogativi esistenziali i quali investono la ancora sfuggente sfera dei segreti della mente umana e gli aspetti più reconditi della psicologia di due sorelle gemelle alquanto particolari.

Comprendere appieno l’intero scenario delle vicende legate alle gemelle Gibbons è verosimilmente impossibile. La verità attorno al “patto di morte” rimarrà avvolta nelle nebbie. Parimenti, anche le reali cause della improvvisa morte di Jennifer presentano aspetti ancora poco a fuoco e retroscena non svelati.

Invenzioni giornalistiche, illazioni, trovate di “marketing” da parte di June o elaborazioni mentali in assoluta buonafede della stessa June, prodotte dal forte trauma scaturito a seguito della morte della sorella Jennifer?

Due sorelle gemelle, una figura dominante, un “patto di morte”, il sacrificio di Jennifer, la liberazione di June: elementi che conferiscono a queste vicende colori e tinte enigmatiche degne di un horror psicologico. Dinamiche impenetrabili, impalpabili, indefinite nei risvolti più intimi.

Misteri e criptici silenzi: è questa, forse, la vera eredità delle “Gemelle silenziose”.

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