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Il mistero dei teschi senza pace

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con li occhi torti riprese ‘l teschio misero co’denti…

                                                                   (Dante, Inferno,XXXIII, 77)

Donizetti… il suo cranio in drogheria

In un tetro Novembre del 1797, da una famiglia di umili origini, nasce un bel bambino al quale vengono imposti i nomi di Domenico Gaetano Maria.

Il cognome, Donizetti, è quello del padre, guardiano al Monte dei Pegni.

Saltiamo ora a piè pari tutta  la vita e gli impegni musicali di un fanciullo, di un uomo che sopperisce con notevoli doti musicali, con l’impegno nello studio, alle scarse attitudini al canto – all’epoca necessarie per proseguire gratuitamente negli corsi di musica gratuiti – e arriviamo alle ultime ore del compositore, agli attacchi di pazzia dovuta certamente alla sifilide, ai suoi tristi giorni nel manicomio di Ivry-sur-Seine e al suo funerale

Nel 1848, durante l’autopsia del corpo di Donizzetti, poco prima della tumulazione nella cappella di famiglia presso il cimitero di Valtesse (Bergamo), qualcuno, con una sega, asporta tutto il cranio del musicista, verosimilmente per misurarne le dimensioni, le caratteristiche e anche la vera origine della malattia che l’ha condotto alla morte. Tra i medici addetto alla triste ma necessaria operazione c’è anche l’eccentrico Gerolamo Carchen, del manicomio di Astino, molto abile nel distrarre i colleghi e… portarsi a casa il “lavoro”.

Non sappiamo come egli – novello illusionista alla “David Copperfield” – ci sia riuscito, ma la sepoltura sembra sia avvenuta regolarmente e solo nel 1875, durante la riesumazione dei resti di Donizzetti, destinati ad essere ricomposti nella basilica di Santa Maria Maggiore, a Bergamo Alta, ci si accorge che è scomparsa la scatola cranica!

Secondo alcuni studiosi cultori delle teorie di Gall e, evidentemente, estimatori delle capacità musicali di Donizzetti, – forse lo stesso Carchen tra questi –  il suo genio musicale deriverebbe dalla rilevante capacità cranica del musicista, unita “… alle sviluppatissime circonvoluzioni in corrispondenza degli organi della musica, della idealità, della meravigliosità…” .

Forse attraverso qualche “soffiata” la polizia riesce ad individuare un certo Giulio Bolognini, nipote del dottor Carchen, pizzicagnolo ed erede dei beni dello strano dottore presente all’autopsia.

Il 4 Aprile del 1875  Michelangelo Galli e Federico Alberghetti, estimatori e biografi di Donizzetti, si presentano nel negozio del Bolognini e – forse dietro congruo compenso pecuniario – riescono a riavere la calotta cranica del musicista, fino a quel momento utilizzata come “salvadanaio” per gli spiccioli da dare ai vari clienti del droghiere!

Dapprima collocata nella Biblioteca civica di Bergamo, il teschio di Gaetano Donizzetti, il 26 Luglio 1851, viene definitivamente ricongiunto ai resti del maestro nella chiesa di Santa Maria Maggiore.

Requiescat in pace! Ultima dimora del compositore Gaetano Donizzetti

Haydin, ossa senza pace e… sfortunate

Il 31 marzo del 1732, nella cittadina austriaca di Rohrau nasce Franz Joseph Haydn, tuttora considerato uno dei maggiori compositori settecenteschi e “padre” della sinfonia e del quartetto d’archi.

Anche in questo caso più che alla sua carriera artistica vorremmo porre l’attenzione su ciò che avvenne il 31 Maggio del 1739 appena dopo il suo funerale nel cimitero di Hundsturmer.

Corre voce che una guardia carceraria, appassionata di musica ma anche cultore degli studi sulla Frenologia, abbia assoldato dei loschi figuri, inveterati profanatori di tombe, per recuperare il cranio del compositore.

Franz Joseph Haydn, grande musicista ma sfortunato “custode” delle sue povere ossa

Compiuti i suoi dilettanteschi e preliminari studi – che, presumiamo, non lo conducono a nulla! – passa la “reliquia musicale” ad altri cultori della materia e questa macabra “catena di S.Antonio” sembra sia durata molti decenni, quasi un secolo e mezzo!

Nel 1820, circa ottanta anni dopo la dipartita del musicista, durante l’esumazione della salma, i familiari di Haydn si accorgono che il cranio… non è del loro lontano parente!  Dopo mille peripezie il teschio del musicista viene recuperato e posto in una teca dell’associazione viennese “Amici della musica”.

Oltre un secolo più tardi, nel 1932, i discendenti di Haydn cercano di riavere il cranio del loro avo ma l’operazione riesce soltanto ventidue anni più tardi quando tutto lo scheletro viene ricomposto presso la Bergkirche di Eisenstatdt dove già riposavano le altre ossa senza pace…

Mozart, cercate la cordicella!

In un freddissimo 27 Gennaio 1756 emette i primi vagiti Joannes Chrysostomus Theophilus Mozart, clavicembalista, organista, violinista e compositore universalmente noto. Insomma, un geniale musicista a tutto tondo!

Joannes Chrysostomus Theophilus Mozart, più noto come Amadeus

Come già abbiamo fatto per Donizzetti e Haydn sorvoliamo sulla sua breve vita e sulla sua vasta produzione musicale per concentrare l’attenzione sui suoi ultimi, tristissimi, istanti. E anche dopo…

Ė il 5 Dicembre 1791 quando Amadeus – traduzione latina di  Theophilus, uno dei suoi nomi di battesimo – esala l’ultimo respiro dopo una breve malattia.

Oppure – come vorrebbe una diffusissima leggenda del tutto priva di basi storiche – avvelenato, per invidie tra artisti, dal musicista Antonio Salieri?

Gli ultimi istanti di vita di Amadeus Mozart in un ottocentesco dipinto di Hermann Kaulbach

Amadeus ha solo trentacinque anni, intensamente vissuti, e il suo corpo, il giorno dopo, viene tumulato in una fossa comune nel cimitero di San Marco, dopo un economicissimo funerale di terza classe, costato otto fiorini e cinquantasei Kreutzer, annota puntigliosamente qualcuno!

Dopo la benedizione di vari corpi ammassati alla rinfusa nella fossa, corpi dei suoi vicini di casa deceduti lo stesso giorno, anche Amadeus scompare sotto uno spesso strato di calce, oltre due metri sotto la nuda terra…

Alla sua tumulazione non sono presenti né la moglie Costanza né altri amici, forse per l’inclemenza del tempo – circostanza questa poi smentita da successive indagini – forse per una cinica indifferenza nei confronti di un genio che aveva oscurato la fama di molti altri, pur validi, compositori.

Ci sono solo Franz Xaver  Süssmayr – musicista e, per alcuni, anche amante di Costanza Weber, moglie di Amadeus… – e Antonio Salieri, in seguito sospettato di un omicidio mai commesso.

Forse, però, qualcuno ha seguito da vicino la triste operazione di sepoltura e che abbia preso qualche precauzione per trovare in seguito il corpo del musicista..

Vogliono infatti le solite antiche cronache – che spesso possiedono un fondo di verità – che  solo dieci anni dopo la tumulazione, un certo Joseph Rothmayer  abbia aperto la fosse comune, rintracciato il corpo di Mozart contrassegnato da una cordicella metallica posta sul suo collo e abbia consegnati i macabri resti ad un certo Jackob Hyrtl, fratello dell’anatomopatologo Joseph Hyrtl.

Quest’ultimo sarebbe poi riuscito a stabilire che i miseri resti erano stati sepolti proprio verso la fine del secolo precedente e che, quindi, non è da escludersi che potessero appartenere al grande musicista.

Hyrtl fa di più ed identifica il teschio con un cartoncino riportante le date di nascita e di morte di Mozart e consegna il tutto alle autorità della cittadina di Salisburgo.

Ma si sa bene che spesso le “reliquie” non trovano mai pace e anche il teschio di Mozart va inizialmente perduto per poi venire esposto, solo nel 1940, nel Mozarteum.

L’antropologo austriaco Gottfried Tichy, in anni recenti, ha analizzato il macabro reperto stabilendo che esso era appartenuto ad un individuo maschile, di razza caucasica deceduto ad un’età compatibile con quella in cui Mozart lasciò questa valle di lacrime.

In tempi ancor più recenti esperti dell’Istituto di Medicina Forense di Innsbruck hanno eseguito analisi del DNA ricavato dal teschio, comparandoli con analoghi reperti provenienti da parenti stretti del musicista sepolti a Salisburgo.

Naturalmente dopo tali approfondite analisi siamo del tutto certi che, finalmente, il cranio conservato presso il Mozarteum è proprio del geniale musicista!

Invece no, poiché Walther Parson, dell’Universita’ di Innsbruck con estremo rammarico ha commentato che “… L’identita’ degli individui interessati nella tomba di famiglia di Mozart si e’ rivelata un mistero.”

Figuriamoci quanto si possa essere sicuri dell’identità del cranio attribuito al grande Amadeus!

Il mistero permane.

Altri simili e molto più inquietanti misteri legati al mondo delle melodie – a volte “in odor di zolfo”– li troverete nel libro “Gli Stregoni della Musica” (Eremon Edizioni, 2015).

Requiescat in pace anche lui! Qui sarebbe stato trovato il cranio attribuito a Mozart

Ma perché proprio il cranio?

Mai porre limiti ben definiti all’umana fantasia!

Il 9 Marzo dell’anno di grazia 1758, in Germania, nella ridente cittadina di Tiefenbronn, vede la luce uno strano personaggio che, divenuto medico di grido, mette a punto una curiosa teoria che prende il nome di Frenologia.

Dal greco phren ( ovvero mente) e logos (studio, dottrina), la Frenologia appartiene al non esiguo stuolo di dottrine che trovano ampio spazio nelle ricerche di uomini di scienza – o quasi… – a cavallo tra una genialità mal compresa e intuizioni forse troppo in anticipo sui tempi.

Franz Joseph Gall – è questo il nome dello strano individuo di cui sopra… – insegna medicina a Vienna per circa dieci anni, fino al 1805, poi vaga un po’ per l’Europa e finalmente si stabilisce a Parigi dove riprende ad insegnare l’arte medica.

Per Gall, ogni facoltà dell’umano intelletto trova la propria sede anatomica nella porzione di encefalo sottostante a ben determinate protuberanze del cranio, poiché proprio  in corrispondenza di tali aree ci sarebbe stato un maggiore sviluppo della corrispondente regione cerebrale.

Mentre in Francia Gall e le sue teorie trovano invalicabili ostacoli da parte degli anatomisti, in Inghilterra egli viene ben accolto e la Frenologia trova ampi consensi.

In realtà, Gall definì Organologia l’oggetto di studio della sua teoria, teoria che prese anche il nome di Scädellehre, ovvero Craniologia, termine poi abbandonato poiché era il cervello e non la struttura ossea che lo ricopre il vero oggetto di interesse per il medico tedesco.

Franz Joseph Gall, ideatore della Frenologia e inconsapevole ispiratore dei furti dei “teschi “musicali”.
“Mappa” della localizzazione delle molteplici facoltà cerebrali, musica compresa, secondo la Frenologia.

Gall sostiene a spada tratta che sul cranio di ogni individuo sono chiaramente  identificabili ben ventisette zone corrispondenti a sottostanti aree cerebrali ad ognuna delle quali sarebbe associata una specifica facoltà psichica.

Mentre – sempre secondo Gall ovviamente! – diciannove di esse sarebbero condivise dagli esseri umani  e da altre specie animali, solo otto sarebbero peculiari dell’entità biologica uomo ( e donna, naturalmente!).

Così il nostro strano medico dedica gran parte del proprio tempo a collezionare crani di persone che si erano particolarmente distinte per aver mostrato in vita eccelse qualità artistiche, scientifiche o altro.

teschi senza pace
Un’altra più suggestiva immagine del medico Franz Joseph Gall.

Un seguace di Gall, il dottor Johann Gaspar Spurzheim fornisce ampia collaborazione al suo “maestro” e, insieme, danno vita anche a varie “Società frenologiche” in varie parti d’Europa, Italia compresa.

Le localizzazioni di alcune facoltà cerebrali secondo Spurzheim

Nel nostro Bel Paese – ricco come non mai di uomini dal multiforme ingegno – è il dottor Luigi Ferrarese a far sue le teorie di Gall.

Ferrarese (1795 – 1855) è uno dei massimi precursori dell’antropologia criminale che vede  Cesare Lombroso come ispiratore e nume tutelare di una disciplina tendente ad individua nei tratti somatici degli individui ogni tendenza rivolta al male, alla delinquenza. Insomma, non è l’abito che fa il “monaco”, ma sono il suo naso, la sua fronte, le sue orecchie, il suo cranio a distinguere il delinquente dall’individuo rispettoso delle regole del vivere civile.

Espone le sue idee in un paio di libri, quali “Memorie riguardanti al Dottrina Frenologia” e “Della Monomania suicida” in cui si batte nel sostenere l’innocenza dei… parenti dei suicidi in quanto del tutto estranei alle cause che hanno indotto qualcuno ad incontrare anzitempo la Nera Signora!

 

Estratto del libro “Gli stregoni della musisca”.

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