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Tsutomu Miyazaki, il killer otaku

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(FILES) Undated handout photo of Japanese Tsutomu Miyazaki who was sentenced to death by Toyko District Court on April 14, 1997 in a high-profile serial murder case concerning the gruesome killings of four young girls.Japan on June 17, 2008 carried out the sentence and executed the serial killer. AFP PHOTO/JIJI PRESS (Photo credit should read JIJI PRESS/AFP/Getty Images)

Tsutomu Miyazaki è stato un serial killer, necrofilo e cannibale giapponese che sequestrò e assassinò quattro bambine dai quattro ai sette anni.

Biografia di Tsutomu Miyazaki

Tsutomu nacque nel 1962 prematuro e con una deformazione alle mani che risultavano saldate ai polsi e che quindi non poteva ruotare; per farlo doveva ruotare tutto l’avambraccio. A causa di questa sua disabilità venne emarginato a scuola crescendo così molto solitario e taciturno. Nonostante ciò aveva voti eccellenti, almeno fino alle scuole medie.

Lì cominciò a perdere interesse per lo studio e i suoi voti peggiorarono a tal punto che non fu ammesso all’Università che aveva scelto. Decise così di iscriversi ad un corso per tecnici fotografi. I suoi compagni affermarono poi che Tsutomu soffriva di un complesso di inferiorità a causa della dimensione del suo pene e per questo si rifugiò nel suo mondo di manga e pornografia.

A metà degli anni ’80 tornò a vivere con i genitori, in una camera che divideva con la sorella. La famiglia era benestante e in vista e il padre era a capo di un giornale. Nonostante ciò Tsutomu non aveva intenzione di seguire l’azienda di famiglia. Dopo il suo arresto confesserà che si sentiva molto solo e non compreso dalla famiglia, che non gli dava attenzioni, e sentiva che non poteva confidarsi con nessuno. L’unico che gli dava un po’ di supporto era il nonno e quando morì, nel 1988, qualcosa in Tsutomu cambiò per sempre.

Questo avvenimento peggiorò la sua depressione e per sentirsi più vicino al nonno mangiò una parte delle sue ceneri. Era sempre più ossessionato dai manga e dalla pornografia, anche infantile, e un giorno la sorella lo scopre mentre la spia sotto la doccia. Quando la confronta lui la aggredisce e successivamente aggredirà anche la madre, intervenuta per chiedere spiegazioni.

Il primo omicidio

Il primo omicidio avviene il 22 agosto 1988 quando Tsutomu rapisce Mari Konno, una bambina di soli 4 anni che stava tornando a casa dopo aver giocato con un’amichetta. Quando si accorge della sua assenza, il padre avvisa la polizia ma della piccola Mari non si saprà più niente. Tsutomu la porta nella sua auto e guida fino a un ponte vicino a un bosco. Lì si siede accanto alla bimba per mezz’ora poi la uccide e fa sesso con il suo cadavere che abbandona poi nel bosco.

Prende i vestiti della bambina e torna a casa. Dopo qualche giorno, quando il corpo aveva cominciato a decomporsi, Tsutomu torna sul luogo del delitto, taglia mani e piedi alla piccola e li porta a casa con sè, conservandoli nel suo armadio. Il resto del corpo invece viene bruciato e le ceneri, insieme ad alcuni denti e foto dei vestitini, vengono mandati alla famiglia di Mari con una lettera che diceva

Mari. Cremata. Investigazione. Prova.

Oltre che a inviare a tutte le famiglie delle lettere sugli omicidi, farà anche numerose telefonate mute per tormentarle.

Gli altri omicidi

vittime di Tsutomu MiyazakiIl 3 ottobre dello stesso anno rapisce Masami Yoshizawa, di sette anni. La porta allo stesso ponte dove ha ucciso Mari e la uccide.

Poi fa sesso con il cadavere, lo abbandona, e torna a casa con gli abiti della bambina. Il 12 dicembre rapisce Erika Nanba, di quattro anni, e la porta in un parcheggio. Lì la obbliga a spogliarsi e le scatta delle foto. Dopo averla uccisa le lega mani e piedi, la copre con un lenzuolo e la mette nel bagagliaio.

Porta i vestitini nel bosco vicino e poi abbandona il corpo vicino al parcheggio. Anche questa volta manda una lettera alla famiglia con le parole, ritagliate da un giornale,

Erika. Freddo. Tosse. Gola. Riposa. Morte.

Il 6 giugno 1989 convince una bambina di cinque anni, Ayako Nomoto, a farsi fotografare. Poi la fa salire in macchina e la uccide. La copre con un lenzuolo, mette il suo cadavere nel bagagliaio e poi lo porta a casa dove avrà rapporti sessuali con lei per due giorni e la filmerà e fotograferà in varie posizioni.

Quando il corpo comincia a decomporsi lo fa a pezzi e abbandona il torso in un cimitero e la testa nelle colline circostanti. Conserva invece le mani da cui berrà sangue e che mangerà in parte. Comincia ad avere paura che la polizia trovi il corpo e va a recuperare la testa, che nasconde nell’armadio. Non fa però in tempo a recuperare il torso e la polizia lo trova.

Arresto

Il 23 luglio 1989 non resiste ai suoi impulsi e aggredisce una bambina cercando di infilargli una lente da zoom nella vagina. Il padre se ne accorge e chiama la polizia.

Tsutomu scappa e raggiunge la sua auto ma la polizia lo ferma e lo arresta. In camera sua troveranno 5.763 videocassette, alcune contenenti anime e film slasher, altre i video girati alle vittime, le foto delle vittime e la sua collezione di film horror. Durante l’arresto Tsutomu si è sempre dimostrato calmo e pacato, quasi indifferente.

A causa della sua passione per i manga e gli anime viene chiamato il killer otaku e questo scatena il panico fra la popolazione giapponese che inizia a temere questa categoria di persone, demonizzando non solo i fumetti ma anche i film horror. Il padre si rifiuta di pagargli un avvocato e si suiciderà nel 1994.

Tsutomu viene processato nel 1990, condannato alla pena di morte e viene ucciso tramite impiccagione nel 2008.

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