A Salò, piccolo comune di 10.000 abitanti in provincia di Brescia, ci sono delle mummie tutte italiane. Certo non saranno tanto esotiche e antiche come quelle egizie, ma queste mummie nostrane sono molto particolari: non sono avvolte in bende di lino e sembrano quasi sculture.
Proprio per questo motivo la tecnica usata per imbalsamare questi corpi è detta “pietrificazione”, nonostante non sia una definizione scientifica corretta.
L’autore di queste spettacolari mummie è stato Giovan Battista Rini, detto anche “Il pietrificatore di Salò”.
Il pietrificatore di Salò
Giovan Battista Rini è stato un chirurgo italiano, esperto in imbalsamazioni. Nato nel 1795 a Salò, è famoso per avere usato una particolare tecnica di imbalsamazione chiamata erroneamente “pietrificazione”.
Si laureò in medicina a Pavia e lavorò in un ospedale di Milano. Successivamente ritornò a Salò per perfezionare la sua tecnica di imbalsamazione seguendo le orme di Girolamo Segato, di cui ho già parlato in un altro articolo.
I soggetti dei suoi esperimenti erano briganti e carbonari, ma i suoi studi non si fermavano alla pietrificazione.
Alcuni soggetti infatti sono preparati “a corrosione”, eliminando cioè alcuni tessuti per mostrarne altri. In questo modo poteva evidenziare particolari dettagli anatomici come, ad esempio, i muscoli o le vene.
Ai tempi questi suoi studi erano di enorme aiuto alla medicina dato che non esistevano ancora le moderne tecniche di conservazione e i cadaveri usati per gli studi andavano velocemente in putrefazione.
Come il suo predecessore non divulgò mai i segreti di questa tecnica, ma un recente esame sui corpi ha portato alla luce degli elementi.
Rini usava metalli pesanti come arsenico e mercurio per ispessire la pelle, e renderla così più resistente. Altri materiali trovati sono stati silice, calce e zolfo.
Nel suo testamento lascia i suoi reperti all’ospedale di Salò che recentemente le ha lasciate al comune.
Ora si possono ammirare a Palazzo Fantoni e, dopo 200 anni, sono ancora perfettamente conservate.