Luis Alfredo Garavito è uno dei serial killer più brutali e prolifici della storia. Confessò di avere ucciso 140 bambini, tutti maschi e di età compresa tra i 6 e i 13 anni (tranne una vittima di 16), ma gli omicidi potrebbero essere molti di più.
Biografia di Luis Alfredo Garavito
Luis Alfredo Garavito nacque in Colombia nel 1957 in una famiglia povera. Primo di sette fratelli studiò solo fino alla quinta elementare e con scarso profitto.
Nonostante fosse desideroso di imparare, i compagni di classe lo prendevano spesso in giro per il suo cognome, molto simile a garabato (scarabocchio) e così Luis divenne sempre più isolato.
Raccontò anche di essere cresciuto in un ambiente domestico violento, ricorda le urla e gli insulti e soprattutto la violenza del padre verso sua madre.
In particolare ricorda un episodio, in cui suo padre ferì la madre con un coltello: di quella scena disse che non poté mai dimenticarla e che gli si fissò nella memoria per sempre. La picchiava talmente forte che una volta, a causa delle percosse, rimase zoppa.
Luis racconta anche che il padre non dormiva con sua madre, ma con lui. Ricorda anche che gli faceva il bagno e che una notte gli toccò le parti intime.
Luis lo odiava con tutto se stesso. Come se non bastasse quando aveva 12 anni un amico del padre lo picchiò e torturò, bruciandolo con delle candele e mordendolo sulle parti intime.
Luis, durante il suo interrogatorio, dirà che lo legò al letto e gli fece fare “delle cose” così terribili che neanche a distanza di 40 anni aveva il coraggio di dire ad alta voce. Le violenze continuarono per due anni ma Luis non disse mai niente al padre per paura che questi credesse all’amico e non a lui.
A causa di tutti questi problemi diventerà alcolizzato già da adolescente.
Le violenze
Luis trova lavoro in un supermercato dove conosce anche Claudia, una donna con due figli, con la quale avrà una relazione. Questa relazione sarà però solo sentimentale perchè Luis sembra essere impotente. E’ proprio questa impotenza che, nel 1980, comincia a fargli provare un “impulso”.
Quando vede dei bambini ha il desiderio di toccarli e violentarli, così approfitta delle due ore di pausa pranzo per recarsi a un villaggio vicino e adescare bambini che poi legherà, spoglierà e violenterà.
L’anno seguente però violentare bambini non gli basta più. Un giorno porta con sé un bambino nella città di Sevilla ma questa volta ha con sè anche coltelli e candele. Luis prova piacere nel morderlo, gli pratica tagli sulle braccia e gli brucia le natiche con le candele.
Grazie a queste torture poteva finalmente provare l’orgasmo e più atroci erano le torture, maggiore era il suo piacere.
Di notte però provava anche rimorso e si svegliava nel cuore della notte pensando a tutte le sue vittime e piangeva disperato.
A causa di questo conflitto entrerà in un ospedale psichiatrico dal quale lo dimetteranno 33 giorni dopo, dicendo che ormai è curato.
I medici però si sbagliavano e appena esce molesta altri bambini.
Gli omicidi
Nel 1992 compie il suo primo omicidio: vede un bambino nel parco e, mosso da un impulso, compra un coltello, una corda, dell’alcol e si avvicina al bambino. Gli promette dei soldi e si fa seguire in un luogo isolato dove non solo lo violenterà e torturerà, questa volta sente una voce che gli dice di uccidere. E così farà.
Decide poi di tornare a casa per far visita all’unica sorella con cui ha ancora un legame ma sul cammino vede un altro bambino e uccide anche lui.
Nel 1993 le bruciature di candele e i morsi non gli bastano più e comincia ad tagliare il ventre dei bambini mentre sono ancora vivi e gode nel vedere gli intestini fuoriuscire. Con questo metodo ucciderà più di 100 bambini.
Arresto
Nel 1999 viene arrestato dopo che, mentre sta per violentare un bambino, viene scoperto da un uomo che gli lancia delle pietre facendolo fuggire. Il bambino chiama la polizia che comincia una caccia all’uomo che si conclude con la cattura di Luis.
Dopo l’arresto confessò i suoi crimini ma venne processato solo per l’aggressione della sua ultima vittima e per l’omicidio di un bambino perchè gli altri omicidi non potevano essere collegati a lui con prove certe.
Venne condannato a 40 anni di prigione, la pena più alta in Colombia. Pur non essendo prevista la pena capitale, molti colombiani chiesero che venisse fatta un eccezione per Garavito data la gravità dei suoi crimini. Questa richiesta non venne però accolta.
Ora si trova in carcere, in isolamento, per evitare che gli altri detenuti lo uccidano. Per lo tesso motivo è stato trasferito in varie prigioni.