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Natascha Kampusch, rapita per 3096 giorni

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Natascha Kampusch è una ragazza austriaca famosa per essere stata rapita all’età di 10 anni ed essere riuscita a scappare 8 anni più tardi.

Natascha Kampusch

Il 2 marzo 1998 Natascha, che allora ha dieci anni, sta andando a scuola.

E’ una delle prime volte che le è permesso andarci da sola, ma è una libertà che lei ha fortemente voluto.

E’ una bambina timida e pensa che camminare da sola fino a scuola possa farla diventare un po’ più sicura di sé.

Purtroppo per lei, però, quello stesso giorno troverà sul suo cammino il 35enne Wolfgang Priklopil, che la priverà della sua indipendenza appena conquistata e della sua libertà per 8 lunghi anni.

Il rapimento di Natascha

Natascha Kampusch

Mentre cammina, Natascha vede davanti a sé un uomo vicino ad un furgoncino bianco. Ha paura e pensa di attraversare la strada, per raggiungere l’altro marciapiede, ma poi ci ripensa. Ora è una bambina grande e non può continuare ad essere impaurita per ogni cosa anomala che vede.

Purtroppo però la decisione di continuare a camminare le cambierà la vita per sempre.

Appena passa di fianco all’uomo, lui la prende con un gesto fulmineo e la carica sul furgone.

Poi si mette alla guida del mezzo e parte. Le dice di stare zitta e di non muoversi, che è stata rapita su ordine di un gruppo di persone e che ora lui la consegnerà a questi individui.

E’ il 1998 e in quel periodo in Germania, il Belgio e in Francia ci sono stati molti casi di rapimento di bambine, finiti quasi tutti con lo stupro e la morte della vittima.

Ed è proprio questo che pensa che le succederà. A soli dieci anni è sicura che quello che la aspetta sia un abuso e poi la morte, ma si sbaglia.

Priklopil la porta a casa sua, la avvolge in un tappeto e la porta in una segreta sotto al suo garage. Questa piccola stanza diventerà la prigione della bambina per otto anni.

La segreta

Natascha Kampusch

Senza luce né finestre, Natascha si ritrova sola, su un pavimento di cemento circondata dall’odore di muffa. All’inizio il rapitore non le darà che un sottile materassino su cui dormire, ma in seguito doterà la stanza di piccoli comfort.

Durante gli anni le metterà un lavandino, un fornelletto, un letto vero e dipingerà le pareti. Darà a Natascha una televisione, delle videocassette, dei libri, dei giochi e una radio, ma tutto questo le viene tolto quando, secondo Priklopil, lei non “fa la brava”.

La stanza si trova a qualche metro sotto terra, separata dal garage dell’uomo da due porte di legno senza maniglia dalla parte interna e da una cassaforte con una porta in cemento pesante diversi chili e spessa 50 cm. Scappare da lì è davvero impossibile.

Se al rapitore dovesse accadere qualcosa, poi, Natascha rimarrebbe chiusa lì dentro fino a morire di fame, come in un sarcofago.

Gli abusi

Durante i primi mesi non lascia mai la sua cella. Priklopil le porta ogni giorno dei pasti e la sera rimane a giocare con lei. Da quasi subito comincia anche un lavoro psicologico mirato a distruggere la volontà e l’io di Natascha. 

Le dice che i suoi genitori non la vogliono più, che non le vogliono bene e che nessuno la sta cercando. Inoltre per farla stare buona le parla sempre degli “altri” rapitori che verranno a prenderla da un momento all’altro.

Dopo poco meno di un anno per la prima volta Natascha esce dalla sua stanza e si rende conto di dove si trova: una tomba di cemento.

Col tempo il rapitore la farà entrare in casa sua per farle fare i lavori domestici e farla cucinare. E’ un maniaco della perfezione e le fa pulire la casa fino a far splendere ogni angolo.

Ogni giorno la riempie di insulti e la sminuisce. Per lui Natascha è solo una schiava che lo deve ubbidire sempre. Nella sua mente malata, però, pensa che un giorno i due potranno avere una vita insieme.

Quando la ragazza entra nell’adolescenza le fa fare lavori più pesanti. Priklopil deve ristrutturare la casa e Natascha è una manovale perfetta.

Con l’adolescenza Natascha manifesta una certa ribellione e Priklopil decide di reprimerla subito picchiando la ragazzina ogni giorno e privandola del cibo.

Arriverà a pesare solo 38 chili per 1 metro e 57 cm di altezza. 

Quella vita per Natascha è così insopportabile che cerca varie volte di suicidarsi, senza successo.

Le opportunità di fuga e la libertà

Natascha Kampusch

Priklopil non perde mai d’occhio Natascha, quando non è nella sua cella. La segue ovunque e per far sì che non scappi le dice che le finestre sono collegate a della dinamite: se prova a scappare salterà in aria.

Oltre a queste informazioni, false, continua la distruzione psicologica della ragazza dicendole che là fuori nessuno la vuole e lui è l’unico che può prendersi cura di lei. 

Quando Natascha ha 17 anni il rapitore la porta con sé in alcuni negozi. Natascha è talmente soggiogata dall’uomo che non tenta nemmeno di scappare. Inoltre, Priklopil le aveva detto che se avesse tentato la fuga, lui avrebbe ucciso tutti coloro che l’avrebbero aiutata.

Lei sapeva quanto potesse essere violento e non cercò mai di scappare. Le mura della sua prigione psicologica erano ben più spesse e alte di quelle della sua prigione reale. 

Dopo 3096 giorni riesce però a fuggire quando si trova in giardino a pulire la macchina del suo aguzzino. Priklopil si allontana qualche secondo per una telefonata e Natascha coglie l’occasione per scappare.

Priklopil, una volta scoperta la fuga, si suicida gettandosi sotto a un treno.

Dopo la fuga

Dopo la fuga Natascha è stata tormentata per molto tempo dalla stampa. Qualche anno dopo ha scritto un libro “3096 giorni” in cui racconta i suoi giorni di prigionia.

Recentemente ha scritto un secondo libro intitolato “10 anni di libertà”.

In questo articolo ho riassunto al massimo la vicenda di questa bambina rapita, ormai donna.

Vi consiglio però di leggere il suo libro in cui racconta non solo i giorni di prigionia ma anche il suo percorso psicologico fino alla sua liberazione e il suo rapporto con il rapitore, che oggi non condanna.

Avevo già letto la sua storia dagli articoli di giornale e mi ricordo bene la notizia della sua fuga. Avendo quasi la stessa età mi era rimasta molto impressa. Il suo libro però mi ha fatto conoscere un po’ più della vera Natascha, e non quella dipinta dai giornali.

Non pensare a lei come una vittima, perché ha una forza immensa.

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