Quando pensiamo alle torture medievali, il pensiero va alle torture sulle streghe. Tuttavia la Santa Inquisizione non si concentrava solo su streghe e stregoni, ma anche (e soprattutto) su tutti coloro che erano considerati eretici. Questo includeva spesso studiosi, scrittori e scienziati in generale colpevoli di predicare qualcosa di diverso da quello riportato nella Bibbia.
“Ma una volta che queste persone venivano arrestate, come venivano costrette a confessare crimini mai commessi?”
Con le torture a cui venivano sottoposti.
In questo la Santa Inquisizione era molto preparata e usava sempre mezzi nuovi e ogni volta più efficienti per ottenere i risultati voluti.
In questo articolo ti descriverò tutti i principali strumenti di tortura medievali.
Strumenti e torture medievali
Per comodità suddividerò le torture e gli strumenti in varie categorie:
- con acqua
- con animali
- con corda
- tramite fuoco
- tramite mutilazioni
- tramite perforazioni
- tramite schiacciamento
- altro
Torture medievali con l’acqua
La tortura dell’acqua
Le torture con l’acqua erano relativamente semplici da portare a termine. Il metodo più semplice in assoluto era quello di costringere la vittima a bere grandi quantità d’acqua. Già questo provocava forti dolori, in aggiunta gli aguzzini a volte picchiettavano sull’addome pieno d’acqua causando ancora più dolore.
L’immersione dello sgabello
L’immersione dello sgabello non era un tortura molto crudele ed era mirata perlopiù a umiliare la vittima. Riservata quasi esclusivamente alle donne, consisteva nell’immergere uno, sgabello sul quale era legata la vittima, in un fiume. A volte invece le vittime venivano immerse in stagni dalle acqua fetide.
Nonostante non fosse una tortura molto forte alcune donne, spesso anziane, sono morte a causa dello shock.
L’ordalia dell’acqua fredda
L’ordalia dell’acqua fredda era una tortura, ma anche un metodo attraverso il quale si poteva provare l’innocenza o la colpevolezza di una vittima.
La vittima veniva buttata, legata, in un fiume. Se galleggiava significava che era stata respinta da Dio, e quindi era colpevole. Se affondava invece era innocente. Spesso chi affondava non veniva estratto in tempo e moriva annegato.
Torture medievali con gli animali
La tortura del topo o tortura dei ratti
Alcuni fra gli animali più usati per torturare erano i ratti. Questi potevano essere inseriti nell’ano o nella vagina della vittima, cucendo poi gli orifizi. L’animale, nel panico, mordeva e rosicchiava la vittima dall’interno.
Altre volte venivano messi sul ventre della vittima e chiusi da una gabbia senza fondo. Sentendosi in trappola i ratti cercavano di liberarsi mangiando la carne del malcapitato.
Altre volte ancora i prigionieri venivano messi in stanze buie e umide in cui poi venivano fatti riversare centinaia di ratti. Questi mangiavano la vittima mutilandola orribilmente.
La tortura degli insetti
Anche gli insetti potevano essere usati per torturare. Il metodo più semplice era quello di legare la vittima e ricoprirla di miele. Poi la si lasciava all’aperto, dove formiche e api l’avrebbero morsa e punta.
Altre volte invece alcune vespe o altri insetti venivano messe in un bicchiere. Poi questo veniva capovolto sull’ombelico della vittima facendo sì che gli insetti la pungessero più e più volte.
Una tortura interamente basata sugli insetti è lo scafismo.
La tortura degli animali
Questa tortura consisteva nel mettere degli animali in un sacco, di solito gatti o serpenti. Poi si metteva il sacco sulla testa della vittima e lo si chiudeva, lasciando che le bestie la sfigurassero.
Una pena simile, in uso nell’Antica Roma, è la pena del sacco. Era riservata ai parricidi e prevedeva che la vittima venisse chiusa in un sacco impermeabile insieme a vari animali e poi gettata nel fiume. Gli animali erano così feroci che spesso la vittima giungeva in acqua già morta.
La lingua di capra
Detta così non sembra una gran tortura. Invece poteva essere davvero dolorosa. La vittima veniva legata e i piedi venivano immobilizzati in dei ceppi.
Poi le piante dei piedi venivano cosparse di lardo e sale e veniva liberata una capra tenuta a digiuno da giorni. La capra, animale ghiotto di sale, cominciava a leccare i piedi della vittima.
All’inizio causava solo solletico (che rientra comunque nella categoria delle torture), ma poi la sua lingua ruvida cominciava a rimuovere gli strati di pelle.
Inutile dire che questo causava estremo dolore. Si racconta anche che in alcuni casi la capra poteva leccare fino ad arrivare ai muscoli e alle ossa.
Torture medievali con la corda
Anche la corda era uno strumento semplice da reperire e molte torture sono basate proprio su questo strumento.
La strappata (o strappado)
Questa tortura era quella di solito usata per prima, per cercare di far confessare gli accusati. Questi avevano le braccia legate dietro la schiena e attaccate ad una corda. Questa corda passava per una carrucola situata a qualche metro dal pavimento e un aguzzino, maneggiandola, poteva sollevare la vittima.
Sollevandola provocava un forte dolore alle spalle e facendola cadere e frenare di colpo poteva slogare entrambe le spalle.
Tavola per allungamento
Le corde erano usate anche per stirare il corpo della vittima mentre questa si trovava sdraiata su una tavola.
Questa tavola aveva delle corde che venivano legate ai polsi e alle caviglie della vittima. Poi venivano tese grazie a degli argani, stirando anche il corpo e provocando slogature delle giunture.
Un altro metodo consisteva nel legare con una sottile fune i polsi della vittima e poi stringerli sempre più forte. Questo causava prima una perdita di sensibilità all’arto, poi abrasioni e infine la corda penetrava nella carne causando gravi danni.
Culla di giuda e asino spagnolo
La culla di giuda e l’asino spagnolo sono molto simili. Il primo è uno sgabello con un sedile a forma piramidale, il secondo è un cavalletto a sezione triangolare e acuminata.
La vittima veniva tenuta tesa con delle corde a mezz’aria, grazie a un sistema di carrucole. Poi veniva guidata e fatta scendere con violenza sulla culla di giuda o sull’asino. Questo provocava forti dolori e lacerazioni nella zona dei genitali.
Un’altra variante della tortura era quella di posizionare le vittime sedute sopra i due strumenti e legare dei pesi ai loro piedi, in modo da far penetrare nella carne le punte degli attrezzi.
La culla della strega
La culla della strega ha poco a che vedere con quella di giuda. Questa pena prevedeva che la vittima venisse chiusa in un sacco e poi legata al ramo di un albero. Poi veniva fatta oscillare ripetutamente per molte ore di seguito.
Può sembrare una pena poco crudele, ma questo causava disorientamento e induceva il prigioniero a confessare. A volte le vittime erano così disorientate che avevano allucinazioni.
Torture medievali con il fuoco
Il rogo
La tortura con il fuoco per eccellenza è il rogo. Usato soprattutto con eretici e streghe, questa tortura e pena di morte prevedeva che la vittima venisse bruciata viva.
Se era abbastanza fortunata il boia la drogava prima dell’esecuzione, stordendola e non facendole sentire troppo dolore. Altre volte invece veniva mandata al rogo completamente lucida.
Se era un’esecuzione di massa, con un grande fuoco, c’erano buone possibilità che morisse asfissiata, invece che bruciata. Ma se il rogo era singolo, allora avrebbe patito molto prima che sopraggiungesse la morte.
Ordalia del fuoco
L’ordalia del fuoco, come quella dell’acqua, era tecnicamente una prova. Se l’accusato la passava allora significava che era innocente.
Purtroppo però le ordalie del fuoco consistevano in prove impossibili da passare, come ad esempio infilare il braccio in un calderone di acqua bollente senza scottarsi o camminare lungo un percorso con una sbarra di metallo incandescente in mano.
Il crogiuolo e la candela della strega
Il crogiuolo era una tortura che prevedeva di versare piombo fuso negli orifizi della vittima.
Di solito veniva versato del piombo fuso nelle orecchie e nella bocca della vittima, altre direttamente nello stomaco.
Questo provocava gravi ustioni o, nel peggiore dei casi, la morte.
La candela della strega invece era una candela che veniva messa in posizione verticale nella bocca della vittima e poi veniva accesa.
Sciogliendosi provocava gravi ustioni sul volto della vittima perché anticamente le candele non erano fatte di paraffina, ma di sego che si scioglie a temperature molto più alte.
Bruciatura dei piedi
Protagonisti di questa tortura sono di nuovo i piedi. In alcuni casi venivano cosparsi di sostanze infiammabili e venivano bruciati provocando gravi ustioni.
Torture medievali con le mutilazioni
Molte torture prevedevano la mutilazione del corpo della vittima. Per farlo gli inquisitori si servivano di attrezzi specifici.
Le turcas
Queste erano delle pinze di varie forme e dimensioni che servivano a due scopi. Potevano essere usate per schiacciare le dita della vittima, deformandole completamente, oppure potevano servire a strappare le unghie dei prigionieri.
In genere dopo l’uso delle turcas, gli aguzzini tormentavano le falangi schiacciate o senza unghie con dei bastoncini che venivano infilati nella carne viva.
Lo straziaseni
Come indica il nome stesso, questo attrezzo era usato per strappare la carne dal seno delle vittime. A volte veniva estirpato l’intero seno.
E’ conosciuto anche col nome di “tarantola” o “ragno spagnolo”.
L’artiglio di gatto
L’artiglio di gatto era un arnese di ferro, con un utilizzo simile allo strappaseni. Veniva conficcato nelle carni della vittima e poi veniva tirato per strappare pelle e muscoli.
Se fatto sull’addome poteva uccidere la vittima, sviscerandola.
La pera
La pera è uno degli strumenti di tortura dell’Inquisizione più conosciuti. Si tratta di uno strumento che chiuso ricorda la forma di una pera, ma che si apre tramite una vite interna.
La pera viene inserita, chiusa, negli orifizi della vittima: bocca, vagina o ano. Poi tramite la vite viene aperta, forzando i tessuti interni o la bocca fino a provocare danni gravissimi.
La ruota
La ruota era uno strumento simile alla ruota di un carro: rotonda e con dei raggi al suo interno. La persona veniva legata ai raggi in modo che gli arti rimanessero negli spazi vuoti.
Poi le vittime venivano colpite con delle mazze fino a rompere gli arti. Finito il supplizio alla vittima venivano tagliate braccia e gambe e poi veniva decapitata.
A volte il prigioniero veniva legato sull’esterno della ruota e veniva colpito da una mazza, oppure veniva fatto rotolare, venendo così schiacciato.
La sega
I ribelli, soprattutto militari, venivano segati vivi. All’inizio venivano segati all’altezza della vita, ma poi il metodo cambiò.
I prigionieri venivano appesi a testa in giù e venivano segati a partire dai genitali. In questo modo il sangue affluiva alla testa garantendo un sufficiente apporto di ossigeno al cervello ed evitando così che la vittima svenisse o si dissanguasse troppo presto.
Annodamento
L’annodamento era usato soprattutto con le donne o con chi aveva i capelli lunghi. I capelli venivano annodato a un bastone che poi veniva ruotato fino a tirarli.
Se la confessione non era soddisfacente, il boia poteva stringere così tanto da togliere lo scalpo alla vittima.
Torture medievali con le perforazioni
La Vergine di Norimberga
Conociuta anche con il nome di Vergine di Ferro, questo attrezzo era una specie di armadio con forma vagamente umana.
Sull’anta presentava lunghe punte in ferro e quando la vittima veniva rinchiusa, questi penetravano il suo corpo.
Queste punte erano però piazzate strategicamente in modo da non ledere gli organi vitali e di prolungare così l’agonia del malcapitato.
Si dice che questo strumento venne ritrovato nei sotterranei del castello di Elisabeth Bathory.
La sedia delle streghe
La sedia delle streghe era una sedia dotata di molte punte distribuite su tutta la superficie. Le punte non erano molto lunghe, e sedersi sulla sedia non provoca dolore. Questo succede a causa del peso del corpo distribuito equamente sulle punte, molto vicine fra loro e corte.
Causava però danni importanti quando la vittima era legata alla sedia e i polsi e le caviglie venivano premuti con forza alla sedia. In questo modo le punte entravano nella carne.
La sedia, di metallo, era cava e sotto poteva essere messo un braciere che la scaldava, ustionando la vittima e facendo sì che le punte entrassero meglio nel suo corpo.
L’impalamento
Anche l’impalamento a volte era usato per giustiziare gli eretici. C’erano varie tecniche di esecuzione dell’impalamento: longitudinale, trasversale, con ganci. Per vedere nel dettaglio ognuna di queste tecniche, leggi l’articolo dedicato all’impalamento.
La forcella
La forcella era uno strumento che somigliava a una forchetta con due punte da entrambi i lati.
Questa veniva messa sotto al mento della vittima di modo che un’estremità toccasse il mento e l’altra lo sterno. in questo modo i prigionieri non potevano far riposare il capo ed erano costretti a una posizione molto scomoda.
Quando i muscoli cedevano, poi, la forcella penetrava nella gola o nel petto.
Torture medievali per schiacciamento
Pena forte e dura
Conosciuta anche con il nome francese di “peine forte et dure”, consisteva nello schiacciamento della vittima.
Questa veniva legata e messa a terra e poi le veniva posta una tavola sul ventre. Sulla tavola venivano poi messi dei pesi o delle pietre in modo da schiacciare lentamente la vittima, che moriva asfissiata o schiacciata.
A volte i boia mettevano delle pietre appuntite sotto la schiena della vittima in modo da romperla, così che il prigioniero sentisse meno dolore.
Questa tecnica era usata anche per far confessare gli imputati. Invece di mettere un peso mortale, venivano messi pesi che provocavano dolore ma non la morte. Questo trattamento era ripetuto per tanti giorni quanti necessari alla confessione.
La pena forte e dura è stata usata anche durante il 1700.
Lo schiacciatesta
Questo strumento consisteva in una specie di casco di metallo assicurato a due aste alle estremità. sotto al casco era presente una sbarra alla quale veniva appoggiato il mento della vittima.
Poi il casco gli veniva messo sulla testa e veniva abbassato gradualmente, frantumando il carnio.
Gli anelli spaccatesta
Gli anelli spaccatesta erano anelli con delle punte nella parte interna che si applicavano sul cranio della vittima. Gli anelli venivano poi stretti tramite una vite, facendo penetrare le punte nella pelle e nell’osso.
La pressione era così forte che gli occhi schizzavano fuori dalle orbite e il cervello usciva dal naso. Poi la calotta cranica si staccava.
Lo spacca ginocchia
Questo arnese serviva, come il nome suggerisce, a schiacciare e frantumare le ginocchia della vittima.
Era una morsa che presentava degli aculei su entrambe le parti interne e veniva applicata sia sulle braccia che sulle gambe, ma soprattutto su gomiti e ginocchia. Gli aculei penetravano nelle articolazioni danneggiandole permanentemente e causando un forte dolore.
Lo schiacciapollici
Anche quello che faceva questo strumento è di facile intuizione. Anche questo si presenta come una morsa, anche se più piccola dello spaccaginocchia, ed era usata per schiacciare e frantumare pollici e falangi.
Lo stivale di ferro
Questo era uno stivale di ferro, abbastanza largo da fare entrare entrambe le gambe. Dei cunei di legno venivano inseriti in mezzo alle gambe, fino a farle premere contro i bordi dello stivale e a volte fino alla loro frattura.
Un uso alternativo dello stivale di ferro poteva essere quello di farlo arroventare mentre la vittima aveva i piedi al suo interno.
Torture medievali per privazione
Alcune torture, infine, prevedevano la privazione di cibo, di acqua o di sonno. La privazione di cibo e acqua poteva essere effettuata in una normale cella di prigione, oppure all’interno di gabbie sospese.
La vittima veniva messa in una gabbia sospesa che spesso era troppo piccola per rimanere in piedi e troppo stretta per potersi sedere. Poi veniva abbandonata lì senza cibo né acqua fino alla morte.
Altre volte invece si procedeva alla privazione del sonno, immobilizzando i piedi della vittima in modo da farle assumere una posizione scomoda e dolorosa, o bagnandola spesso con acqua fredda.
Questo poteva portare a scompensi fisici, psichici e anche alla morte.
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