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Il parto nella bara

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Il parto nella bara o, più precisamente, “espulsione del feto post-mortem” è l’espulsione di un feto morto dal corpo in decomposizione di una donna incinta.

Come e perchè avviene

Questo parto post-mortem accade molto raramente, ma è comunque storicamente documentato. Quando qualcuno muore il processo di decomposizione inizia e all’interno del corpo si formano dei gas dovuti ai batteri naturalmente presenti nel corpo.

Questi gas fanno pressione all’interno del corpo e nel caso di una donna possono spingere l’utero verso il basso.

Se a morire è una donna incinta, la pressione di questi gas spingerà il feto fuori dal corpo, simulando un parto: la differenza è che invece delle contrazioni saranno i gas dell corpo putrefatto a far nascere il feto.

Casi documentati

Come accennavo prima è un evento raro, ma è documentato dai medici sin dal XVI secolo, ed è stato osservato in varie tombe in diversi scavi archeologici.

Il primo caso documentato risale al 1551 quando una donna incinta venne condannata all’impiccagione dall’Inquisizione spagnola:

4 ore dopo la morte, con il corpo ancora impiccato, vennero visti due feti morti fuoriuscire dal corpo della donna.

Questo è un caso anomalo dato il poco tempo passato dalla morte, ma ci possono essere state delle condizioni per cui la putrefazione è stata accelerata, ad esempio ambientali, o altri fattori a noi sconosciuti e non descritti.

Un altro caso si è verificato a Bruxelles, nel 1633.

Una donna incinta morì di convulsioni e tre giorni più tardi il feto venne espulso spontaneamente dal corpo. 

Nel 1861 invece si osservò un parto post-mortem dopo 60 ore dalla morte di una donna incinta. Quasi tutti i casi avvengono prima della sepoltura e abbiamo solo poche testimonianze di parto post-mortem rinvenuti dopo riesumazioni.

Non era raro che un neonato e la madre morti venissero sepolti insieme e quindi non sempre quando le ossa di un bambino vengono trovate in una bara adulta sono segno di parto nella bara.

Per capire se si tratta di questo fenomeno basterà vedere la posizione delle ossa del bambino che dovranno essere in posizione fetale e con il cranio rivolto verso il basso, fra le gambe della madre.

Parto nella bara nell’attualità

Nonostante oggigiorno si usino dei fluidi antibatterici per rimpiazzare quelli naturalmente presenti nel corpo per ritardare la putrefazione, è stato possibile osservare qualche caso di parto post-mortem.

Nel 2005  in Germania una donna incinta di otto mesi venne ritrovata morta di overdose nel suo appartamento, già in stato di decomposizione. Durante l’autopsia si scoprì che la testa e le spalle del feto erano state espulse dal corpo, in seguito ai gas provocati dalla decomposizione.

Nel 2008 invece venne ritrovato in un campo il corpo di una donna incinta di sette mesi a Panama.

La donna era stata imbavagliata e aveva un sacchetto di plastica sulla testa, facendo pensare ad un omicidio. Il clima caldo e umido aveva accelerato le condizioni di putrefazione e

durante l’autopsia venne ritrovato il feto negli indumenti intimi della donna.

Anche il feto era in decomposizione, ma il cordone ombelicale venne ritrovato intatto e ancora attaccato alla placenta nell’utero.

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