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Helen Duncan, la “strega” di guerra: il caso della HMS Barham

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Quando si parla di “caccia alle streghe”, la memoria e l’immaginario collettivo corrono ad un antico passato fatto di torture, roghi, condanne a morte, superstizione e credenze popolari. Un arco temporale vasto e assai complesso, generalmente circoscritto tra gli anni che vanno dal 1330 al 1700 inoltrato. Un periodo storico sovente distorto dalla letteratura, dalla vasta cinematografia, ricco di ricorrenti stereotipi e ancora oggetto di studi approfonditi. Difficile, dunque, immaginare un processo per “stregoneria” in piena Seconda Guerra Mondiale. Tutto ciò, tuttavia, è realtà ed il caso che andremo a ripercorrere ha un valore storico assai rilevante. Helen Duncan è, infatti, una delle ultime persone ad essere condannata ed imprigionata per “stregoneria” secondo il Witchcraft Act 1735.

Chi è Helen Duncan

Victoria Helen McCrae MacFarlane nasce il 25 novembre 1897 a Callander, cittadina scozzese del Perthshire, da Isabella e Archibald MacFarlane. Sin dagli anni della scuola, Helen manifesta presunte capacità di veggenza e sovrannaturali, suscitando timore e diffidenza nei docenti e negli alunni. In un periodo, pensa continuamente al numero “1066”. Durante una lezione di storia incentrata sulla Battaglia di Hastings – datata 14 ottobre 1066 – il professore è colto da un attacco di cuore. La madre, preoccupata per gli inquietanti segnali e in allarme per la particolare psicologia manifestata dalla figlia, fa visitare Helen da un medico. Questi non riscontra alcuna anomalia fisica. Anzi: è il medico ad essere vittima di una profezia. Helen gli dice di non uscire di casa, ma il dottore disattende le parole della ragazza: troverà la morte a seguito di un incidente stradale, durante una tormenta di neve. Il Ministro della locale Chiesa Presbiteriana accusa Helen di “consorting with the Devil”: fraternizzare con il Diavolo.

A 16 anni lascia la famiglia e si reca a Dundee. La Prima Guerra Mondiale infuria in Europa: lavora dapprima presso una fabbrica di munizioni, quindi come infermiera presso il Dundee Royal Infirmary. Qui, Helen, grazie a Jean Duncan – la sua migliore amica conosciuta sul posto di lavoro – incontra colui che diverrà suo marito, Henry Duncan, fratello di Jean. I due si sposeranno nel 1916.

I coniugi Duncan, certamente, non vivono agiatamente: lei, anzitutto, cerca di guadagnare come può lavando e riparando lenzuola e camicie, lui – invalido di guerra, affetto da febbre reumatica e con una valvola cardiaca compromessa – si arrangia lavorando come falegname. Hanno sei figli: Bella, Nan, Lillian, Henry, Peter e Gena. Altri due muoiono in tenera età.

Henry, inoltre, è colto da infarto (non fatale: morirà nel 1967), episodio che Helen aveva predetto. Henry, dal canto suo, incoraggia Helen a sviluppare i propri poteri di chiaroveggenza, chiaroudienza, psicometria e precognizione (capacità anche nota coi nomi di prescienza, preconoscenza, preordinazione e preveggenza).

È in questa fase che Helen ed Henry Duncan iniziano, verosimilmente, a concepire l’espediente scenico dell’ectoplasma e a sfruttare in modo sistematico – a scopo di lucro e sensazionalistico – le presunte, sedicenti capacità medianiche di Helen. Tutto nasce in una notte in cui Helen, in profondo stato di trance, avverte la voce di un tale Dr. Williams, il quale avrebbe chiesto ad Henry di sfruttare i poteri della moglie Helen allo scopo di evocare e materializzare gli spiriti dei defunti. Le sedute spiritiche si ripetono e si succedono sempre più frequenti e alla presenza non più di soli amici e vicini di casa. La platea (pagante) si allarga e i coniugi Duncan accrescono la propria fama: Helen diventa una ricercata e stimata medium.

È in queste sedute spiritiche che Helen manifesta il famigerato ectoplasma, sostanza di un bianco brillante descritta come “nebbia magica” o “ragnatela vivente”. Questo ectoplasma le fuoriesce dalla bocca e dalle narici. Nascono, così, le figure di Albert Stewart (“Uncle Albert”, zio Albert) e “Peggy”, guide spirituali che si materializzano in occasione delle sedute. “Uncle Albert” è una persona anziana, scozzese emigrato in Australia, morto annegato nel 1913. Una sorta di cerimoniere che appare dal candido e misterioso ectoplasma. “Peggy”, l’altra guida spirituale di Helen – è una ragazza che si palesa durante la seduta cantando canzoni. Negli Anni ’20, Helen diventa un caso nazionale e le sue capacità medianiche attraggono favori e, ovviamente, dubbi e non velate diffidenze. Iniziano anche i guadagni ed Henry, di fatto, si trasforma nel manager, nel “procuratore” di Helen. Il quadro della grottesca situazione, però, inizia a delinearsi in modo lampante ed evidente.

Nel 1928, grazie alle fotografie di Harvey Metcalfe, le già precarie e dubbie doti medianiche e sovrannaturali di Helen iniziano a vacillare vistosamente e ad emergere per quelle che realmente sono: una colossale truffa. Nel 1931, la London Spiritualist Alliance (fondata nel 1884, oggi denominata College of Psychic Studies) esamina le metodologie messe in opera dai coniugi Duncan, esami intesi ad analizzare ed eventualmente smascherare la truffa dei Duncan.

Harry Price – rinomato parapsicologo nonché fondatore e direttore del National Laboratory of Psychical Research – è colui il quale smaschera in modo definitivo le singolari metodologie fraudolente escogitate dai coniugi Duncan.

L’ectoplasma, in realtà, è un misto di stamigna (o stamina) – un tessuto impiegato anche nella produzione dei formaggi –, albume d’uovo, carta e altri materiali facilmente modellabili (da nascondere e far apparire al momento opportuno), ingeribili e poi rigurgitabili. Anche gli spiriti sono solo dei fantocci realizzati con la cartapesta. Harry Price racconta e ripercorre le vicende legate ad Helen ed Henry Duncan nel libro “Leaves from a Psychist’s Case Book” (1933) nel capitolo intitolato “The Cheese-Cloth Worshippers”, letteralmente “gli adoratori della garza da formaggio”. Le numerose foto documentano ed evidenziano in modo palese ed incontrovertibile la maldestra truffa inscenata da Helen ed Henry Duncan.

Le truffe dei Duncan si susseguono per tutti gli Anni ’30, tra finte sedute spiritiche, dettagliate analisi scientifiche rifiutate, momenti di escandescenza, multe e condanne. Il 6 gennaio 1934 (altre fonti indicano 1933), ad Edimburgo, Helen Duncan si esibisce nella ennesima truffa: la solita seduta, l’evocazione e la materializzazione delle guide spirituali e dei defunti, la comparsa di “Peggy”, la quale, però, altro non è che un fantoccio in sottoveste. Verrà multata di 10 Sterline e condannata per il reato di medianità fraudolenta in data 11 maggio 1934. Il trucco verrà smascherato, in questa circostanza, da Miss Maule. Ad Helen viene concessa l’opportunità di denunciare Miss Maule ma la Duncan declina l’offerta. Per tutti gli Anni ’30, ad ogni modo, l’attività dei Duncan prosegue incessante, incontrando tanto i favori quanto i pareri contrari di pubblico ed esperti in materia. Si giunge, così, alla Seconda Guerra Mondiale.

Il caso della HMS Barham

Nel 1941, quando il secondo conflitto mondiale (1939-1945) infuria da ormai due anni, Helen Duncan – grazie alla sua guida spirituale Albert – rivela fatti che ancora debbono accadere o informazioni riservate e ancora non rese pubbliche. Ciò si verifica in occasione di due sedute, datate 24 maggio 1941 (Edimburgo; rivela l’entrata in guerra della Unione Sovietica e l’affondamento della HMS Hood) e novembre 1941 (Portsmouth). A passare alla storia è, tuttavia, la seduta del novembre 1941 presso la importante e nevralgica città portuale dell’Hampshire. In questa circostanza, infatti, Helen Duncan entra in contatto con lo spirito di un marinaio defunto, il quale le riferisce dell’affondamento della HMS Barham. Lo spirito del marinaio della Barham si materializza nella sala, come da copione: indossa un berretto militare con su scritto “Barham”. Il cappello, però, è finto. I militari britannici non indossano cappelli recanti la scritta della nave.

La HMS (acronimo di His o Her Majesty’s Ship; durante la II Guerra Mondiale è “His”, poiché a regnare è Re Giorgio VI) Barham è una prestigiosa nave da battaglia della Classe Queen Elizabeth: varata il 31 ottobre 1914, entrata in servizio attivo il 19 ottobre dell’anno successivo. Il controllo del Mar Mediterraneo costituisce elemento portante nell’economia delle strategie militari, inglesi ed italo-tedesche. Ebbene, assicurarsi la superiorità aeronavale in questa specifica area equivale a stabilire un predominio strategico e tattico che si estende dall’Africa Settentrionale all’Italia, dai Balcani all’ingresso per il Medio Oriente.

La Barham lascia il porto di Alessandria d’Egitto il 24 novembre 1941. Il giorno successivo, la HMS Barham, mentre è in missione al largo delle coste egiziane contro alcuni convogli italiani affiancata dalla HMS Queen Elizabeth, dalla HMS Valiant e da otto cacciatorpediniere, è mortalmente colpita da tre siluri lanciati dal sommergibile tedesco U-Boot 331 (verrà poi affondato dagli inglesi il 17 novembre del 1942), comandato dall’Oberleutnant zur See Hans-Diedrich von Tiesenhausen. 841 (altre fonti indicano 861 e 862) marinai muoiono nell’immane esplosione della santabarbara (istante immortalato in foto passate alla storia) e nel conseguente affondamento della nave da battaglia britannica. Anche le cifre dei superstiti oscillano: chi parla di 395, chi di 450. Ad ogni modo, la Barham – una delle corazzate più significative in seno alla Royal Navy – è andata perduta.

La domanda è: come fa Helen Duncan a sapere dell’affondamento della HMS Barham? Come fa a conoscere un fatto accaduto pochi giorni prima e ancora non reso noto? Sono andate proprio così le cose? Analizziamo i fatti.

L’Ammiragliato britannico cerca di tenere nascosta la notizia dell’affondamento della prestigiosa corazzata. I vertici della Royal Navy, ad ogni modo, ragguagliano i famigliari dei membri dell’equipaggio della Barham circa l’accaduto, dicendo loro di non divulgare la notizia prima che venga formalizzato il comunicato ufficiale.

In realtà le informazioni – che nelle intenzioni dovevano essere secretate sino all’annuncio ufficiale del gennaio 1942 – sfuggono di mano, facendo sì che la catena di segretezza si rompa; il “The Times” riporta la notizia dell’affondamento pochi giorni dopo l’accaduto.

Helen Duncan, anche in questa circostanza, non dimostra capacità medianiche e di chiaroveggenza. Ancora una volta si affida alla creduloneria del popolo e a fantocci di scena spacciati per spiriti di persone defunte. Secretare un affondamento così importante che coinvolge centinaia, migliaia di persone è, infatti, pura utopia. Notizie sfuggite di mano dai canali militari e dai parenti stessi dei marinai della Royal Navy consentono alla notizia di diffondersi a macchia d’olio prima del previsto. Soprattutto in una città portuale come Portsmouth, brulicante di militari, famiglie di militari impegnati al fronte, costantemente al centro delle cronache belliche. I famigliari dei membri d’equipaggio imbarcati sulla Barham si confidano con altre persone le quali, a loro volta, parlano con altre persone; altri militari riportano l’accaduto ed ecco che, nell’arco di pochi giorni, la notizia è già in mano all’opinione pubblica. Il chiacchiericcio si fa insistente, strisciante, contagioso e la Duncan, annusato il ghiotto scoop, si impossessa di queste voci. Giocando su questa ambiguità e sull’equivoco della ancora non ufficialità della notizia dell’affondamento della HMS Barham, Helen Duncan è in grado di inscenare l’ennesimo artificio pseudo-medianico. Tutto questo meccanismo è ottimamente spiegato ed illustrato nel libro “Loose Cannons: 101 Myths, Mishaps and Misadventurers of Military History” (2009), scritto da Graeme Donald.

I militari della Royal Navy, ad ogni modo, seguono e monitorano le attività di Helen Duncan. Nel 1944, ecco la svolta.

La condanna di Helen Duncan: il Witchcraft Act 1735

Nel gennaio 1944, a seguito di un’altra seduta, Helen Duncan viene arrestata. A questa seduta, datata 19 gennaio 1944 ed organizzata a Portsmouth, precisamente a Copnor Road, infatti, assistono due militari, due marinai della Royal Navy: i Lt. Worth e Fowler. I due sono coadiuvati da altrettanti poliziotti, Cross e Taylor. Worth – secondo le rivelazioni medianiche della Duncan – avrebbe una zia ed una sorella defunte. In realtà, il Lt. R.Worth non ha alcuna zia defunta ed anche la sorella è viva e gode di ottima salute. A questo punto, intervengono i poliziotti che interrompono la seduta ed arrestano la medium scozzese.

Inizialmente, la Duncan viene incriminata secondo gli estremi esplicitati nella Sezione 4 del Vagrancy Act 1824, un atto che sanziona l’accattonaggio ed il mendicare. In questa Sezione vengono contemplate (cioè sanzionate) varie e numerose forme di vagabondaggio, ottenimento di denaro fraudolento nonché la pratica della chiromanzia e affini, come recita il testo originale:

[…]Every person committing any of the offences herein-before mentioned, after having been convicted as an idle and disorderly person;  every person pretending or professing to tell fortunes, or using any subtle craft, means, or device, by palmistry or otherwise, to deceive and impose on any of his Majesty’s subjects.

 

[…]every person wandering abroad, and endeavouring by the exposure of wounds or deformities to obtain or gather alms; every person going about as a gatherer or collector of alms, or endeavouring to procure charitable contributions of any nature or kind, under any false or fraudulent pretence.  

Le autorità giudiziarie, tuttavia, ritengono la posizione di Helen Duncan ben più grave e degna di esemplare condanna.

È in questo istante che entra in scena il Witchcraft Act 1735. Questa antica legge punisce chi pratica (o meglio, chi millanta di possedere poteri sovrannaturali) “magia”, “stregoneria” e varie forme di attività spiritiche, psichiche e medianiche fraudolente. La pena massima prevista è pari ad 1 anno di reclusione. Non bisogna pensare al Witchcraft Act 1735 come prosecuzione ideale delle dure persecuzioni nei confronti delle cosiddette “streghe”, tipiche del 1400, 1500, 1600 e 1700 (basti pensare al caso di Anna Maria Schwegelin o Schwägelin, protagonista dell’ultimo caso documentato di “caccia alle streghe” in terra di Germania: siamo nel 1775).

In Scozia, ad esempio, si contano oltre 200 condanne per stregoneria dal 1563 al 1727 (altre fonti indicano, probabilmente erroneamente, l’anno 1722). È in questo anno, infatti, che “Janet Horne” (nome vero o presunto) viene bruciata viva per stregoneria a Dornoch, nel Sutherland: è accusata di usare la figlia come pony per “cavalcare verso il Diavolo”. La figlia ha una malformazione alla mano, sufficiente per accusare la donna di stregoneria. Janet Horne e sua figlia vengono entrambe condannate ed imprigionate; la figlia, però, riesce ad evadere. Ma il destino di Janet Horne è segnato: denudata e cosparsa di catrame, viene rinchiusa in un barile e data alle fiamme mentre è portata in processione.

Il Witchcraft Act 1735, dunque, è presentata come una legge più moderna, figlia dei valori dell’Illuminismo, in antitesi con le precedenti ed indiscriminate persecuzioni fondate su superstizione e credenze frutto di una religiosità distorta e violenta. Grazie al Witchcraft Act 1735 viene meno, pertanto, la figura della strega comunemente intesa, da condannare in quanto espressione del Demonio, bensì si cerca di arginare il fenomeno di sedicenti santoni, medium, fattucchiere. Una legge, se vogliamo, ancora attuale (salvo il riferimento alla parola “witch”, strega) e che segna la via alle più moderne legislazioni anti-truffe e raggiri. Il Witchcraft Act 1735 trova in James Erskine, Lord Grange, il più assiduo (e forse unico), reale oppositore: egli, infatti, crede nella esistenza della stregoneria.

Assieme a Helen Duncan vengono incriminati i “compari” di scena: Ernest ed Elizabeth Homer e Frances Brown.

Il processo è breve e viene celebrato dal 23 marzo 1944 al 3 aprile del medesimo anno presso l’Old Bailey di Londra, il palazzo che ospita la Central Criminal Court. Helen Duncan è condannata a 9 mesi di carcere, ridotti successivamente a 6. Sconta la sua pena nel carcere londinese di Holloway, attivo dal 1852 al 2016; verrà rilasciata il 22 settembre 1944, sotto la promessa – disattesa – di non eseguire più alcuna seduta. Helen Duncan, ormai malata da tempo (diabetica e  gravemente obesa), muore il 6 dicembre 1956, all’età di 59 anni, non prima di aver tenuto un’ultima seduta, ancora interrotta dalla polizia.

Helen Duncan, tuttavia, non è l’ultima persona ad essere condannata per magia e stregoneria. Jane Rebecca Yorke è un’altra medium inglese arrestata e condannata secondo gli estremi del Witchcraft Act 1735. La sua condanna – a seguito dell’arresto, avvenuto nel luglio 1944 – sarà di blanda entità: una sanzione pecuniaria ed una buona condotta da tenere nei tre anni successivi. Una giuria benevola nei confronti di una donna di 72 anni.

Nel 1951, anche per volere di Winston Churchill (Primo Ministro del Regno Unito dal 10 maggio 1940 al 26 luglio 1945 e dal 26 ottobre 1951 al 6 aprile 1955), il Witchcraft Act 1735 viene rimpiazzato dal più moderno ed aggiornato Fraudulent Mediums Act 1951, anch’esso finalizzato al soffocamento di qualsivoglia fraudolenta attività legata ai sedicenti medium.

È proprio Churchill a definire il “caso Helen Duncan”, il clamore riscontrato presso il popolo britannico, l’ampia risonanza data dalla stampa a questa vicenda nonché il controverso ricorso al Witchcraft Act 1735 come “tomfoolery”, una stupidaggine, una buffonata. Il carismatico politico ed ex militare inglese scrive a Herbert Morrison, del Ministero degli Interni, parole al vetriolo. Rimprovera alla magistratura britannica di aver perso tempo in queste faccende, con testimoni trasferiti – a spese dello Stato – da Portsmouth a Londra, rubando tempo, denaro e risorse alle concrete attività dei tribunali. Ma anche il contributo di Churchill, nella vicenda di Helen Duncan, è stato magistralmente distorto e ingigantito, sino a rasentare i contorni della leggenda metropolitana. Churchill non vuole aiutare né demonizzare Helen Duncan, ponendosi, dunque, in una posizione intermedia. E, a dire il vero, non palesa così tanto interesse verso la vicenda stessa. C’è la guerra ed il Primo Ministro ha altri pensieri per la testa…

Il Fraudulent Mediums Act 1951, a sua volta, verrà abrogato il 26 maggio 2008 grazie all’introduzione del Consumer Protection Regulation 2008, volto ad una più generale tutela dei consumatori.

A questo punto, si apre il controverso e litigioso capitolo relativo all’eredità storica di Helen Duncan. Idolatrata da molti, contestata da molti altri. Ancora oggi, parenti della Duncan, spiritualisti, medium e simpatizzanti di varia estrazione e natura di questo tipo di attività e pratiche difendono l’operato di Helen Duncan. Secondo questo schieramento, la Duncan aveva realmente capacità sovrannaturali, era realmente in grado di entrare in contatto con spiriti defunti e rivelare fatti e informazioni altrimenti sconosciuti, non noti e ancora non verificatisi. Ed era realmente in grado di generare il famoso ectoplasma. Questo schieramento, a giustificazione delle proprie posizioni, sostiene che polizia e magistratura non sono mai entrate in possesso di prove schiaccianti circa la colpevolezza della Duncan, a testimoniare, cioè, le pratiche fraudolente. Anzi, ribattono dicendo che si è trattato tutto di una sorta di “complotto” architettato dal MI5 (Military Intelligence, Sezione 5) atto a far tacere una persona scomoda che avrebbe potuto rivelare, anzitutto, i piani di “Overlord”, lo sbarco in Normandia, il D-Day (6 giugno 1944). Non solo: si racconta che, nella seduta del 1944 in cui la Duncan viene arrestata, i militari abbiano cercato invano di afferrare l’ectoplasma. Parenti e “adepti” della Duncan hanno promosso una petizione (ora chiusa), un Perdono postumo. Questa iniziativa, tuttavia, è stata ripetutamente rigettata dal Parlamento Scozzese.

Dall’altro lato, vi è una nutrita schiera di scienziati, esperti del settore, ricercatori, storici e giornalisti che, al contrario e oggi come ieri, etichetta tutta l’attività messa in piedi dai coniugi Duncan come fraudolenta, figlia di menzogne ed abili messe in scena. Le prove, affermano, sono schiaccianti, a partire dagli esami di Harry Price, elementi probatori impugnati nel corso del breve processo ad Helen Duncan. Già all’epoca dei fatti, esperti e studiosi hanno analizzato l’attività dei Duncan mediante rigorose analisi scientifiche. Verifiche che oggi, ad esempio, esegue costantemente il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze).

Stiamo, in fondo, parlando di una donna che in più circostanze ha manifestato una psicologia – usando una terminologia non ortodossa ma semplificativa – “disturbata”: attacchi di rabbia, comportamenti auto-punitivi. Lo stesso Henry – il marito – è descritto come un soggetto manipolatore. A sancire, probabilmente in modo tombale, la natura fraudolenta delle sedute spiritiche e dei poteri della Duncan subentrano le fotografie scattate durante le fantomatiche sedute spiritiche; fotografie che risaltano appieno le grottesche caratteristiche “fai da te” delle tecniche impiegate dai coniugi Duncan: abiti intesi a celare i rozzi artifici scenici, guanti che si intravedono fuoriuscire dall’”ectoplasma”, la natura tessile e “casereccia” dell’ectoplasma stesso, manichini spacciati per spiriti e così via.

Il fascino anacronistico del “caso Helen Duncan”

La vicenda di Helen Duncan, a prescindere dalle contrastanti posizioni, suscita un innegabile fascino. Un fascino che potremmo definire anacronistico, in cui la storia personale di una medium si mescola alla Storia, quella con la “S” maiuscola: la Seconda Guerra Mondiale. Un intrigo diplomatico tutto “made in United Kingdom” che si snoda tra “stregoneria” e storia militare, spiritismo e battaglie navali, pratiche medianiche che travalicano la umana percezione e scienza.

Un caso di cronaca che ancora oggi tiene banco e fa parlare di sé, grazie, appunto, a quel solleticante fascino anacronistico generato dalla “riesumazione” di un atto legislativo – con oltre 200 anni sul groppone – che sembrava dimenticato, accantonato per sempre, obsoleto e desueto, non più applicabile nel moderno e progressista Ventesimo Secolo, in piena Seconda Guerra Mondiale.

Con Helen Duncan, e successivamente con Jane Rebecca Yorke, si spegne – potremmo dire definitivamente – l’ultima, residua fiammella di quel lungo ed oscuro capitolo che ha insanguinato l’Europa e non solo: la “caccia alle streghe”. Il Witchcraft Act 1735, sebbene abbia costituito un punto di rottura con le vere persecuzioni alle streghe, conserva intatto il riferimento a quel periodo storico. Se Helen Duncan fosse stata processata e perseguita secondo altre leggi, questa vicenda non avrebbe assunto i contorni che tutti noi conosciamo.

“Witch”, strega: quando una parola fa la differenza e può scrivere la Storia.

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