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Lingchi – La morte dai mille tagli

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La Cina è famosa per le sue torture. La lingchi non è una fra le più famose ma è sicuramente una fra le più terribili. Il condannato veniva infatti legato a un palo e veniva tagliato in varie parti del corpo, che venivano poi asportate.

Storia della morte dai mille tagli

Lingchi è meglio conosciuta come “la morte dai mille tagli” e, come il nome suggerisce, era un metodo di tortura ed esecuzione, in vigore in Cina a partire dal 900 d.C, che prevedeva molti tagli e asportazioni di carne dalla vittima.

Il termine significa letteralmente “processo lento” e deriva da un’espressione che indica il fatto di scalare una montagna lentamente.

Questo metodo di tortura era usato per coloro che si macchiavano di crimini considerati gravi come il tradimento, le stragi e l’uccisione dei genitori.

Poteva essere inflitto a persone vive, come tortura e pena capitale, ma anche a cadaveri in segno di umiliazione ed in entrambi i casi ciò avveniva in luoghi pubblici.

Esecuzione

La vittima veniva legata ad un palo e il boia procedeva a infliggere numerosi tagli e ad asportare porzioni di carne.

A volte alla vittima veniva somministrato dell’oppio come atto di pietà, per indurla in uno stato di semi incoscienza.

Nonostante il nome sia “morte dai mille tagli” gli studiosi ritengono che i tagli inflitti prima che sopraggiungesse la morte sarebbero stati molti meno, circa qualche decina. Questo perchè dopo tale quantità, la perdita di sangue e lo shock sarebbero stati tali da provocare la morte della vittima.

Dagli scritti pervenutici al riguardo, tale esecuzione non durava più di 15 o 20 minuti.

Lingchi fra leggenda e verità

Somministrazione di oppio prima della torturaLa Lingchi viene molto spesso associata alla Cina, ma molte volte viene mitizzata e descritta come peggiore di quello che in realtà era.

La credenza comune è che alla vittima, dopo essere stata legata ad un palo di legno, venissero prima cavati gli occhi, poi mutilati il naso, le orecchie, le dita e i genitali.

Successivamente sarebbero state asportate grandi porzioni di carne dalle spalle e dalle cosce.

La verità è che, come ci raccontano esploratori della Cina come l’australiano G.E. Morrison, questa tortura veniva inflitta post mortem o, in caso contrario, dopo che la vittima era stata drogata con molto oppio.

Versione precedenti della Lingchi

Si pensa che questa tortura si sia evoluta da una precedente, conosciuta come “tritacarne”.

Questa pena prevedeva che, dopo la morte, la vittima venisse tagliuzzata fino a renderla carne macinata. Tuttavia, alcune vittime venivano tritate da vive.

L’inventore di questa tortura fu Zhou, l’ultimo re della dinastia Shang.

Si racconta che durante la dinastia Han (tra il 200 a.C e il 220 d.C.), l’imperatrice Lu Zhi abbia usato questa tortura contro la concubina preferita di suo marito l’imperatore, dopo che questi morì.

Lu Zhi prese la concubina, di nome Qi, e le fece tagliare gli arti. Poi le cavò gli occhi, le strappò la lingua, le mise del veleno nelle orecchie e in gola per farla diventare sorda e muta e poi la lasciò a morire in una latrina.

Abolita nel 1905 divenne stranamente famosa in Occidente, come simbolo di pena capitale in Cina, solo a partire dal 1910.

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