Avevo già parlato della McKamey Manor ben 4 anni fa (clicca qui per leggere l’articolo) e di come già allora fosse considerata qualcosa di più di una semplice “casa stregata”.
L’idea del suo creatore era stata quella di costruire una casa stregata estrema, in cui i partecipanti -volontari- avrebbero potuto sperimentare qualche brivido in più rispetto alle classiche case stregate che si possono trovare nei parchi divertimento. Ben presto però sono arrivate le critiche di persone che sostengono che la McKamey Manor sia una casa per le torture a tutti gli effetti.
Petizione per chiudere McKamey Manor
Proprio per questo, Frankie Towery ha aperto una petizione sul sito change.org. Towery sostiene che non si tratta di un’attrazione, bensì di un luogo legalizzato in cui eseguire torture.
Per poter entrare nella McKamey Manor, infatti, non ci si reca in un parco divertimenti e si paga il biglietto. Dopo aver compilato i moduli, sarà lo staff della Manor a scegliere i clienti. E proprio su questa modalità si basa una delle accuse di Towery, che sostiene che lo staff della McKamey Manor scelga le persone più emotivamente fragili e manipolabili, in modo che le “torture” abbiano più effetto. Secondo Towery, all’interno della Manor avverrebbero torture in piena regola come l’alimentazione forzata o persino il waterboarding. E per questo motivo, molti dei partecipanti hanno dovuto avvalersi di aiuto psicologico dopo questa avventura horror.
Russ McKamey d’altra parte, il creatore dell’inquietante attrazione horror, sostiene che nella sua Manor non avviene alcuna tortura e ci sono dei video che lo provano. Ogni “sessione” viene registrata e può essere visionata dal cliente che, come sostiene l’ideatore della casa, spesso sostiene che gli siano stati riservati trattamenti troppo crudeli.
Liberatoria di 40 pagine
Certo è che McKamey non ci tiene ad essere denunciato, e proprio per questo si protegge con una liberatoria di ben 40 pagine che gli aspiranti concorrenti devono firmare prima di partecipare all’attrazione. Inoltre, può partecipare solo chi ha compiuto i 21 anni (la maggiore età negli Stati Uniti) e che abbia un’assicurazione medica valida. E, ovviamente, deve essere disposto a farsi “torturare” per circa 10 ore.
Ma basta questo per non essere considerato un torturatore?
Se una persona fosse d’accordo a farsi torturare fino alla morte, firmando una liberatoria, questo annullerebbe il crimine? Secondo questo ragionamento, allora, il cannibale tedesco Armin Meiwes non dovrebbe nemmeno essere in prigione. O l’aguzzino di Sharon Lopatka.
La petizione ha quasi raggiunto le firme richieste (50.000). Non resta che aspettare l’esito di questa richiesta
E tu, firmeresti la liberatoria e avresti il coraggio di entrare nella McKamey Manor? Facci sapere la tua nei commenti qui sotto