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Ripper Crew – gli squartatori di Chicago

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Gli Stati Uniti d’America, da decenni, sono teatro di efferati crimini. Una terra che in tanti legittimamente sognano ma che, tuttavia, ha partorito e continua a partorire serial killer, sette criminali, adolescenti e giovani stragisti. In particolare, tra gli Anni ’60 e i primi Anni 2000, gli USA – loro malgrado – divengono il palcoscenico di un cospicuo numero di crimini ai limiti dell’incredibile. Assassini e assassinati, vittime e carnefici: gli USA non hanno pace.

La storia che andremo ad illustrare si inserisce perfettamente in questo quadro di degrado sociale, esistenziale. Condizioni tenute ben nascoste dalla sfavillante società a stelle e strisce ma che, affatto saltuariamente, emergono in tutta la loro potenza distruttiva.

Ripper Crew, gli squartatori di Chicago

Cosa si intende per setta? Quali sono le caratteristiche basilari che definiscono e determinano una qualsivoglia setta? Un gruppo di persone che segue una specifica dottrina in ambito religioso, sociale, politico, filosofico, che, però, si discosta da insegnamenti e principi preesistenti e condivisi. Un gruppo di persone, dicevamo. Bastano, dunque, appena quattro individui per far sì che un gruppo si tramuti in setta?

I Ripper Crew – noti anche con il nome di Chicago Rippers – si pongono in quella buia intercapedine difficile da decifrare. Cosa e chi sono i Chicago Rippers? Un gruppo di satanisti il quale, tuttavia, non possiede i requisiti per esser definito setta. Un’organizzazione criminale come tante, una banda di sbandati assassini o una setta vera e propria?

Setta o no, il “Ripper Crew” incarna un movimento criminale come pochi altri. Quattro persone: Robin Gecht (nato nel 1953), Edward Spreitzer (classe 1958), i fratelli Andrew e Thomas Kokoraleis, rispettivamente nati nel 1961 e 1958.

Robin Gecht è il fondatore del “Ripper Crew”: personalità evidentemente complessa, una psicologia – usando una terminologia poco appropriata ma immediata – disturbata, malsana. Pura perversione. Un bubbone pronto a scoppiare. Caso vuole che Gecht lavori per John Wayne Gacy, il cosiddetto “Killer Clown”, serial killer statunitense che è protagonista dell’uccisione di 33 persone confermate. Gacy è una persona insospettabile: tra le tante attività di “persona comune”, è a capo di una impresa edile. Gecht e Gacy collaborano in ambito lavorativo. Una coincidenza che ha del surreale.

Collante del “Ripper Crew” è il satanismo. Distorto, violento, “casereccio”, reinterpretato, “acido”, appunto. Un collante, una calamita intrisa di mistero e trasgressione capace quantomeno di incuriosire, per non dire attrarre in modo morboso. Libri a tema, la classica “Bibbia Satanica” e la Chiesa di Satana di Anton LaVey a fare da preludio alle attività assassine della banda.

Le vittime

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Linda Sutton, 28 anni. È questo il nome della prima vittima dei “Chicago Rippers”. Rapita il 23 maggio del 1981, verrà ritrovata cadavere dieci giorni più tardi, presso Villa Park, Illinois. Il corpo della donna presenta evidenti mutilazioni. Il seno sinistro asportato. Le indagini si perdono in un vicolo cieco.

15 maggio 1982. La banda capitanata da Robin Gecht copisce ancora. La vittima, ancora una donna, si chiama Lorraine Borowski. La donna viene rapita di mattina, mentre sta aprendo l’agenzia immobiliare nella quale lavora. Cinque mesi dopo, il cadavere della donna viene ritrovato presso un cimitero di Clarendon Hills, nella Contea di DuPage.

I rapimenti e la conseguente scia di sangue non si arrestano. La banda colpisce, veloce, fulminea, mimetizzandosi. Il 29 maggio del 1982 è la volta di Shui Mak, rapita presso l’Hanover Park. Il corpo senza vita della donna viene ritrovato quattro mesi dopo.

A Shui Mak segue Angel York, sorpresa nel suo furgone dai membri del “Ripper Crew”. Mutilata, torturata e seviziata, le viene tagliato un seno, quindi viene gettata dall’auto ancora in vita.

A fine agosto, i quattro “Chicago Rippers” colpiscono nuovamente. È il 28 agosto 1982 quando il cadavere di Sandra Delaware viene rinvenuto presso le rive del fiume Chicago. Anche Sandra, parimenti alle altre vittime, presenta molteplici mutilazioni: la gola tagliata, segni di strangolamento, il seno sinistro (ancora il sinistro) asportato.

Trascorrono pochi giorni: è l’8 settembre 1982 quando viene trovato il cadavere di Rose Davis, 31 anni.

Il 6 dicembre, è la volta di Beverley Washington, trovata vicino ad un binario ferroviario presso Chicago. Mutilazioni, tagli, contusioni, un corpo torturato da sadici carnefici. Il seno sinistro asportato quale indistinguibile firma dell’assassino. Il seno destro presenta tagli.

Si contano sei vittime , benché il “Ripper Crew” verrà accusato di aver ucciso almeno 18 donne, molte delle quali mai ritrovate. Miracolosamente, Beverley Washington sopravvive. Sarà Beverley la chiave di volta del caso, fornendo agli investigatori elementi utili e determinanti ai fini della risoluzione del caso. Grazie alle sue precise ed attendibili dichiarazioni e descrizioni, sarà possibile, infatti, risalire ai carnefici.

La casa degli orrori

Semplice ma efficace il modus operandi. La banda agisce nell’area di Chicago, spostandosi a bordo di un furgone. Adocchiata la vittima, questa viene dapprima rapita, quindi portata nella casa di Gecht, un attico. Qui, era stato realizzato un tempio in onore di Satana. Candele, un altare con drappo rosso, pareti sulle quali campeggiano sei croci rosse e nere. Le vittime, facile intuirlo, sono sacrificate a Satana. Il rituale prevede la lettura di versi satanici, la tortura della donna, l’asportazione rituale del seno sinistro, la masturbazione, il cannibalismo. Il seno sinistro, infatti, viene fatto a pezzi e mangiato dai membri del “Ripper Crew”.

Le indagini e l’arresto dei Chicago Rippers

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Singolari, e per certi versi decisamente surreali le vicende legate alle indagini e agli arresti dei quattro membri del “Ripper Crew”. Gecht, infatti, viene arrestato una prima volta, ma subito rilasciato per mancanza di prove. Ma sin dal 1981, tuttavia, gli investigatori sono ancora sulle tracce di Gecht. Il direttore di un albergo, a tal proposito, aveva riferito che quattro uomini avevano organizzato in camera una sorta di festa. Una “festino”, però, sospetto.

Il cerchio attorno ai “Chicago Rippers” si stringe sempre più. L’arresto dei quattro uomini è il passo successivo che sancisce la fine di questa lunga e ancora poco decifrabile scia di sangue. Quando la polizia arresta i fratelli Kokoraleis, vengono svelati particolari e dettagli del modus operandi della banda. Le donne venivano trasportate nella cosiddetta “satanic chapel”, la cappella satanica, ove subivano indicibili torture e mutilazioni. Il rituale del seno sinistro asportato, la masturbazione sul seno reciso e gli atti di cannibalismo costituiscono l’apice della lucida follia omicida messa in atto dal “Ripper Crew” e da Gecht.

Andrew Kokoraleis, Thomas Kokoraleis ed Edward Spreitzer confessano i rapimenti e gli omicidi. Edward Spreitzer, in un primo momento, è condannato a morte per iniezione letale. L’intervento del Governatore dello Stato dell’Illinois, George Homer Ryan Sr., si rivela decisivo per le sorti di Spreitzer. La pena viene commutata in ergastolo senza condizionale.

Le 15 condanne a morte previste e già sentenziate verranno commutate in ergastolo. Nel 2011, quando a governare l’Illinois vi è Patrick Joseph Quinn Jr., viene definitivamente abolita la pena capitale. Quinn, sostenitore della pena capitale stessa, ha, ad ogni modo, proceduto alla sua abolizione. Le ragioni sono presto dette: “Se il sistema non è sicuro, libero da errori al 100%, allora non dovremmo avere quel sistema”. Il riferimento, ovvio, è a quei casi di condanne a morte che vedono protagoniste persone rivelatesi, poi, innocenti.

Thomas Kokoraleis è condannato all’ergastolo. La sua condanna, successivamente, viene commutata in 70 anni di galera. Pena, però, ulteriormente sfrondata: è stato scarcerato nel marzo 2019.

Sorte ben diversa spetta al fratello, Andrew Kokoraleis. Il 16 marzo del 1999 viene giustiziato per iniezione letale. È proprio quella inflitta al membro del “Ripper Crew” l’ultima condanna a morte eseguita dallo Stato dell’Illinois.

E Robin Gecht, la “guida spirituale” e carismatica del “Ripper Crew”? Paradossalmente, il leader della banda è colui il quale non confesserà mai gli omicidi. È condannato a 120 anni di prigione e, nel 2042 (in linea alquanto teorica: avrà, infatti, ben 89 anni), potrà avvalersi della libertà vigilata. Gecht sta scontando la pena presso il Menard Correctional Center, Illinois.

Un uragano chiamato “Ripper Crew”

Setta satanica, organizzazione criminale. Il “Ripper Crew” è questo e molto altro. È un autentico uragano omicida il quale, tra il 1981 ed il 1982, sconvolge l’area metropolitana di Chicago. Donne, solo donne. Vittime scelte, anzi, prescelte. Misoginia, perversione sessuale, degenerato feticismo, satanismo acido, una forma malsana, deviata e distorta di riscatto sociale, personale, sessuale. Elementi che consentono a quattro individui di emergere e sfogare le proprie pulsioni. Il “Ripper Crew” è un mix esplosivo di tutti questi ingredienti i quali, non è un caso, ritroviamo in molti casi di cronaca nera. Nell’arco di poco più di un anno miete almeno 18 vittime, tutte donne. Un uragano impetuoso e inatteso.

Le vicende criminali legate al “Ripper Crew” rimangono, a tutt’oggi, ancora avvolte da una spessa coltre di punti interrogativi. Robin Gecht e la sua banda entrano nella scena della cronaca nera in modo repentino, uscendone in maniera altrettanto rapida. Eppure, stiamo parlando di un gruppo che ha seminato morte, lutti, dolore, peraltro mettendo in atto un piano criminale alquanto brutale e, sotto certi aspetti, inedito.

Una storia che ricorda a tratti – e con le dovute differenze – casi celeberrimi quali “Jack lo Squartatore” e “Il Mostro di Firenze”. La verità giudiziaria è stata appurata e consegnata alla storia, alla criminologia ma, probabilmente, non sapremo mai cosa realmente abbia spinto Gecht e la sua banda a perpetrare simili, efferati crimini.

L’imperscutabilità dei serial killer: un fattore che nessun processo e nessuna condanna, anche la più severa, potranno mai decifrare.

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