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Impiccato, tirato e squartato

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Impiccato, tirato e squartato descrive un metodo di esecuzione in vigore dal 1351 al 1870 in Inghilterra per i colpevoli di alto tradimento, anche se già nel medioevo veniva praticato lo squartamento, spesso post-mortem.

Procedimento della tortura “Impiccato, tirato e squartato”

I condannati venivano condotti al patibolo dove venivano spogliati e impiccati.

Il boia però faceva in modo che il collo non si rompesse e rilasciava il prigioniero prima che sopraggiungesse la morte.

Inizialmente venivano portati al patibolo trascinati da dei cavalli, ma questo riduceva notevolmente la vita della vittima e si optò quindi per un’altra soluzione: i prigionieri venivano legati ad carretto di legno legato ad un cavallo, che lo trascinava al patibolo.

Dopo essere stata impiccata la vittima veniva messa su una tavola di legno, con le mani legate dietro la schiena, e veniva evirata.

Il pene e i testicoli venivano recisi di netto e, mentre la persona era ancora cosciente, gli veniva aperto il ventre e gli venivano estratti gli intestini che venivano poi bruciati insieme ai genitali sotto agli occhi del condannato.

A questo punto al prigioniero veniva tagliata la testa e il suo corpo veniva diviso prima due e poi in quattro parti. Ognuna delle quattro parti poi veniva esposta in quattro angoli della città, come deterrente, e la testa veniva invece portata alla torre di Londra.

Ovviamente però non poteva essere riservato lo stesso trattamento alle donne:

sarebbe stato indecoroso mostrare una donna nuda in pubblico! A questo problema ovviarono bruciandole vive sul rogo.

Questo metodo di esecuzione mirava non solo a provocare immenso dolore, ma anche a denigrare la vittima privandola della dignità, esponendola nuda e tagliando i genitali, ma anche dello stato di “persona” perchè ad essa veniva riservato un trattamento peggiore di quello riservato agli animali che, solitamente, venivano uccisi prima di essere squartati.

Questa tecnica di esecuzione e di tortura venne presto esportata nel resto d’Europa, ma non venne molto utilizzato.

Storia dello squartamento

La storia dello squartamento però risale a molto prima del 1300.

In Asia veniva praticato già vari secoli prima, usando degli elefanti addestrati. Sotto le zampe del pachiderma venivano legate delle lame e, una volta dato l’ordine dall’addestratore, gli elefanti camminavano sulla vittima tagliandola in varie parti.

Anche nel Sacro Romano Impero era usato per punire i crimini di lesa maestà, e Carlo V, nel suo Constitutio Criminalis Carolina, descrisse come lo squartamento dovesse essere effettuato: il corpo doveva essere diviso in 4 parti e le quattro parti sarebbero state appese a dei pali in quattro parti della città. Così morì Wilhelm Von Grumbach nel 1567, condannato per alto tradimento. Venne eviscerato e portato ancora vivo al patibolo dove venne legato ad un tavolo e gli venne strappato il cuore prima di essere squartato.

Un testimone oculare afferma che Von Gumbach gridò per vari minuti dopo che gli venne strappato il cuore.

Anche se di solito si usava per i reati di alto tradimento, a volte questo metodo poteva essere usato per crimini molto gravi.

E’ questo il caso di Bastian Karnhars che, nel 1600, venne accusato di 52 omicidi, incluse 8 donne, prima stuprate e poi uccise, e un bambino di cui avrebbe mangiato il cuore. A Karnhars vennero prima asportate tre strisce di pelle dalla schiena tramite scorticamento, poi venne torturato con tenaglie ardenti, gli vennero tagliate le dita una ad una, i suoi arti vennero rotti sulla ruota e poi venne squartato mentre era ancora vivo.

Squartamento con animali

Altri metodi di squartamento includevano legare i quattro arti della vittima a 4 cavalli che poi venivano fatti correre in direzioni diverse. Successivamente un boia tagliava il corpo sospeso a mezz’aria in due.

Oppure al prigioniero venivano legati i piedi ad una grossa pietra e la testa ad un’altra. Il corpo veniva legato in cima ad un muro e le pietre fatte cadere. In questo modo il corpo veniva tranciato di netto.

E’ stato presente come pena capitale in Corea e in Cina, ma attualmente non è più in uso in alcun Paese.

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