La ghigliottina è stata un metodo di esecuzione e pena di morte in vigore in vari Paesi quali la Francia, l’Italia, l’Inghilterra, il Belgio e la Svezia.
Storia
La decapitazione come metodo d’esecuzione risale a molto prima dell’invenzione della ghigliottina e veniva eseguita con spade o asce.
Questo strumento diventò famoso a partire dal 1792 in Francia grazie alla rivoluzione francese, ma già in altri Paesi era utilizzato un sistema molto simile per le esecuzioni. Questo perchè durante le normali esecuzioni, fatte con la spada o con l’ascia, il condannato doveva rimanere perfettamente immobile sul ceppo e collaborare per permettere al boia un taglio netto; in caso contrario il boia avrebbe potuto errare il colpo e ferirlo alle spalle o al volto, facendolo soffrire inutilmente.
Restare però calmi su un patibolo deve essere molto difficile e molti giustiziati erano scossi da forti tremiti e alcuni provavano persino a scappare.
Ecco quindi che in tutta Europa cominciano a diffondersi delle macchine che prevedono l’immobilizzazione del collo della persona da giustiziare.
Un esempio è il patibolo di Halifax diffuso in inghilterra o la mannaia diffusa in Italia, entrambi precursori della moderna ghigliottina che si differenziano da quest’ultima principalmente per la forma della lama.
Invenzione
L’inventore della ghigliottina è un francese ma non è, come molti credono, Joseph Ignace Guillotin,
bensì Antoine Louis che, con l’aiuto dell’ingegnere tedesco Tobias Schmidt, costruì il primo prototipo di ghigliottina, chiamata a quel tempo “Louisette” dal nome dell’inventore.
La ghigliottina ha preso però il suo nome definitivo, con la quale è conosciuta ancora oggi, da Guillotin, un deputato nell’Assemblea Generale il quale, essendo contrario alla pena di morte, nel 1789 propose un metodo di esecuzione il meno cruento possibile e uguale per ogni reato e per ogni persona di qualsiasi ceto sociale essa facesse parte.
Dal 1793 al 1794, durante il Regno del Terrore, il Tribunale Rivoluzionario condannò alla ghigliottina migliaia di oppositori politici.
Il primo ad essere giustiziato fu Collenot D’Angremont, nel 1792, mentre l’ultima esecuzione in francia mediante ghigliottina è stata quella di Hamida Djandoubi nel 1977.
L’ultima esecuzione tramite ghigliottina in pubblico è quella di Eugen Weidman e risale invece al 1939. La potete vedere nel filmato alla fine dell’articolo.
La testa dopo la decapitazione
La ghigliottina, come già accennato, venne inventata per non far soffrire le persone sentenziate a morte.
Ma cosa succede alla testa mozzata?
Con la ghigliottina la separazione della testa dal corpo è immediata e non procura danni a nessun’altra parte del corpo, nemmeno alla testa. Molti spettatori giurano di aver visto le teste muovere gli occhi e le palpebre e c’è chi afferma addirittura di averle sentite emettere suoni.
A tal proposito riporto l’esperienza del Dottor Beaurieux che nel 1905 studiò attentamente questo fenomeno.
L’esperienza di Beaurieux
“Questo è quello che ho osservato immediatamente dopo la decapitazione: le palpebre e le labbra del decapitato sono state mosse da contrazioni ritmiche per circa cinque o sei secondi. Questo fenomeno è stato notato da tutti coloro che si sono trovati nella mia attuale posizione di osservatori di questo fenomeno…
Ho aspettato vari secondi. I movimenti spasmodici sono terminati. […] E’ stato allora che ho chiamato, con voce forte e chiara, “Languille!”. Ho visto le palpebre alzarsi, senza nessuno spasmo – particolare sul quale insisto – ma con un unico movimento, abbastanza normale, come succede quotidianamente quando qualcuno si sveglia.
Successive osservazioni
Successivamente gli occhi di Languille si fissano definitivamente nei miei e le pupille mettono a fuoco. Non ero in presenza dello sguardo vago e privo di espressione che si osserva nelle persone moribonde. Avevo a che fare con degli occhi vivi che mi stavano guardando. Dopo qualche secondo le palpebre si richiusero di nuovo.
A quel punto lo chiamai ancora e ancora una volta, senza nessuno spasmo, lentamente, le palpebre si alzarono e senz’ombra di dubbio degli occhi vivi si fissarono nei miei […]. Poi le palpebre si richiusero. Provai a chiamare una terza volta ma non ci furono più movimenti.“
Questo esperimento fu condotto da vari altri dottori fino al 1956. Le prove però sono costituite solo da aneddoti. Sembra comunque che la perdita di pressione sanguigna cerebrale causi la perdita di conoscenza e quindi la morte dopo pochi istanti.