Il Liber Linteus Zagrabiensis (libro di lino di Zagreb) è il più lungo testo Etrusco mai ritrovato ed è l’unico ad essere scritto su lino. La sua datazione risale al III secolo a.C. e, a causa della scarsa conoscenza sulla lingua etrusca, rimane a tuttoggi quasi del tutto non tradotto.
Scoperta
Nel 1848 un ufficiale croato, Mihajlo Barić, lasciò il suo lavoro e decise di girare il mondo. Una delle sue tappe fu l’Egitto e mentre si trovava ad Alessandria comprò come souvenir un sarcofago contenente la mummia di una donna.
Barić una volta a casa, a Vienna, mise il sarcofago nel soggiorno, mettendolo in posizione verticale in un angolo per mostrarlo agli ospiti.
La mummia era avvolta in una benda di lino che l’ufficiale decise di togliere e di mostrare in una teca separata. Tuttavia non si accorse delle iscrizioni presenti sulla tela e la lasciò in esposizione fino al 1859 quando, dopo la morte di Barić, passò in eredità a suo fratello Ilija.
Ilija non aveva nessun interesse per la mummia e decise di donarla al Muse Nazionale di Slavonia e Dalmazia, attuale Museo Archeologico di Zagabria. Vicino alla mummia era presente una targa che recitava:
“Mummia di una giovane donna (con bende rimosse) in una teca di vetro e tenuta in posizione verticale da una barra di ferro. In un’altra teca sono presenti le bende nelle quali la mummia era avvolta, recanti iscrizioni in una lingua sconosciuta e che rappresentano un notevole tesoro de Museo Nazionale”.
I primi studi
Sempre nel 1859 la mummia e le bende furono studiate dall’egittologo tedsco Heinrich Brugsch il quale notò le strane iscrizioni. Tuttavia pensò che fossero geroglifici e non approfondì oltre.
Nel 1877 però Brugsch stava parlando di rune con l’esploratore e linguista Richard Burton e questo gli fece tornare in mente le bende esaminate 18 anni prima: quello che aveva visto non erano iscrizioni di geroglifici.
Si rese conto che il testo riportato potesse essere molto importante e alla fine concluse, sbagliando, che si trattasse del libro dei Morti egiziano tradotto in arabo.
Nel 1891 le bende furono inviate a Vienna dove vennero meglio esaminate da Jacob Krall, un esperto di lingua Copta, il quale pensava che le iscrizioni fossero in lingua copta, libica o caria. Dopo un attento esame si accorse però che si trattava di etrusco.
Ma cosa ci facevano delle bende con iscrizioni etrusche in Egitto?
Ipotesi
Si pensò che la mummia potesse essere quella di una donna Etrusca scappata dalla sua terra per qualche motivo e che finì in Egitto, dove morì e venne sepolta con le bende recanti iscrizioni nella sua lingua.
Si scoprì poi che il testo rappresentato era un calendario religioso e la mummia si trattava in realtà di una donna egizia.
Un papiro ritrovato nel sarcofago la identificava come Nesi-hensu, la moglie di Paher-hensu un sarto di Tebe.
Le bende
Analizzando il testo, grazie alla menzione di alcuni dei, si è giunti alla conclusione che il testo sia stato scritto in una piccola area vicino al lago Trasimeno, culla della civiltà Etrusca.
La tela è datata intorno al 250 a.C ed è composta da 12 colonne, ognuna delle quali rappresentate una sorta di pagina. Purtroppo quasi tutte le prime tre colonne sono mancanti e non si sa come il “libro” cominci. Verso la fine invece il testo è quasi completo.
In tutto ci sono 230 linee di testo con 1200 parole leggibili scritte con inchiostro nero e rosso. La benda invece di essere arrotolata come un papiro veniva piegata di modo che le “pagine” fossero una sopra l’altra.
Nonostante la lingua etrusca sia ancora un grande mistero è stato possibile capire il tema principale delle iscrizioni che si pensa siano un calendario liturgico. E’ dunque tutto qui il mistero, o questa mummia nasconde altri segreti?